MANOVRA:un impianto poco credibile
http://www.ilsussidiario.net/News/Lavoro/2017/11/16/LEGGE-DI-BILANCIO-Lavoro-e-welfare-gli-squilibri-nella-manovra/792676/
ALESSANDRA SERVIDORI
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020. Si tratta di un documento di 489 pagine, l'ho analizzato a fondo per poterlo spiegare ai miei studenti e l'idea che si tratta di una manovra "leggera", come l'ha definita il Ministro Padoan, suona come un eufemismo. Preoccupa non poco l'impianto generale della manovra relativo agli interventi sul lavoro e welfare e lo sbilanciamento tra le voci di spesa. Teniamo conto che, mentre si scrive, ancora in forse sono alcuni provvedimenti in discussione nel maxiemendamento come il super ticket per la sanità.
Quasi un quarto del bilancio va per la previdenza e le politiche di sostegno, poco meno per sanità e scuola. Tredici euro su cento servono per ripagare gli interessi sui debiti, poco più di dieci escono per i servizi generali (in larga parte per la sicurezza e la partecipazione all'Ue). Soltanto settanta centesimi, sempre sui cento euro che escono, tengono insieme le voci cultura, ambiente e qualità della vita e la misura più corposa è legata allo sgravio per l'assunzione stabile che vale solo per i precari. Ovvero per chi - under 35 nel 2018 e poi under 30 dal 2019 - non ha mai avuto un contratto a tempo indeterminato.
Lo sgravio per assumere in pianta stabile i giovani diventa permanente, dal 2018 in poi: uno sconto alle aziende del 50% sui contributi previdenziali per tre anni con tetto a 3mila euro. Si sale al 100% al Sud, nel primo anno. Poi anche qui cala al 50% negli altri due. Resta al 100% per gli apprendisti, l'alternanza scuola-lavoro e gli agricoltori under 40. In totale si calcolano 381 milioni nel 2018 per le attese 423.800 assunzioni a tempo indeterminato.
Sempre alla voce del lavoro, nelle more dell'estensione dell'assegno di ricollocazione ai lavoratori in Cassa integrazione straordinaria, in modo da trovare un nuovo posto prima di essere licenziato, raddoppia il contributo che le aziende pagano in caso di licenziamento, passando da 1.470 a 2.940 euro. Si segnala il tira e molla di bonus: riconfermato quello 18enni per due anni (2018 e 2019), non sono rifinanziati il bonus Stradivari per gli strumenti musicali, gli 80 euro per i militari e il bonus bebè, mentre rimangono il bonus nido e quello mamme e per la prima volta, si prevede un "pacchetto" di misure dedicate esclusivamente allo sport, tra le quali l'istituzione di un fondo ad hoc destinato a tutelare la maternità delle atlete e misure di incentivazione di natura fiscale.
Vengono completamente neutralizzate le clausole di salvaguardia, quindi nel 2018 non ci saranno aumenti delle aliquote dell'Iva e delle accise. E su questo provvedimento molto elettoralistico, c'è da chiedersi se, in un momento di ripresa che va assolutamente sostenuta, con cuneo fiscale elevato e investimenti al minimo, sia davvero la giusta priorità. Per evitare di alzare le aliquote che scatterebbero nel 2018 per il mancato raggiungimento degli obiettivi di risanamento delle finanze pubbliche il conto totale era di 19 miliardi. Tre sono arrivati con la "manovrina" di primavera, uno con il decreto fiscale, mentre i restanti 15 rappresentano il 75% della manovra attualmente in transito. E comunque il problema sarebbe solo rimandato, perché bisognerebbe trovare altri 19 miliardi sia per il 2019 che per il 2020.
Credo che il rilancio degli investimenti pubblici in conto capitale, che hanno un effetto moltiplicatore, sia la priorità vera, ma in questa manovra solo un euro su cinque è destinato allo sviluppo. Troppo poco per sostenere un'economia che è ancora convalescente. Una misura coraggiosa avrebbe credibilità, oltre che verso i mercati e i partner europei, anche nei confronti degli elettori, perché non è vero che le cose serie sono elettoralmente improduttive. Si tratta sia di spostare il carico fiscale da imprese e lavoro alle "cose", sia di liberare risorse che ogni anno potrebbero essere impiegate altrove. Vero è che l'aumento dell'Iva fa lievitare l'inflazione, ma svalutando il nostro enorme debito pubblico (che cresce e su cui paghiamo interessi insostenibili) ora che lo spread è tornato a salire e in previsione della fine delle politiche monetarie ultraespansive della Bce. Inoltre, graverebbe meno sui costi di produzione e dunque sull'export, unico vero traino della nostra economia.