BASTA CON LE BATTAGLIE IDEOLOGICHE E ANDIAMO AVANTI ANCHE CON I CONTRATTI DI ESPANSIONE
Alessandra Servidori BASTA CON LE BATTAGLIE IDEOLOGICHE E ANDIAMO AVANTI ANCHE CON I CONTRATTI DI ESPANSIONE
Non è più tempo per le battaglie ideologiche anzi chi le fa è proprio un irresponsabile. Ho ascoltato con interesse la conferenza di Paolo Gentiloni a Bologna sulla situazione europea e il destino dell’Italia se non andiamo avanti con un processo riformatore tosto . Rischiamo ancora moltissimo perché abbiamo avuto una grande frammentazione con potenziali ripercussioni sulla tenuta di tutto il progetto europeo –Sul recovery se l'Italia non riuscisse a vincere la sfida di mettere a frutto il Next Generation Ue sarebbe un "errore storico". Gli ostacoli dell'utilizzo dei fondi del Next Generation Eu sono diversi da Paese a Paese, l'Italia ha una responsabilità particolare perché ha una somma di circa 200 miliardi di euro da mettere a terra nei prossimi 4 o 5 anni e conoscendo le nostre difficoltà del nostro Paese nell'assorbimento dei fondi europei certamente non è facile. Negli anni 2010 il meccanismo economico europeo si è inceppato e una delle cause è stata l'idea prevalente che dietro la crisi del debito ci fosse l'azzardo morale, la convinzione che fosse necessario imporre austerità e sacrifici per mettere i conti in ordine e far ripartire l'economia. Il risultato è stato di strozzare la crescita, deprimere gli investimenti e rallentare inutilmente il percorso di ripresa. Senza, peraltro, produrre i risultati sperati sul piano del debito. Tra il 2010 e il 2019 il rapporto debito/Pil in paesi come Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia è peggiorato invece di migliorare. E d'altronde, se il denominatore non cresce….. Basta dunque con le battaglie ideologiche sull’omofobia e sul green pass e ancora peggio sul sistema di quiescenza anticipata voluta dal Conte1. Sappiamo dai numeri del fallimento di quella misura che solo il 22% della platea potenziale ne ha usufruito. Ad andare in pensione a 64 anni con 38 anni di contributi non sono state le fasce più basse di lavoratori, per esempio chi faceva lavori usuranti, ma prevalentemente uomini del settore pubblico e con un reddito medio e soprattutto pochissime donne che non arrivano mai a mettere insieme una contribuzione decente. E poi si è rivelata una presa in giro il ricambio generazionale che era stato promesso, perché il tasso di sostituzione non è stato di tre nuovi lavoratori ogni nuovo pensionato, ma nemmeno mezzo posto nuovo (0,40) ogni tre liberati. E diciamocelo che se “quota 100” durasse fino al 2030 come previsto costerebbe 18,8 miliardi, sottratti esattamente ai giovani, oggi i cittadini italiani più fragili come giustamente ci ricorda Veronica de Romanis . Le rigidità della politica elettoralistica è in grande confusione sia a destra che a sinistra e del sindacato miope e addirittura offensivo contro Draghi( Bombardieri che si rifiuta di dargli la mano ) o la leader dei metalmeccanici tale Re David che si chiede perché hanno assalito la cgil (che è contraria anche lei al green pass!) sono la rappresentazione di una sorta di armata brancaleone che ha limitato le mosse giuste del governo che si è limitato a tagliare “quota 100” mettendo “quota 102”, che certo non cambia significativamente le cose, e a promettere che essa durerà solo per il 2022, per poi lasciare spazio ad una riforma vera. Certo bisogna intervenire sulle pensioni in un contesto di generale revisione del welfare (anche per rendere plausibile il rifinanziamento del reddito di cittadinanza,( pare ma non è detto che la macchina dell’Anpal e Inps all’unisono si metta veramente a funzionare )solo se accompagnato da un radicale ripensamento degli strumenti di sostegno ai soggetti veramente falcidiati dalla crisi) e magari da un reinserimento del reddito di inclusione. Per ora ragionevolmente accompagniamo i piccoli passi compreso quella tipologia contrattuale che permette il pensionamento graduale delle persone affiancando loro magari i giovani , il cd contratto di espansione che la legge di conversione del decreto Sostegni bis (D.L. n. 73/2021) ha confermato quale strumento normativo principe per la gestione dei processi di ristrutturazione aziendale e di riqualificazione professionale dei lavoratori da parte delle aziende che occupano almeno 100 dipendenti. La misura consente l’accesso alla cassa integrazione straordinaria e, al contempo, l’accompagnamento all’esodo dei lavoratori prossimi alla pensione. Al fine di sostenere i processi di reindustrializzazione e riorganizzazione, la misura consente di ricorrere al prepensionamento dei lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dal conseguimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata, anche tramite l'accesso alla cassa integrazione straordinaria per quelli che non possono usufruire dello scivolo di 5 anni, unitamente all’avvio di processi di formazione per l’aggiornamento delle competenze dei dipendenti in forza e alla stipula di nuovi contratti a tempo indeterminato.