Voto ma sono delusa,molto delusa.Da tutti
ALESSANDRA SERVIDORI 3 marzo VOTO ma sono molto molto delusa. Da tutti. Sappiamo bene che la campagna elettorale e soprattutto i programmi con i quali si sono presentati sono pieni di impensabili realizzabili obiettivi nella situazione di debito in cui ci ritroviamo e dunque la scelta è tra il meno peggio e per quel che mi riguarda il mio voto al Senato va ad Annamaria Bernini che si è sempre preoccupata delle persone disabili e delle loro famiglie. Una delle poche signore messe in lista che ha competenza oltre che saggezza politica. E dunque per me vale la regola che si votano persone credibili e almeno che godono la nostra fiducia. I partiti hanno fatto a gara a chi promette di più in un clima di assoluta schizofrenia dei candidati a disprezzo delle persone in carne ed ossa che ha reso quelle promesse inutili anzi spesso irritanti controproducenti e indecorose .Il numero delle signore e signori ragazze e ragazzi che NON andranno a votare e dunque si asterranno sarà il segno tangibile che i miei sentimenti sono condivisi ma io esercito il mio diritto di voto e soprattutto non voto scheda bianca perché si rischia che ai seggi i brogli li facciano da padroni e francamente non voglio essere complice di questo meccanismo perverso elettorale. La legge elettorale maledetta non farà raggiungere la maggioranza e si dovrà tornare al voto con Gentiloni e questa compagine diretta sempre dal toscano antipatico e bulimico che predica, agisce e ha agito male non solo sul versante nazionale ma anche europeo. Chi ha massacrato l’antipolitica sono stati prima di tutto i vari persecutori della così detta casta-non esclusi i giornali e i giornalisti di punta- dunque anche una sinistra spaccata e un movimento penta stellato ignorante e incapace di governare la cosa pubblica come si chiede ad una classe dirigente credibile. Applicando dunque la regola della riduzione del danno nel centro-destra io al Senato ho Bernini e lei voto. Avremmo bisogno di stabilità, senza la quale siamo destinati a tornare nel mirino della speculazione finanziaria, che è lì in agguato prontissima a sferrare un nuovo attacco come quello del 2011; la centralità dell’Europa, che non significa esserle subordinati, ma consapevoli che per noi non c’è futuro senza; il sostegno alla ripresa economica in atto, con riforme coraggiose e un intervento strutturale sul debito pubblico; la riforma degli assetti istituzionali mettendo mano alla Costituzione, questa volta seriamente, e quindi attraverso l’unico strumento autorizzato, e cioè un’assemblea Costituente. Il 5 marzo è fondamentale il ruolo del presidente della Repubblica. Se non vincerà nessuno, ci sarà la proclamazione degli eletti, l’iscrizione di ciascuno di loro ai vari gruppi parlamentari sapendo però che potranno trasferirsi da un gruppo all’altro come è sempre dannosamente successo. Dopo la ripartizione effettiva dei seggi, il 23 marzo, le camere si riuniranno per eleggere i rispettivi presidenti. E lì forse si potranno sperimentare le alleanze. Ma sappiamo che stavolta per le elezioni dei due presidenti di Camera e Senato potrebbe anche scatenarsi un disastroso tutti contro tutti non essendoci nessuna maggioranza, le due nomine e la formazione di una maggioranza di governo, potrebbe rivelarsi illusoria. A partire da martedì 3 aprile, dopo Pasqua – cominceranno le consultazioni al Quirinale. Mattarella,dovrà valutare chi, numeri alla mano, è in grado di indicargli una maggioranza (in entrambe le camere) possibile, e di verificare la fondatezza e dare un incarico, che probabilmente sarà solo esplorativo, per massima prudenza e per mantenere al riparo il governo uscente (Gentiloni) nel disbrigo degli affari correnti ( in Germania il governo Merkel è tuttora esecutivo, nonostante si sia votato a settembre). Tuttavia, pur muovendosi rigorosamente lungo i binari costituzionali, il Capo dello Stato,dovrà incoraggiare, senza preclusioni ma con determinazione, la formazione di un governo capace di rispondere alle attese interne e internazionali e di evitare il ritorno subitaneo alle urne, anche con una legge elettorale nuova (che richiede pur sempre una maggioranza che la voti). Sapendo fin d’ora che saranno cinque, le ipotesi di lavoro. Uno: le larghe intese, cioè centro-sinistra più Forza Italia. Due: un esecutivo populista-sovranista, che sommi ai 5stelle Salvini e Meloni. Tre: alleanza antifascista, cioè 5stelle più la sinistra e una parte del Pd. Quattro: governo di unità nazionale, che presuppone l’iniziale chiamata di tutte le forze a farne parte, salvo verifica di chi poi effettivamente ci sta. Cinque: continuazione del governo Gentiloni, con un voto di fiducia che con tutta probabilità si baserebbe sulle astensioni (alla Camera) e sulle assenze dall’aula al Senato (dove l’astensione è equiparata al voto contro).Alla vigilia del voto non ci resta che sperare nel metodo socratico e nel ruolo di Mattarella. Tutto il resto sarà niente.
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