Alessandra Servidori blog startmagazine 11 agosto 2019
Se Borghi presidente della commissione Bilancio insiste per i mini bot ci si può chiedere perché lui, ascoltatissimo da Salvini non ha abbandonato l’idea di uscire dall’euro. Lui e non da solo, ripete che i dogmi di Bruxelles non sono sacri affermando che i vincoli europei vanno rivisti e in caso contrario, l’esito potrebbe essere drammatico. Soprattutto se la Lega dovesse vincere nelle urne al prossimo voto italiano. Del resto nel 2018 su questo specifico punto la Lega ha sempre promesso-senza smentite- che vogliono restare all’interno dell’Unione Europea solo a condizione di ridiscutere tutti i Trattati che pongono vincoli all’esercizio della nostra piena e legittima sovranità, tornando di fatto alla Comunità Economica Europea precedente al Trattato di Maastrich. Borghi ancora oggi insiste affermando che l’euro è la principale causa del nostro declino economico, una moneta disegnata su misura per Germania e multinazionali e contraria alla necessità dell’Italia e della piccola impresa e ripete che si è sempre sempre cercato partner in Europa per avviare un percorso condiviso di uscita concordata e continueranno a farlo come ogni cosa per essere preparati e in sicurezza in modo da gestire da un punto di forza le autonome richieste per un recupero di sovranità. Contrariamente a ciò che proclama la Lega peraltro evidentemente sconfitta a livello europeo dall’esito del voto che ha dimostrato quanto i cittadini europei non si vogliano ritirare in logiche sovraniste e neoloberiste destinate a riprodurre scompensi sociali,si tratta di rafforzare l’approccio comunitario più solidale dell’intergovernativo attraverso un budget comunitario esteso,con una fonte di finanziamento fiscale dell’unione e politiche di investimento con potenzialità redistributive in particolare per sostenere le regioni alla periferia del mercato interno. Anche con le regole attuali la flessibilità nell’ambito del Patto di stabilità e crescita può creare uno spazio fiscale per l’attuazione del rafforzato Patto sociale. Lo spazio europeo non si identifica solo con un ambito di mercato ,ma con un’area di protezione giuridica dei cittadini che è codificata nella Carta dei diritti dell’Unione del 2007 e forte distintivo dell’Unione e ai popoli dei 27 che hanno sottoscritto i patti offre un quadro in cui perseguire nuovi obiettivi e una piattaforma da cui muovere per farlo. Ed è un’Unione nella quale a nessuna nazione è stato chiesto di rinunciare alla propria bandiera e il ritorno a una crescita soddisfacente è la chiave di volta per un clima di fiducia e soprattutto la convinzione che una chiara identificazione di un modello che convogli in via prioritaria l’attività finanziaria e il risparmio verso la crescita reale e verde attraverso una finanza sottoposta a disciplina e responsabilità e riportata alla sua funzione di alimento dell’innovazione e della crescita. Su questi principi di buonsenso si pone il problema della nomina di un commissario italiano che sia competente , ma anche abbia una capacità di dialogo e di mediazione che potrebbe riuscire a superare la dissociazione politica tra europeismo e sovranismo ,facendo l’interesse dell’unione e dell’Italia .Solo dunque una persona ragionevole con il conferimento di un portafoglio che sia di interesse per noi e soprattutto non crei permanenti conflitti e pesanti sospetti sia nell’esecutivo che nelle altre istituzioni europee. Di questo oggi dobbiamo occuparci e non solo degli scompensi politici italiani che comunque hanno già avuto un impatto economico disastroso sia prima della crisi che in queste ore con perdite di risorse notevoli che ingrassano il nostro debito. Al Presidente Mattarella il compito di gestire le sirene contrastanti di guerra e di darci la possibilità attraverso un suo Governo di tentare di ristabilire un minimo di equilibrio pacando le frenesie bulimiche di una crisi che si affronta non correndo al voto con assembramenti ancora una volta precari e dannosi ma con una piattaforma di governo responsabile.