IL PARLAMENTO NON E' LA SUCCURSALE DEI DS
Alessandra Servidori
Verso un vergognoso voto ideologico. IL PARLAMENTO non è la succursale dei DS
Questo parlamento , che non mi rappresenta se non in minima parte, sta compiendo una forzatura ideologica devastante approvando una legge che viola i diritti dei bambini. Apprezzo le parole del cardinale Bagnasco disapprovo le parole della Presidente Boldrini, ritengo brutale e arrogante il voto all’unanimità dell’assemblea dei DS sulla blindatura del testo Cirinnà : dietro le bandiere dei diritti si consuma una speculazione sui bambini che viene persino evidenziata da chi,omosessuale come Jean Pier Delaume Myard ,difende con ragionevole forza e senza esibizione farneticante la sua omosessualità , anche come componente dell’Associazione Manif Pour Tous. Delaume afferma,in un libro che rappresenta una inusuale e coraggiosa testimonianza, di aver fatto la scelta di vivere in coppia, eppure è contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso, non per motivi di unione tra due persone che si amano, ma per il problema fondamentale del bambino e del suo diritto ad avere un padre, una madre e dei nonni. E soprattutto dichiara che sono molti gli omosessuali che non provano alcun desiderio di sposarsi e ancor meno di avere un bambino. Soprattutto da giovane all’idea di avere un bambino per potergli trasmettere amore, un patrimonio, uno status sociale si è contrapposta la realtà della filiazione. Quali sarebbero stati i riferimenti di questo bambino, il suo non-rapporto con la madre,perché una coppia omosessuale maschile non può che comprarsi un bambino venduto e il bambino non può crescere e vivere con la madre vera e propria. Libertà, uguaglianza, fraternità, sicuramente ma prima di tutto per il bambino di crescere con un padre e una madre. I bambini non sono un diritto non sono oggetti. Il matrimonio per tutti e le sue conseguenze sul nostro avvenire comune è la realtà sulla quale ognuno è chiamato ad esprimersi liberamente e senza imporre ad altri scelte demagogiche vincolanti . La richiesta di uguaglianza della legge in discussione vuole decostruire le basi antropologiche, finora fondamento della società, per ricostruirle su basi che intendono un diritto non più orientato alla lettura del reale, ma come strumento per trasformare la realtà; che giunge a considerare diritti dei meri desideri. Il disegno di legge sulle unioni civili omosessuali risponde a un desiderio emulativo nei confronti delle coppie eterosessuali. I rapporti omosessuali ed eterosessuali, però, sono antropologicamente diversi e il diritto dovrebbe tenerne conto. Il diritto, infatti, tutela interessi sociali, non rapporti affettivi, altrimenti tutti i legami di amicizia dovrebbero essere legittimamente tutelati dall’ordinamento giuridico. Il vincolo matrimoniale è storicamente tutelato perché funzionale all’ordine delle generazioni. La vera ragione per cui il nostro ordinamento giuridico dà rilevanza al matrimonio, non è per il fatto che due persone provino affetto l’una per l’altra, ma perché un’unione matrimoniale è potenzialmente feconda e crea un sistema di educazione e inserimento sociale delle nuove generazioni. La tutela giuridica di cui godono le coppie coniugate a differenza delle unioni omosessuali non può essere considerata una discriminazione, in quanto le due fattispecie rispondono a due situazioni differenti, che non possono essere trattate in egual modo, pena il commettere una profonda ingiustizia nei confronti dell’unica famiglia riconosciuta dal nostro ordinamento giuridico.