Legge elettorale : rose con molte spine
Alessandra Servidori . Rose con molte spine : un testo da maneggiare con precauzione.
24 settembre 2017
Per cercare di capire la proposta di legge elettorale depositata .La Commissione Affari Costituzionali della Camera voterà martedì prossimo per l’adozione del nuovo testo base della legge elettorale presentato dal relatore Fiano,il giorno successivo, mercoledì 27 alle 17, è stato fissato il termine per presentare gli emendamenti. La proposta di riforma è identica per le 2 Camere.
L’articolo 1 si riferisce alla Camera dei deputati. L’elettore dà un voto unico che vale per una lista proporzionale bloccata corta in una circoscrizione plurinominale e per il candidato nel collegio uninominale. Se più liste sono collegate in una coalizione ad un medesimo candidato uninominale e l’elettore vota solo il candidato nel collegio, i voti così espressi sono spalmati pro quota tra le liste proporzionali secondo le opzioni già espresse dagli altri elettori (ad es. se 9 elettori votano solo il candidato e ci sono due liste collegate, di cui la prima col doppio dei voti della seconda, 6 voti si spalmano sulla prima e 3 sulla seconda). Le coalizioni devono essere omogenee sul piano nazionale. Nei 232 collegi (225 in 18 regioni, 1 in Val d’Aosta e 6 in Trentino Alto Adige) è eletto il candidato che arriva primo. 12 sono eletti come sempre nei collegi esteri. I restanti 386 seggi sono attribuiti con la proporzionale, metodo del quoziente: gli sbarramenti sono del 10% per le coalizioni e del 3% per le liste, nonché del 20% regionale (o due collegi vinti) per le liste delle minoranze linguistiche.
L’articolo 2 stabilisce un identico sistema per il Senato, dove i collegi saranno 109 (102 in 18 regioni, 1 in Val d’Aosta e 6 in Trentino Alto Adige). 6 sono gli eletti all’estero. I restanti 200 sono eletti con la proporzionale.
L’articolo 3 dà una rapida delega per il ritaglio di collegi e circoscrizioni.
Dal punto di vista della rappresentanza il sistema sarebbe migliorativo perché adotterebbe le soluzioni europee (liste bloccate corte e collegi uninominali maggioritari) invece dell’anomalia italiana, tra le grandi democrazie, del voto di preferenza. Nel nuovo testo sono presenti quote di genere. In ogni coalizione nessuno dei due generi può superare la quota del 60% nei collegi uninominali a livello nazionale. La stessa quota è prevista per i partiti per ciò che riguarda i nomi dei listini proporzionali. Il punto positivo è che se passasse la riforma avremmo norme di garanzia di genere anche al Senato, mentre mancano nel testo ora vigente. Il vero problema è però che nei collegi maggioritari uninominali e nei listini bloccati nel proporzionale il 40/60 non garantisce: alle donne potrebbero essere assegnati solo collegi dati per perdenti e nel listino le candidate potrebbero finire in coda. La proposta lascia carta bianca ai partiti nella “nomina” di quelli che dovrebbero essere democraticamente eletti per rappresentare il Paese e dal punto di vista della governabilità i problemi rimarrebbero poiché se le opzioni degli elettori restano frammentate, senza una lista o coalizione che superi il 40%, dalle urne non uscirà nessun vincitore e si cercherà di comporre difficili coalizioni post-elettorali con ruolo rilevante della Presidenza della Repubblica. L’unica differenza è che si inserisce un limitato correttivo maggioritario legato ai collegi, mentre nelle leggi vigenti la disproporzionalità era solo dovuta allo sbarramento e alla soglia del 40%, difficilmente raggiungibile, per accedere al premio alla Camera.
Sono sparite le preferenze dal testo e sono 173 i giorni che mancano alla scadenza naturale della legislatura(15 marzo 2018). Sulle possibilità che venga approvata si hanno molti dubbi .