DIMISSIONI LAVORATRICI FANTASMA
Con una laconica comunicazione alle consigliere territoriali di parità il Ministero del lavoro ha disposto il rinvio sine die della presentazione della Relazione annuale sulle Convalide delle dimissioni consensuali delle lavoratrici madri e lavoratori padri (di cui all’art 55 del dgls n.151720019 per l’anno 2014). Come è noto,la relazione, curata dalla Divisione generale Attività ispettiva e dalla Consigliera Nazionale di parità (chi scrive dunque fino al 20 marzo 2015 a mandato scaduto) viene predisposta allo scopo di monitorare l’efficacia delle misure legislative rivolte a contrastare l’odioso fenomeno delle “dimissioni in bianco” ovvero dei comportamenti scorretti e gravemente lesivi delle tutele in vigore per la maternità e paternità attraverso i quali i datori di lavoro disonesti si liberano soprattutto di lavoratrici divenute “scomode”, quando diventano madri. Dati anche recenti dimostrano che vi è una forte crisi della natalità – nonostante l’apporto proveniente dalle straniere - e che è quidi decisivo riuscire a conciliare la maternità e la paternità con la possibilità di non dover rinunciare al lavoro.
Da alcune legislature si rincorrono leggi che intendono contrastare questo fenomeno (da ultima la legge n.92 del 2012 di Fornero, ma anche nel Jobs Act Poletti vive la norma di legge delega in materia) sottoponendo a procedura amministrativa, rivolta ad accertare la libertà e l’autonomia, l’atto negoziale delle dimissioni (ovvero il rapporto di lavoro delle lavoratrici e lavoratori). Essendo in condizioni di anticipare alcuni dati del monitoraggio dell’anno 2014 possiamo altresì trarre alcune considerazioni su cui riflettere. In estrema sintesi risulta che la procedura funziona, nel senso che viene puntualmente eseguita a tappeto e non a campione, ma l’aver reso più complicato dimettersi (anche a costo di “colpirne cento per punirne uno” ovvero di sottoporre tutti i datori di lavoro ad una procedura democratica) non risolve il problema di fondo: le donne non sono in grado una volta divenute madri, di rimanere al lavoro e contemporaneamente provvedere alla cura dei figli. Infatti nel 2014, il numero complessivo delle dimissioni/risoluzioni consensuali convalidate dalla Direzioni del lavoro territoriali e quindi avvenute in sede “protetta” è stato pari a 26.333 con un incremento dell’11/27% sul 2013. Nella maggior parte dei casi -22.489 le dimissioni/risoluzioni hanno interessato le madri lavoratrici, mentre il numero dei padri è molto basso, 3.853. A prova del fatto che, in media, è la ex lavoratrice a rinunciare al lavoro per accudire i figli. Infatti le dimissioni delle madri sono in crescita di circa il 5,6% rispetto al 2013. Nel 2014 tuttavia pur essendo nettamente inferiori anche le dimissioni dei padri sono cresciute + 62% rispetto al 2013. Poi teniamo conto che noi incrociando i dati ISTAT e i DATI SULLE COMUNICAZIONI OBBLIGATORIE il problema del lavoro femminile rimane una delle priorità che non riusciamo a sviluppare e sostenere rimanendo uno dei paesi europei fanalino di coda delle graduatorie. Quindi a fronte di un primo risultato che è evidente, ossia che donne e uomini italiani che lavorano fanno sempre più ricorso alle procedure previste, aumentano però in contemporanea il numero delle persone che scelgono di lasciare il lavoro. Che sia per questi dati poco brillanti che è maturata la decisione di rinviare la presentazione del Rapporto 2014? Quanto alla prospettiva c’è poco da aspettarsi dal decreto sulla conciliazione a causa del carattere di sperimentalità e della scarsa, scarsissima allocazione delle risorse.
Alessandra Servidori - 2015-05-30