I socialisti per il No al referendum
E ALLORA NO anche come socialista
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TUTTEPERITALIA ha il suo di manifesto ma aderisco come socialista
È una sorta di vulnus costituzionale la contestualità delle elezioni regionali e comunali con il referendum sul taglio dei parlamentari.
L’unica via per un approccio riformista al tema dell’organizzazione più innovativa ed efficace dei lavori parlamentari è quello che porta al passaggio verso il monocameralismo, con il trapasso di tutti i poteri alla Camera dei Deputati e con la eventuale formazione di un Senato delle Regioni sul modello tedesco. Questa è l’unica via razionale e non anti parlamentare che può portare anche a una qualche diminuzione del numero di parlamentari, problema che, peraltro, non riveste alcuna importanza dal punto di vista istituzionale, politico men che meno da quello del costo economico.
La riduzione tout court del numero dei parlamentari si colloca, al contrario, lungo la via reazionaria e antiparlamentare secondo la quale per ridurre la spesa pubblica bisogna liberarsi di un certo numero di quei “parassiti” per definizione che sono i deputati e i senatori.
Questa linea illiberale che ha in se’ l’indebolimento dello Stato di diritto e, di conseguenza, un anticostituzionalismo strisciante, è quella che in passato ha portato alla eliminazione della immunità parlamentare, alla fine di ogni forma di finanziamento pubblico ai partiti, alla sforbiciata illegittima dei vitalizi intesa come punizione nei confronti di tutti coloro i quali sono stati titolari di questa “infame” elezione nei decenni passati.
Non interessa affatto ai 5S, - ammantati della cosiddetta democrazia diretta tramite la piattaforma Rousseau e obnubilati dalle fumisterie tra cui la decrescita felice -, che il taglio penalizza ultra misura interi territori - in special modo le piccole Regioni del Mezzogiorno - che non verranno più rappresentati, che il lavoro di molte commissioni parlamentari diventerà impossibile, che, al di là di qualunque legge elettorale, peraltro finora neanche abbozzata, ci sarà un effetto ultra maggioritario per cui le Camere, in formato ridotto di nominati dalle segreterie dei partiti, sarà anche ristretto nell’ambito di pochissime forze politiche. Con questo taglio di parlamentari diminuirà il pluralismo politico e culturale, arrivando alla desertificazione della vita politica e legislativa, con buona pace dei 5S.
In ultima analisi, la democrazia parlamentare subirà un processo involutivo verso la democratura, che comporterà un allargamento della forbice tra Paese legale e Paese reale.
Rispetto a tutto ciò è incredibile che il PD sia passato da 3 NO contro il taglio a un 1 SI favorevole alla riduzione senza senso. Se questa scelta fosse confermata, il PD rinnegherebbe tutta una storia politica e culturale dei post comunisti e post democristiani fondata sulla centralità del Parlamento, sulla democrazia rappresentativa, sul rispetto del pluralismo, sulla Costituzione repubblicana, decantata da molti “chierici” del cote’ PD “come la più bella del mondo”. Ultimamente, ad onor del vero, sta venendo fuori una componente interna critica che si è allacciata a quei pochi parlamentari riformisti che hanno collaborato in modo trasversale per indire il referendum contro i tagli e per ridimensionare le velleità populiste dei 5S.
Salutiamo positivamente il fatto che Forza Italia, che ha una cultura liberale, voti per il NO.
Il problema è di fare una scelta netta o per il SI o per il NO perché la libertà di voto è solo un escamotage per non assumere una posizione e non si misura con l’incombente crisi della democrazia nel nostro paese.
Per queste ragioni i sottoscritti votano NO, invitano i cittadini a fare altrettanto, indipendentemente dalla loro collocazione politica, indipendentemente dal fatto che sono a favore o contro l’attuale governo.