Social vigliaccamente predatori
Alessandra Servidori
Considerazioni lucide sull’era del social e buone vacanze, senza.
Trovo ormai delirante l’uso sfrenato dei social e mi riprometto di fare scuola ai miei studenti i quali per studiare il diritto del lavoro devono usare bene la ricerca scientifica e non abusare di internet. Mi rendo conto che bisogna aiutare soprattutto i giovani a prender in considerazione la percezione che hanno dei rischi collegati all’utilizzo di Internet e dei social network. Infatti si forma una gerarchia che mette in luce alcuni aspetti pericolosi: pur essendo rilevanti le notizie relative alla violenza, all’odio e ad atteggiamenti bulleschi di questo genere,parlando sempre con i miei studenti non sono ritenuti importanti ma comunque capiscono che inducono a emulazione. Per esempio è necessario allertare sulla navigazione in rete di furti e delle truffe , così come la lesione della privacy ,le false informazioni; emergono, poi, degli aspetti legati alla persona, al suo vivere in relazione problematica con la frequentazione della rete (dipendenza, pedofilia, distacco dalla realtà, isolamento). L’opinione pubblica deve imparare a identificare la vera un’opportunità, una possibile sfida, un problema concreto. Vero è che i social consentono a tutti di esprimersi, sono un’informazione ma non sempre libera e indipendente, e sono anche uno strumento per l’aggiornamento. Vi è una criticità evidente che è quella del saper utilizzare lo strumento da un lato e quella della libertà di espressione,nel senso della maturazione nel misurarsi con una novità così impegnativa e potente perché molti miei studenti –per fortuna- ne vedono i problemi: sfogatoio, megafono di bufale, strumento di propaganda. I due temi della violenza e delle falsificazioni sono i più importanti perché vero è che l’aggressività e la violenza verbale sono sempre esistite ma operavano in ambiti ristretti o non avevano un’amplificazione consistente,ma vero è che vi è una responsabilità dei nuovi mezzi di comunicazione dai quali ci si deve difendere anche attraverso la denuncia penale. L’odio in rete è pervasivo e antidemocratico perché non accetta la diversità di opinioni e va oltre volgarmente la polemica ma io non transigo e a chi mi rivolge volgarità e insulti rispondo con la querela. I millennials e gli utenti intensivi vivono i social di più come nuove opportunità, ma in parte si trovano anche a giustificare più degli altri le dinamiche di hate speech, ravvisando una continuità con ciò che è sempre successo fuori dalla rete .Comunque ai miei studenti nell’insieme appare chiara la ripulsa di fondo delle dinamiche di odio innescate sui social media e nel rifiuto di quanto sta accadendo motivato da sensazioni quali fastidio, rabbia, tristezza e delusione, asprezza,e una sensazione di sorpresa negativa rispetto o a un mondo ritenuto di grande valore potenziale. Con i miei studenti è importante osservare gli argomenti e le persone che suscitano maggiormente il lancio di campagne di odio sui social network e, in generale, sulla rete. Come temi più caldi troviamo: • politica e l’economia • immigrazione • sesso e le relazioni di coppia Ciò a riprova di come in questi spazi le dimensioni pubblica e privata si compenetrano; anche le questioni personali divengono oggetto di confronto e scontro anche aspro sulla pubblica piazza. Per quanto riguarda le categorie più colpite dal fenomeno si osserva una maggior diversificazione, con prevalenza di: • migranti; • politicici • gay • donne • minoranze . Scelte e opzioni diverse, interessi spesso contrapposti che dall’acrimonia giungono alla violenza verbale estrema. Si coglie così l’emergere di tutto il conformismo, l’ignoranza e anche la paura che trova cassa di risonanza, spesso estremizzandosi, tra le maglie dei social. Bisogna segnalare i contenuti offensivi ai gestori dei siti o dei social network e isolare gli autori per frenare lo scivolamento in atto .Non si riesce infatti a interloquire, abbassare i toni o pacificare gli animi perché l’ anonimato e la virtualità sono i precursori responsabili principali dunque gli utenti frustrati insieme ai gestori e l’economia della rete. Anonimato e ‘virtualità’ favoriscono le dinamiche di odio in rete e anche delle false notizie. I pascoli più rigogliosi per le bufale sono riconosciuti nella politica e nell’economia, anche l’interesse e la vastità degli argomenti che li caratterizzano. Vengono, poi, i diversi aspetti in cui si estrinseca la vita sociale: l’emigrazione, la cronaca, lo star system . E’ un passaggio a un nuovo paradigma comunicativo: e dunque una nuova realtà a cui fare fronte. Il contrasto, ritenuto necessario e urgente, dovrà passare dall’educazione degli utenti e, più in generale, dall’educazione al rispetto degli altri; un compito lungo, dunque e contemporaneamente bisogna porre in moto le funzioni ‘censorie’ della responsabilità dei gestori e delle istituzioni nazionali ne sovranazionali .La violenza e le falsità provocano rabbia tristezza delusione e fastidio con reazioni indignate . Ecco appunto dobbiamo andare oltre e saperci difendere da questi meccanismi vigliaccamente predatori.