CALENDA e la mancanza di un Piano Industriale
Alessandra Servidori
Le news del Ministro Calenda, titolare del dicastero Sviluppo Economico, non sono solo poco lungimiranti, ma addirittura quasi goliardiche. In Italia è da parecchi decenni che manca un vero e proprio piano di politica industriale tanto che lo sciacallaggio a cui stiamo assistendo dei nostri gioielli di famiglia è un grido di dolore che suona come una campana a morte .E suona sordida anche di più dopo le idee del ministro giovanotto che ha rimpiazzato Federica Guidi, scaraventata giù da un treno a vapore. Va’ di moda il populismo e il Calenda lo agita come una mazza contro “il sistema” senza affrontare il vero problema di sostanza della balbettante politica economica nostrana senza proposte che facciano respirare il grande malato paese/italia. Ci stanno ,e già da tempo,salassando ,depredando dei nostri marchi che hanno fatto grande l’italia nel mondo, ma non per colpa degli stranieri, ma per colpa nostra e di chi ha ceduto, senza nessuna strategia di ripresa in mente. Quando siamo entrati nell’euro,abbiamo “perso “ Finsider,Cirio, Montedison,Italtel,e poi nel declino inarrestabile Parmalat e il polo farmaceutico, e poi il polo alimentare ,ora siamo sotto i forconi di Mediaset e di MPS : una vergogna sotto gli occhi di tutti con il pericolo ormai molto concreto che monopoli dei servizi di telefonia e di informazione,nonché l’intero sistema bancario sia risucchiato dagli “ingordi stranieri”. La ricapitalizzazione delle banche infatti non è solo un problema di regole europee: Unicredit ha un aumento di capitale coatto di 13 miliardi entro il primo trimestre del 2017 con 14 mila esuberi da effettuare entro il 2019 e non saranno i risparmatiori che investiranno perché gli italiani oggi non hanno più fiducia in un sistema che chiama Banca d’Italia la cassaforte di banche private. E soprattutto con una Cassa depositi Prestiti che sembra la coperta di Linus nostrana : l’hanno messa a bada di tutto e di troppo, grazie anche all’insipienza del giovane toscano, che hainoi! Ha sbagliato sia nella Rete delle popolari, sia nelle ormai disgraziate povere 4 che hanno massacrato i loro risparmiatori e non pagheranno dazio. . Non si ristruttura l’economia nazionale chiedendo la massima libertà all’europa rispetto al deficit entro il tetto del 3% ma noi dobbiamo contenere il deficit e chiudere i rubinetti della spesa pubblica e ciò è valido soprattutto per MPS e le altre banche che hanno sperperato il danaro di italiani onesti e generosi. Troppo.