Per Marco : sempre con lui e le sue idee
UNIBO PER MARCO 19 anni senza di lui ma sempre con lui
Domani ricorre il 19esimo anniversario dalla morte del giuslavorista Marco Biagi, assassinato da un commando di terroristi delle Nuove Brigate rosse sul portone di casa, in via Valdonica. Diverse le iniziative della città di Bologna per ricordarlo. Alle 19:30 alle 20:10 – l’ora in cui Biagi fu freddato – in diretta sulla pagina Facebook delle Acli di Bologna si svolgerà l’iniziativa “una Candela per Biagi”. Parteciperanno Chiara Pazzagli e Filippo Diaco, presidente e vicepresidente delle Acli di Bologna, e Lorenzo Biagi, figlio del giurista. «Abbiamo lanciato questa iniziativa perché non possiamo dimenticare il barbaro omicidio avvenuto 19 anni fa. Chiunque a quell’ora può accendere una candela per Marco Biagi», spiega Chiara Pazzagli. Domani, alle 12:30, nella piazzetta a lui intitolata, il sindaco Virginio Merola deporrà una corona di fiori. Alle 18:30 di domani sarà celebrata la messa nella chiesa San Martino.
Un ricordo di Marco Biagi da parte di Alessandra Servidori, docente, editorialista,già consigliera nazionale di Parità presso il Ministero del lavoro e sua amica.
A distanza di 19 anni, le idee di Biagi sono ancora attuali?
«Senza dubbio. Un esempio sono tre punti della Legge Biagi ancora validissimi: l’integrazione tra pubblico e privato sull’offerta e domanda di lavoro, che supera la selezione affidata solo ai centri dell’impiego, il placement universitario con l’obiettivo di facilitare l’inserimento dello studente nel mercato del lavoro e l’introduzione del part-time rivolto in un primo momento ai lavoratori affetti da patologie oncologiche o invalidanti».
Per quali aspetti il pensiero di Biagi è stato lungimirante?
«Per la concezione flessibile del lavoro, per l’innovazione nelle tipologie contrattuali, per la sua preoccupazione e attenzione nei confronti dell’occupazione femminile, per i temi di sicurezza sul posto del lavoro e i rapporti con le parti sociali. E ancora per la sua visione internazionale. I lavoratori erano al centro del suo pensiero».
Per molti, però, le sue posizioni rappresentarono un tentativo per ridurre le tutele dei lavoratori. Cofferati definì "limaccioso" il suo Libro bianco sul mercato del lavoro.
«Sì, queste interpretazioni hanno contribuito ad armare le posizioni più radicali. Cofferati ha avuto delle colpe che non si dimenticano. Dopo quell’episodio io ho strappato la tessera del sindacato».
La pandemia ha stravolto il mercato del lavoro. Cosa avrebbe fatto Biagi?
«Se Marco fosse ancora con noi, sono sicura che si sarebbe battuto per regolare immediatamente lo smart working, per proteggere il “diritto alla disconnessione" e per valutare i lavoratori in base agli obiettivi raggiunti».
Qual è l’eredità del “Libro bianco”?
«Il Libro bianco è stato l’inizio di un percorso di ammodernamento del diritto del lavoro, con dei cambiamenti tali che hanno spaventato i conservatori. Marco Biagi è stato lasciato solo, ripeto solo, dalle istituzioni e questo non si dimentica. Ancora oggi sul web ci sono dei commenti terribili nei suoi confronti. Nel momento di difficoltà sociale in cui siamo, dobbiamo difende il lavoro di Marco ma anche rilanciarlo».
Chi era per lei Marco Biagi?
«Era un amico, un amico del cuore. Da ragazzini eravamo entrambi socialisti riformisti e frequentavamo la federazione del partito Socialista. Eravamo uniti dalla stessa passione politica. Da lui ho imparato molto. Era un compagno di viaggio, un maestro per me, per gli studenti e per chi ha il coraggio di portare avanti le sue idee senza avere paure delle minacce che continuano ad arrivare. L’idea non si ammazza».