Se nel tritacarne politico entra la violenza e non solo quella sulle donne…
Alessandra Servidori
Se nel tritacarne politico entra la violenza e non solo quella sulle donne…..
- Tempi durissimi per il merito dei problemi. Parliamo di violenza e di risorse e bisogna essere informati su chi deve fare che cosa. La settimana scorsa è stata resa nota la notizia che la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha pesantemente condannato l'Italia per PER LA MANCATA TUTELA DELLE VITTIME DI VIOLENZA DOMESTICA E DI GENERE ed è la prima per un reato di violenza domestica in Italia,in base al mancato adempimento degli obblighi procedurali, dai quali discende il dovere per le autorità pubbliche di instaurare un procedimento penale effettivo e tempestivo anche in base alla violazione da parte dell’Italia degli art. 2, 3 e 8 della Convenzione (CEDU),che abbiamo sottoscritto nel ben lontano 1970. Così come abbiamo sottoscritto e finanziato - la Convenzione del Consiglio d’Europa firmata a Istambul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul nel 2013). Il 6 febbraio 2013 anche noi ovviamente abbiamo aderito quando è stata inoltre adottata a Strasburgo una risoluzione (2012/2922(RSP) che affronta il problema della violenza di genere in un’ottica ampia, non solo limitata alle situazioni di conflitto, partendo dalla constatazione che la violenza contro le donne persiste in tutti i paesi del mondo come la violazione più diffusa dei diritti umani. Siamo ben consapevoli che rappresenta uno dei principali ostacoli al conseguimento della parità di genere e dell'emancipazione femminile, interessa donne e ragazze di tutti paesi del mondo indipendentemente da fattori quali l'età, la classe sociale o la situazione economica, danneggia le famiglie e le comunità, con notevoli costi economici e sociali, e compromette la crescita economica e lo sviluppo. Sappiamo bene che il 23 novembre anche quest’anno anche in base a questi importanti atti si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si prefigura , a ridosso delle elezioni una battaglia molto sanguinosa. Anche perché sempre in questi giorni il risultato che emerge dall’analisi del gendere equality index 2017 di Eige sulla parità di genere in Italia rispetto all’Europa in materia di lavoro economia e stato sociale non è positivo e anche questo è un aspetto della violenza. Vero è che nonostante la presenza di numerosi strumenti giuridici a livello globale, regionale e nazionale, la vera sfida resta quella di garantire l’implementazione di tale corpus normativo, ad oggi ancora minacciata da un persistente limitato accesso delle donne , dei minori, dei diversamente abili ai meccanismi della giustizia, che pregiudica in molti casi l’effettivo perseguimento del reato; a ciò si somma tuttora una scarsa attenzione nei confronti delle necessarie azioni di prevenzione della violenza stessa, con l’attacco alle cause profonde che la determinano. Come Italia abbiamo aderito ad altre due importanti iniziative. Nel luglio del 2010 è stato creato un nuovo organismo delle Nazioni Unite con lo scopo di favorire uguaglianza di genere e empowerment femminile, UN Women, istituito proprio per fare fronte alle numerose sfide da affrontare a livello globale, regionale e locale .Inoltre aderiamo all’’UN Trust Fund to End Violence Against Women (UN Trust Fund) che è un meccanismo di finanziamento internazionale esclusivamente dedicato alla lotta alla violenza di genere in tutte le sue forme. Esso supporta iniziative miranti soprattutto a favorire l’empowerment economico e sociale dei gruppi maggiormente a rischio di violenza (minorenni, donne appartenenti a comunità indigene, diversamente abili) prevedendo anche un supporto legale, sanitario e psicologico alle donne vittime di abusi e il coinvolgimento di gruppi strategicamente rilevanti - giovani, uomini e ragazzi, leader tradizionali e religiosi) - nello sforzo comune volto alla prevenzione ed alla lotta alla violenza, anche mediante azioni di supporto all’implementazione delle normative e dei piani di azione esistenti sul tema nei vari paesi.. Tutti questi atti richiedono alle parti contraenti di incoraggiare attivamente l’attività sostenendo le istituzioni e le organizzazioni non solo mediante l’inserimento all’interno di politiche e strategie integrate, ma anche prevedendo risorse ad hoc a loro destinate per supportarle nella loro attività.
- Ecco su questo versante il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio,il Ministro competente insieme ad altri ministeri (lavoro, economia,mef,pubblica amministrazione) dovrebbero far sapere i provvedimenti assunti e le risorse stanziate in base alle funzioni a cui sono preposti ,rappresentate dal coordinamento delle iniziative normative e amministrative in tutte le materie collegate alla progettazione e alla attuazione delle politiche delle pari opportunità e alle risorse concretamente stanziate e utilizzate. Come sono raccolte e organizzate le informazioni, nonché la promozione e il coordinamento delle attività, di verifica, di controllo, di formazione e informazione nel campo delle pari opportunità,delle iniziative di studio e di elaborazione progettuali delle problematiche inerenti alle pari opportunità. La definizione di nuove politiche di intervento, di studio e promozione di progetti ed iniziative, se funziona il coordinamento delle iniziative delle amministrazioni e degli enti pubblici sottoposti nelle materie delle pari opportunità e anche le risorse stanziate per le attività produttive rivolte alle donne giovani e adulte. Per esempio il monitoraggio nella Pubblica amministrazione delle relazioni annuali delle aziende per l’applicazione della direttiva sulle azioni positive ( relazione ferma al 2013) o il Rapporto annuale sul funzionamento dei Cug (Comitati unici di garanzia) o le risorse per i Punti d’ascolto territoriali contro la violenza,i progetti finanziati tranne i fondi comunitari e quelli regionali per il sostegno all’imprenditoria. In buona sostanza i presidi del potere per le politiche di pari opportunità a cominciare dal ministro e dal dipartimento organizzati per uffici (Ufficio per gli affari generali, internazionali e gli interventi in campo sociale- Servizio per gli Affari generali e sociali- Ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità-Servizio per le pari opportunità e gli interventi strategici- Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza e sull'origine etnica -UNAR- Servizio per la tutela della parità di trattamento-Servizio studi, ricerche e relazioni istituzionali) sarebbe bene sapere cosa fanno e quante risorse hanno a disposizione.