Ottaviano Del Turco ci manca molto
Alessandra Servidori
Un mese che Ottaviano del Turco non è più con noi e sono grata al giornale Start Magazin che mi offre l’opportunità di ricordare un amico vero conosciuto da pochi come persona perché intimamente riservato. Ottaviano se n’è andato dopo una vita impegnata vissuta da autodidatta perché non era certo cresciuto a nessuna scuola politica venendo da quel paese abruzzese che lui amava e che lo ha accolto sempre nel trionfo e nel dolore. Infatti lui aveva frequentato le scuole fino alla terza media e poi da buon socialista era cresciuto dentro e in mezzo alle sedi periferiche di partito con una intelligenza e una volontà che i libri ritengono appartenere solo ai grandi leader che comunque hanno frequentato scuole prestigiose. Lui rappresentava il valore della politica socialista creativa con una capacità di generare innovazione studiando le vicende e la storia del partito e contemporaneamente ricombinando attualizzandole in maniera originale elementi già conosciuti e attualizzandoli con idealismo e anticonformismo. Ottaviano aveva la memoria, la capacità di affrontare e risolvere i problemi,la velocità dell’apprendimento e l’elaborazione di nuove strategie politiche restituendo ai compagni e compagne socialiste – e non solo-quella forza che ci consentiva di esprimerci con pari dignità nel mondo sindacale,istituzionale politico in un rapporto privilegiato sistematico tra noi e lui con la sua tenacia. Un’amicizia molto forte che si è creata negli anni dell’esperienza in cgil che si è consolidata nella comprensione naturale delle sue intuizioni quando affrontò per primo il tema dell’occupazione in termini non solo di quantità di lavoro e considerando anche la qualità del lavoro cioè l’adeguatezza e l’equità del sistema sociale e contrattuale con il coraggio di sostenere il famoso accordo di San Valentino che portò ad uno scontro micidiale tra socialisti e cd “cumunisti” nel ventre del sindacato il cui capo era Trentin e Ottaviano il suo braccio destro. Poi per lui Capo della commissione anti mafia e prima ancora il tentativo generoso di salvare ciò che si poteva nel partito socialista massacrato,il lodevole percorso come governatore della sua Regione rinata con iniziative coraggiose,fino a che la violenza e le menzogne di una magistratura e di un partito settario che non lo aveva mai accettato perché troppo autorevole e libero da compromessi, soprattutto onesto, che lo hanno trascinato in vicende vergognose e falsità ignobili. La mia amicizia con Ottaviano è stata entusiasmante e sono grata dei momenti trascorsi e delle affettuosità che mi ricordano tempi di una maturità politica irripetibili. Quando mi telefonò per dirmi che era stata una genialità l’iniziativa che avevamo assunto con un’altra compagna di Roma Fiorella, dopo la strage dei bimbi di Beslan nell’accendere alla finestra una candela per quella vigliaccata consumata già da allora da Putin, o il suo entusiasmo quando con Giuliano apprezzavano le lasagne di mia madre,il suo talento creativo quando inventò ancora l’attuale quadratino rosso simbolo del sindacato di maggioranza, o mi segnalava la sua partecipazione a varie mostre che coincidevano nell’area emiliana ,o il suo disegno di testa di cinghiale che mi dedicò siglandolo come mio ammiratore chiamandomi Sandra. Ecco momenti di grande amicizia vissuta insieme a Giuliano anche nella sua Collelongo,nei palazzi romani, in una complicità che si trova raramente negli ambienti che frequentavamo tutti e tre. Lui ci manca molto.