Un 8 marzo di ricostruzione ?Non ancora
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Alessandra Servidori 8 marzo di ricostruzione ?Non ancora
Questo 8 marzo 2021 durante la tempesta del Covid in corso è ancora più inesorabile per le donne e mentre in Francia la ricerca della nuova Marianna alleggerisce la tensione , la perdita di posti di lavoro e i picchi di violenza domestica colpiscono ancora più duramente le italiane.
Durante la prima ondata di pandemia, l'occupazione femminile si è ridotta di 2,2 milioni in tutta l'UE. Le donne che lavoravano nel commercio al dettaglio, nell'alloggio, nell'assistenza residenziale, nel lavoro domestico e nella produzione di abbigliamento hanno subito pesanti perdite di posti di lavoro. Rappresentano la maggior parte della forza lavoro in questi settori e il 40 per cento di tutti i posti di lavoro persi dalle donne durante la crisi erano in queste professioni. La grave perdita di posti di lavoro nelle professioni dominate dalle donne in Italia è parzialmente frenata dal blocco dei licenziamenti ma basta guardare il resoconto delle dimissioni cd volontarie per capire che la pandemia ci ha tagliato le gambe e la tragedia sarà ancora più potente quando si sbloccheranno i licenziamenti in fabbriche in coma. I dati Istat sono spietati e ciò dimostra che l'impatto economico della pandemia sta avendo effetti più duraturi per le donne. Le pressioni sull'equilibrio tra vita professionale e vita privata sono aumentate per le donne,la pandemia ha mostrato il potenziale di una forza lavoro digitale, ma il telelavoro ha anche aumentato i conflitti di equilibrio tra vita professionale e vita privata, in particolare per le lavoratrici con bambini piccoli di età compresa tra 0 e 5 anni. Nonostante gli uomini potranno assumersi più responsabilità di assistenza di prima, anche attraverso il pur piccolo aumento dei congedi, la quota delle donne nel lavoro non retribuito è aumentata. La scolarizzazione online rappresenta una nuova forma di assistenza non retribuita per i genitori, in particolare per le donne che sono più coinvolte nell'aula virtuale con bambini,perchè le madri devono affrontare le interruzioni dei bambini più spesso dei padri durante il telelavoro. Le distrazioni costanti e le responsabilità di assistenza extra per le donne riducono la loro produttività e potrebbero ridurre la progressione di carriera e la retribuzione. Registriamo anche misure di sostegno inadeguate per le vittime di violenza domestica e questa forma di sopraffazione durante la pandemia ha anche visto un aumento delle segnalazioni e dei delitti anche perché durante la prima ondata di blocchi in tutta Europa, il personale di rifugio e consulenza è stato drammaticamente sfinito a causa dell'aumento della domanda, e spesso si sentiva inesperto nel fornire supporto remoto ed era preoccupato per la riservatezza delle vittime. I servizi di sostegno, come i rifugi e le hotline di consulenza, hanno bisogno di maggiori finanziamenti da parte degli Stati membri per garantire alle vittime un accesso gratuito e 24 ore su 24 al sostegno. Dichiarare questi servizi "essenziali" è anche importante in quanto consente loro di continuare a funzionare, anche durante il blocco. Per essere meglio preparati a una crisi futura, l'azione per combattere la violenza di genere deve far parte di una strategia più ampia e a lungo termine sulla prevenzione delle catastrofi e delle crisi.Così come la questione dell’occupazione femminile.In Italia la Sars ha prodotto una perdita record di occupazione soprattutto di lavoratrici e dunque bisogna che il Pnrr sia tarato per investire le risorse in arrivo dalla ue tanto in interventi a sostegno della ripresa economica quanto in politiche attive per il lavoro e mirate tra le altre cose a ricollocare l’oltre milioni di disoccupati,perlopiù donne con cui il paese dovrà inevitabilmente confrontarsi già al venir meno della cig e dello stop ai licenziamenti. Le donne hanno perso 312.000 posti di lavoro,pari al 70% dell’occupazione venuta a meno a seguito dell’emergenza sanitaria e l’andamento delle attivazioni hanno subito un calo enorme da quello degli uomini addirittura meno 2%. Per la popolazione femminile dunque bisognerà metter nel PNRR uno sforzo gigantesco per riavvicinare il gap tra domanda e offerta anche di nuove figure professionali e servirà affiancare capacità tecniche di formazione ed erogazione di servizi per facilitare l’occupabilità ovviamente mettendo in un sistema integrato sul territorio servizi pubblici/privati per la prima infanzia e per la cura dei non autosufficienti, servizi per la riqualificazione professionale,servizi di accompagnamento al lavoro con decisioni chiare,percorsi attuativi rapidi,esecutori certi,finanziamenti assicurati. Per ricostruire bisogna mettere risorse e dunque riposizionare la terza bozza del PNRR perché l’attenzione per l’occupazione e la questione femminile non sia “farisaica” come appare oggi in un PNRR confuso e indeterminato.