L'ignoranza caprona è offesa per le istituzioni
Alessandra Servidori
Di trucidi volgari e indecenti soggetti che fanno politica è ricca la storia italiana anche la più recente ,tanto che anche i commessi sia della Camera che del Senato narrano, sempre con la riservatezza che li distingue, di scene parole e volgarità sia nelle espressioni che negli atteggiamenti tali da scriverne delle memorie che sicuramente non fanno onore al Bel Paese. Certo che il sessismo da tutte le parti, s’intende, non fa la differenza dei generi che ora, sono diventati tre a norma di legge. Così succede che l’ignoranza caprona che siede sulle poltroncine rosse diventa un ‘arma potentissima quando si vuole colpire il nemico o la nemica. Certo perché in politica ci sono solo dei nemici e non dei rivali, ci sono armi di delazione sulla vita personale da scagliare contro –solo- e non più quella furbizia compromettente ma che sapeva agire anche solo fino a pochi anni fa quando dei veri leader di destra sinistra centro,facevano sintesi essenziale dei dissidi e si realizzavano comunque delle riforme accettabili e perfettibili, ma non incongrue e scritte da funzionari quasi al limite dell’anafalbetismo . Trovo sbagliato serrare le file del femminino offeso quando alcuni maramaldi cercano di dileggiare le rappresentanti istituzionali : sia l’uomo dalla camicia verde,sia il campano greve molto ben imitato da Crozza e non ultimo il parlamentare che ha citato Ifigenia sono francamente patetici nel loro manifestare con parole stupide la loro insofferenza per signore al potere, che ci sono e ci saranno. Peraltro la parità di generi spesso si è realizzata pienamente nel frasario e nella gestualità non proprio liturgica. Nelle stanze del comando sia romano che italiano viaggiano frasari e comportamenti che nulla hanno a che fare con il rispetto delle istituzioni e,certo non tutti , ma alcuni e alcune, primeggiano per volgarità gratuite e moleste. Visto il trascinarsi di queste manifestazioni suggerisco di riflettere su quale sia il senso delle nostre istituzioni e se sta scomparendo dal senso civico di tutti noi, che assistiamo quasi rassegnati a questo declino. Il bisogno di autorevolezza, di credibilità, di giustizia da parte delle istituzioni pubbliche è il fondamento, il presupposto necessario per l’etica pubblica degli amministratori. Un tempo, dove essere contava di più che apparire, dove fare politica aveva anche un grande senso di responsabilità e dignità, erano necessari indiscussi valori morali e comportamenti rispettosi della carica pubblica che si andava a ricoprire e dei colleghi, e ciò era anche un vanto personale. Allora si parlava molto di “spirito di servizio”, come pure si parlava di “senso dello Stato”, di “rispetto delle istituzioni”, il sentirsi “servitori dello Stato”, tutti modi di esprimere la stessa realtà. Suggerisco dunque a uomini e donne di recuperare il rispetto per se stessi e per le istituzioni per tornare ad essere un paese civile e democratico e il Parlamento di tornare ad essere il garante di etica pubblica, soprattutto quando nel mondo la guerra tra popoli si fa sempre più cruenta e noi appariamo come un Paese di litigiosi individui. .
Non è necessario essere cattolici o laici per ricordare cosa insegna il Vangelo,ma serve citarlo e prenderlo in parola“Chi vuole essere il primo, sia l’ultimo e il servo di tutti”.