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Editoriali

Immigrazione e terrorismo

Come Presidente di TutteperItalia  e blogger di Formiche oggi ieri domani sono Charlie, non c’è dubbio: non ho la bandiera francese da esporre al balcone, ma urlo a voce alta il sentimento di vicinanza con il coraggio che ci vuole e la determinazione di combattere questi terroristi. E non mi piace neanche che si dica semplicemente agli italiani, che non dobbiamo avere paura perché il terrorismo e non solo dei jiadisti, c’è, incombe e dobbiamo comunque combatterlo, con la forza delle idee e la coerenza del fare.

Sono  assolutamente contraria alla violenza e al fanatismo e quindi rigorosamente contro i barbari che hanno ucciso a Parigi, e mi sento  molto più coraggiosa  e sincera di tanti soloni stanchi e opportunisti uditi in Tv; ritengo  anche e comunque  che la volgarità della satira, qualsiasi satira compresa spesso quella di alcuni giornali nostrani (il Male per esempio) per molti aspetti sia non condivisibile (vignette allucinanti, volgari oltre ogni limite e comunque spesso semplicemente orrende) e voglio poterlo dire  senza passare per reazionaria.      

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Non solo i Pizzardoni romani

Uno studio condotto dalla CGIA di Mestre e pubblicato proprio in questi giorno dopo la bufera romana, dimostra numeri alla mano, che, nel  settore pubblico, ci si ammala più spesso, ma mediamente si perdono meno giorni di lavoro che nel settore privato.  Secondo dati del 2012 i giorni di malattia medi registrati tra i lavoratori del pubblico impiego sono stati 16,72 (con 2,62 eventi per lavoratore), nel settore privato, invece, le assenze per malattia hanno toccato i 18,11 giorni (con un numero medio di eventi per lavoratore uguale a 2,08).  Mentre attendiamo dal governo feroci contromisure continuiamo a ragionare sui dati forniti che –hainoi!- sono per settore, per regione, per classi di età, ma non per genere. 

Dunque ancora una volta i lavoratori sono generici e non riusciamo a sapere come in altri Paesi i dati disaggregati tra uomini e donne. Sono stati 6 milioni i lavoratori dipendenti italiani che hanno registrato almeno un evento di malattia e mediamente, ciascun lavoratore dipendente italiano si è ammalato 2,23 volte ed è rimasto a casa 17,71 giorni: complessivamente sono stati quasi 106 milioni i giorni di malattia persi durante tutto l'anno.    

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No, la pensione No

Deluse le speranze di molte lavoratrici di poter utilizzare la cosiddetta "opzione donna" ancora fino a tutto il 2015 per andare in pensione. Vediamo i fatti. Lo scorso 30 novembre è scaduto il termine per l'opportunità di lasciare il lavoro e liquidare la pensione di anzianità con i requisiti ante riforma Fornero, ma con un importo interamente ridotto dal calcolo contributivo. In realtà questa scadenza poteva allungarsi fino al 31 dicembre 2015, data che avrebbe concluso il "regime sperimentale" predisposto dalla riforma Maroni per facilitare il pensionamento delle lavoratrici.

L'anticipo al 30 novembre nasce da un'interpretazione dell'Inps che si comprende perfettamente: infatti  i requisiti ante riforma prevedono anche le famose "finestre di uscita" di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome. Quindi, per rispettare le finestre, nel ragionamento dell'ente, occorre che i requisiti richiesti, 57 anni e 35 di contributi, si perfezionino con un anno di anticipo. Così è avvenuto per le lavoratrici autonome, per le quali la facoltà è scaduta lo scorso maggio. È anche vero che la circolare dell'Inps (n. 35/2012) riporta l'esplicita approvazione delMinistero del Lavoro.        

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La Grecia e noi

La Grecia è anche affar nostro: eccome!

In questi giorni la palla del consenso del giovane toscano continua a cercare di far rete e distogliere lo sguardo dalla  squadra disordinata e dalla partita che si sta affrontando. Così si passa dall’obiettivo  Quirinale alla  scuola riformata, tralasciando ancora una volta la riforma della giustizia e dei decreti attuativi  sul lavoro  di cui si discute nelle segrete stanze, in mano ai pochi e fidati uomini del Presidente che di pasticci per inesperienza, comunque, continuano a farne. Vedi appunto il decreto fiscale. 

Allora mettiamo in fila le questioni legate alle riforme intraprese che Non ci piacciono come appunto la riforma Costituzionale  che sta producendo  con una sola Camera, un Senato settario di cravattari locali e senza principi di riequilibrio di genere. Un sistema di autoritarismo imperante, con una legge elettorale che prevede un premio di maggioranza del 15% alla prima lista, i capilista nominati e non eletti, senza la riforma dei partiti prevista appunto dalla Costituzione art. 49 con una reiterata selezione della classe dirigente come avviene oggi di cortigiani e cortigiane del padrone. Dunque il frenetico Speedy Gonzalez fatto Presidente che  ha come compagno di ventura un Bip  Bip  che lo rincorre affannato e in età, dovrebbe -almeno per non inciampare-, fermarsi a spiegare, in questo inizio anno che si è annunciato pieno di grane, come stanno le cose di fronte alla vittoria certa di quel  greco Tsipras che ha in Italia una notevole pattuglia di seguaci che si stanno accampando ad Atene per sostenerne la candidatura.

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Il passo sbagliato e arrogante del noi al posto dell'io

Dall’io al noi, ma continuando a sbagliare soprattutto per le PARI OPPORTUNITA’. Non sono né smarrita né tantomeno rassegnata. In questo fine e inizio anno ritorna il tempo della lettura che non è ozio, ma è piacere sublime di leggere tenendo in mano la carta senza il riverbero inquietante del computer, scegliendo accuratamente di che arricchire la mia conoscenza. Così approfondisco la strategia reale del sentimento di sfiducia alternato al risentimento che trasuda dai commenti sia di alcuni ”intellettuali giornalai” in antitesi alle varie correnti di pensiero dei telegiornali politicamente di parte.

L’era renziana e berlusconiana in stretta accoppiata continua a dominare con rappresentazioni che rasentano l’umorismo una realtà che è ben compresa dagli italiani e sottolineata con la spregiudicatezza di una conferenza stampa di fine anno che ha messo solo in evidenza – se mai ce n’era bisogno- un accordo tra i due che è difficilmente virtuoso. Il cambio al Quirinale dominato da ansia e incertezza, la barra del comando mal stretta in mano al giovane toscano e all’anziano milanese, la situazione naviga in un processo riformatore confuso: Senato, legge elettorale, lavoro per niente risolti, anzi falsamente e confusamente rimescolati, giustizia non ne parliamo proprio e al grido “Riportiamoli a casa!” ai due Marò si aggiungono le due giovani rapite dall’Isis.

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Regole e lavori

Cosa non cambia o  cambia nella Pubblica Amministrazione

La verità soltanto la verità. Cerchiamo di spiegare idilemma/diatriba JOBS ACT pubblico e privato ( e come dice una pubblicità in voga in questi girono :” ma parliamo italiano!") E dunque, REGOLE DEL LAVORO: si estendono o non si estendono ? Questa la domanda che le e gli italiani si stanno facendo in questi giorni e la confusione che si è generata tra ministri addetti ai lavori e grilli parlanti.

Noi lo diciamo subito: siamo d’accordo con Pietro Ichino e con il “lavorare per una unificazione tra le regole del diritto del lavoro pubblico e privato”, anche se capiamo bene che la strada è ancora lunga e complicata. Cerchiamo di chiarire semplicemente perché la materia non è automaticamente estendibile al pubblico impiego, dove, non è prevista la fattispecie del licenziamento economico, tanto meno di carattere individuale. Solo nei licenziamenti collettivi vi è una particolare normativa sulla mobilità che potrebbe, con caratteristiche differenti e specifiche, essere equiparata alla funzione svolta, nel settore privato, dalla procedura prevista  per i licenziamenti collettivi, ma ne parliamo in seguito. 

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STALKING,VIOLENZA ANIMALI e dintorni: il ministero della Giustizia corregge ILDCM

IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA fa marcia indietro sulle depenalizzazioni. A volte dunque il ravvedimento operoso (forse) funziona anche per il Governo. Abbiamo criticato la notizia dell'approvazione da parte del Consiglio dei ministri di uno schema di decreto legislativo in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Ma pare che il Ministero della Giustizia in data 23 dicembre abbia ritenuto opportuno fornire alcune precisazioni in ordine alla tenuità del fatto. E dunque correggere il Decreto Consiglio Ministri. Nel comunicato si evidenzia che "L’articolo 1 comma 2 di questo decreto ha introdotto nel codice penale, con l’articolo 131 bis, un nuovo istituto: il giudizio di particolare tenuità del fatto, che si basa su due indici-criterio da cui non è possibile prescindere:

  1. la particolare tenuità dell’offesa
  2. la non abitualità del comportamento dell’agente.

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REGALO DI NATALE AI MASSACRATORI DI DONNE, ASSASSINI DELLA STRADA DI BAMBINI, ANIMALI

Era arrivata di notte la notizia e noi ci siamo attrezzate per capire ed essere informate e farci un’opinione. Si tratta di un Decreto del  Consiglio dei Ministri varato, appunto, in notturna il 1 Dicembre, testo del Decreto legislativo di attuazione della Legge delega  28 aprile 2014  che prevede, di fatto, la cancellazione, ma  qualcuno lo chiama erroneamente depenalizzazione, di alcuni reati definiti lievi. Tra questi, solo per citarne alcuni, la truffa, l’istigazione a delinquere, l’evasione, l’omicidio colposo, il furto, la malversazione ai danni dello Stato, lo stalking, il massacro di animali, gli assassini della strada ecc.

Lo stesso Consiglio dei Ministri non ha invece trovato il tempo di discutere della riforma del processo civile e della prescrizione. Di fronte a simili provvedimenti che dimostrano, ancora una volta, quanto lontana sia la politica dall’ esigenza di certezza della pena e dal bisogno di sicurezza dei cittadini e delle cittadine proviamo un forte senso di disagio nel continuare a portare nelle scuole messaggi di educazione alla legalità e fiducia nelle Istituzioni. Fra questi reati rientrano le percosse, le lesioni personali semplici.

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Meno 11 alla fine del disastroso 2014

Meno 11 alla fine del disastroso 2014 e sentiamo un baldanzoso Paolo Gentiloni attuale Ministro degli esteri nonché candidato inutilmente al Quirinale che intervistato dalla brava Monica Maggioni afferma : “CE LA FACCIAMO E ALLA GRANDE!”  Nessuna pietà per il rispetto per le  italiane e gli italiani!  Con un 2014 con un calo del pil di mezzo punto – il che porta a oltre il 10% la perdita di ricchezza nei 28 trimestri trascorsi da inizio 2008, di cui 17 con il segno meno – con un quarto della capacità produttiva andata distrutta e con la disoccupazione (se si considera anche la cassa integrazione) al 14,2%, pari a 8,6 milioni di persone a cui manca totalmente o parzialmente il lavoro.  Non abbiamo affatto sistemato i nostri conti pubblici – nonostante i sacrifici che l’Europa ci ha imposto – visto che il debito pubblico, vera palla al piede del nostro sistema economico, è aumentato sia in valore assoluto (a ottobre era a 2.157,5 miliardi, oltre 11 sotto il record storico di 2.168,75 miliardi toccato a giugno ma ben 90 in più di dicembre 2013 e 168 in più di fine 2012) che in rapporto al pil (oggi è al 133%, un anno fa, con Letta a Palazzo Chigi, era al 128%).         

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Il pendolo del Jobs Act

Facciamo il punto : le manovre mancate e il pendolo del jobs act .
Un natale rosso di guerra e ancora guerra e ancora guerra nel PD. Dopo la serrata dello sciopero generale, prova di forza di antica memoria, continuiamo a riflettere dando consigli non richiesti e soprattutto possibili soluzioni. Renzi deve decidersi a ridurre e subito la spesa corrente nella Pubblica Amministrazione, a cominciare dalle Regioni che sono il rubinetto spalato della spesa pubblica e ancora oggi fuori controllo nonostante gli scandali indecenti. Da un conto reale e non immaginifico con i risparmi che si trarrebbero circa 40 miliardi, questi servirebbero a non solo congelare, ma a ridurre le tasse sulle famiglie e imprese. Poi la nostra reiterata proposta di una vera privatizzazione con uscita dalle partecipate pubbliche e un programma di dismissioni di patrimonio pubblico (caserme etc…) investendo il ricavato per abbattere il debito che ci trasciniamo e che aumenta spaventosamente. E poi un accordo con la Ue, un piano di investimenti con emissione di Eurobond per cinquecento miliardi veri e freschi e non finti come ha promesso Juncker, poiché è evidente che la BCE di Mario Draghi non avendo uno stato unitario alle spalle ha degli obbiettivi limiti di azione e se non ha un minimo di certezze non si muove.

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Scuola e Costituzione

La scuola italiana e il flop della consultazione on line: ricordiamoci cosa prevede la nostra costituzione e assumiamoci la responsabilità di applicarla.

Poche pochissime risposte ai questionari in rete sulla Riforma che Renzi dice “Essere la speranza del nostro Paese”. Dei 7,8 milioni di studenti e studentesse che frequentano la scuola italiana e gli 800mila professori solo centomila i questionari compilati. Certo stanchezza e frustrazione dominano le aule italiane di una scuola alla quale si pensa,nella legge finanziaria, a risorse mirate alla messa in ruolo di oltre 250mila insegnanti ( senza nessuna garanzia di qualità e così sale inutilmente il rapporto alunni/insegnanti) e il restailing dei muri e non ai contenuti da trasmettere ai nostri giovani. Come si può credere in una scuola con un sottosegretario che sostiene le occupazioni con motivazioni demenziali e cancella il lavoro dei precedenti ministri Moratti e Gelmini con un vigore ideologico e demagogico incomprensibile, dirigenti scolatici che vietano i simboli cristiani e una proposta che configura la conclusione drammatica di aziendalizzazione della scuola italiana statale. Una scuola dove lo Stato istituzione non garantisce più il merito , ma  diventa una agenzia di servizi a domanda individuale  una scuola non più fondata sui principi della democrazia scolastica  sul pluralismo pubblico e privato e sulla libertà di insegnamento : non abbiamo bisogno di un autoritarismo dirigenziale che domina ampliando discrezionalmente la sperequazione tra istituti scolastici, a seconda di indirizzi, territori, destinatari; annulla il principio pedagogico della collaborazione collegiale e del lavoro condiviso, configurando una figura di insegnante-monade, che impegna le proprie capacità per costruire una carriera che gli garantisca di prevalere sugli altri economicamente e nella collezione dei crediti; un docente che sceglie le proprie sedi per potersi affermare, un docente che valuta ed è valutato non già in base al mandato che la Costituzione gli ha implicitamente affidato , cioè favorire la cittadinanza consapevoleNon è questa la scuola italiana che serve ai giovani:  dobbiamo  ricominciare a trasmettere i valori della cultura del sapere dello studio della responsabilità perduta.

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ILO e salari

L’ILO e  i salari : dal Rapporto presentato il 5 Dicembre una analisi puntuale e molto molto severa. Aumentano le disuguaglianze e tra le persone le più penalizzate ci sono le donne.

Secondo il Rapporto globale sui salari 2014-2015 dell’ILO, la crescita dei salari ha subito un rallentamento, passando dal 2,2 per cento del 2012 al 2,0 per cento nel 2013. Un dato ancora lontano dal 3,0 per cento del periodo precedente alla crisi. Per quanto modesta, la crescita dei salari globali è stata quasi interamente trainata dalle economie emergenti del G20 dove si è registrato un aumento del 6,7 per cento nel 2012 e del 5,9 per cento nel 2013. Invece, nelle economie sviluppate, la crescita media dei salari ha fluttuato intorno all’1 per cento l’anno a partire dal 2006 ed è ulteriormente rallentata nel 2012 e nel 2013, con un aumento rispettivo dello 0,1 per cento e dello 0,2 per cento. 

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CENSIS 2014

 Il rapporto Censis, spiegato da quel garbato gran maestro del prof De Rita, ci mette di fronte ad una durissima verità, una sconfortante e avvilente fotografia di un paese massacrato da noi stessi, incapaci di far vivere quel senso di responsabilità e impegno sociale eredità dei nostri genitori che lo hanno risollevato dalle macerie di guerre devastanti. Alcuni passaggi sono fondamentali.

Dove e perché sta diventando difficile nascere in Italia. Il nostro Paese presenta uno dei tassi di natalità più bassi a livello europeo: 8,5 bambini nati per 1.000 abitanti. Nel 2013 si è raggiunto il minimo storico dei nati (514.308) dopo il massimo relativo di 576.659 del 2008, con una riduzione di circa 62.000 nati. E l'età media delle donne al parto (31,4 anni) è tra le più alte in Europa. Al Sud si registra una natalità più bassa di quella del Nord e del Centro a causa del minore effetto compensatorio della fecondità delle straniere. Ma pesa anche la maggiore incertezza occupazionale ed economica. Tra le cause della scarsa propensione degli italiani ad avere figli, le cause economiche vengono citate nella maggioranza dei casi (85,3%), soprattutto al Sud (91,5%).

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Elezioni regionali e futuro: ma che razza di genere ? Appunti per un programma vero.

Passata la buriana dello shock del “non risultato” , facciamo una pensatina a fondo anche perché, il gruppo che ha un nome che è tutto un programma, “Accordo di democrazia paritaria”, si è dato appuntamento per il 3 dicembre per un confronto sul “Sol dell’avvenir al femminile” e qualche cosa dovremo pur trovare che ci accomuna.  Cominciamo dal dato complessivo : nelle elezioni regionali dei record (per la prima volta il numero degli astenuti  – 2,1 milioni – ha superato quello dei voti validi, 1,2 milioni; il 37,7% di affluenza registrato domenica è inferiore al picco negativo del 40,9% registrato alle regionali sarde; per la prima volta un presidente di Regione viene eletto con una percentuale inferiore al 50%) i vincitori sono  i leghisti, che doppiano Forza Italia, cedendo solo l’1,7% alla sinistra e solo l’1,9% al Nuovo Centrodestra. Il  risultato del carroccio,  è l’aver conservato il 65,9% dei voti che aveva conquistato alle europee e strappando voti a tutti gli altri.Il partito che perde di più è il M5S: 284.480 voti ceduti all’astensione, il 69,2% del bottino europeo, con il 4,7% che va alla Lega e l’1,7% alla sinistra. Unica consolazione, il +25% rispetto alle regionali del 2010. Secondo si piazza il Pd, che ha conquistato due governatori su due, ma che consegna all’astensione quasi la metà del suo risultato europeo (il 49,6%), il 3,4% alla sinistra, alla Lega il 3,8% e al M5S l’1,7%.

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Al voto! Al voto! Si, no, ma...

Il giovane Presidente del Consiglio, cresciuto a pillole di politica, sta misurando il suo consenso e saranno i risultati delle elezioni di domani in Emilia Romagna, fortino storico rosso sangue di bue, e  in  Calabria dove i noti fatti di malaffare contaminano da sempre ogni giornata, la misura vera e concreta, seppur parziale, della partecipazione e del consenso attraverso il voto.

 Renzi ha scorribandato su e giù per il mondo e per l’Italia tenendo una visibilità mediatica altissima. Ma tant’è oggi conta di più l’apparire che essere e la dimostrazione che è questa la caratteristica dominante è l’affermazione che molte donne fanno : “Sai Alessandra, avere un posto di visibilità oggi significa avere potere “. Ma signore mie non basta ! Bisogna avere prima di tutto competenza e  dare risultati nel ruolo ricopertoAltrochè ! Quale che sia il giudizio che si vuole dare ai provvedimenti dell’esecutivo, è inevitabile che il risultato vero su cui questo governo è misurato, come qualunque altro lo sarebbe, è la fine della recessione e l’inizio della ripresa economica. E qui non ci siamo. Cambiamento e modernità contro conservazione e residuati ideologici ? I risultati che tardano, fanno dubitare  e il clima politico è molto acceso, anzi, esplosivo.

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Non abbiamo paura

Le ipotizzate dimissioni di Napolitano hanno fatto ad alcuni paura , è apparso  un baratro davanti a noi. Ma siamo italiane e italiani democristiani,berlusconiani, renziani, liberali, socialisti eccc,dunque conviviamo con la trasversalità e non necessariamente con le politiche totalizzanti dal vago sapor renziano e ancora troppo contaminate dall’ideologie comuniste. Dunque non moriremo renziane  ma sicuramente ci poniamo il dilemma : come aggregare l’elettorale moderato Il Presidente faccia un ultimo sforzo. Si dimetta dopo aver sciolto le Camere ed aver indetto nuove elezioni.  La parola spetta al popolo.  Il renzismo nato da una costola del ventennio berlusconiano ,mito del leader unico,evocazione ridicola dell’ottimismo bugiardo, insofferenza del partito , scelta dei dirigenti e parlamentari con il criterio della fedeltà ,idolatria ed estetica,senza  autonoma identità,non ci piace  e ci poniamo l’obiettivo di chiarire che non essendo i moderati né di destra né di sinistra noi non desideriamo essere né conformisti né sudditi, né tantomeno cerchiobottiste.            

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Coraggio e forza morale

Mi rifiuto di cadere nella sindrome da  rassegnazione impotente : la settimana che ci lasciamo alle spalle è stata dominata  dal ricordo della caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989 e abbiamo fatto bene come giornali e televisioni a replicare quelle immagini di gioia e disperazione che hanno segnato un evento epocale. Abbiamo fatto bene perché ai nostri giovani venisse raccontato cosa ci ha insegnato  la storia recente. Una storia ricca di valori con la  vittoria dell’ordine liberale su quello socialista; con l’avvento della scomparsa del bipolarismo Usa-Urss e la dissoluzione della frattura Est-Ovest; e, carne della nostra carne sul piano europeo,  un nuovo equilibrio tra le potenze e un rinnovato slancio d’integrazione e su quello interno tedesco, con la rinascita di una Germania nuovamente unita.             

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NUOVA COMPOSIZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA E ALTRE NOTIZIE:

9 donne sul totale dei 28 commissari

 Il nuovo collegio avrà  sette vicepresidenti, che coordineranno il lavoro di vari commissari in funzione delle esigenze e dei progetti. Il numero complessivo di donne porta la percentuale femminile al 32%.
Vera Jourova della Repubblica Ceca è stata nominata commissaria per la Giustizia, consumatori e parità di genere.

Italia : CONCILIAZIONE E LAVORO PUBBLICO: il Disegno di legge del 10 luglio 2014 sulla riforma della Pubblica amministrazione, presentato dal Primo Ministro Renzi di concerto con il Ministro Madia, è all’esame in commissione Senato

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WORLD ECONOMIC FORUM GENDER GAP REPORT 2014

Gender Gap Report 2014: Italia 69esima nell'indice generale, ma peggiora per partecipazione femminile all'economia e parità salariale.

L'Italia risale la classifica mondiale della parità di genere, anche se resta tra i Paesi con minore partecipazione delle donne nell'economia e con le maggiori disparità salariali.
Il Rapporto 2014 "Global Gender Gap", pubblicato dal World Economic Forum sancisce in particolare l’aumento del gender pay gap per le lavoratrici italiane.
Sui 142 Paesi presi in considerazione, l'Italia sale al 69° posto, guadagnando 2 posizioni dal 2013 nell'indice generale, ma scende al 114° dal 97° per partecipazione femminile nel campo economico e al 129° per parità salariale. Bene per le donne in politica: l’Italia è al 37° posto.

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