Alessandra Servidori e le altre - 1 agosto 2013
Parole luminose di una canzone delle donne di un villaggio africano :
Mangia il giusto per sostenerti,ma sii gentile con la terra
Dai alla gente di più di quanto si aspetta e fallo con piacere
Non abbandonare le cose in cui credi
Ascolta le idee degli altri,ma non credere proprio a tutto quello che ti dicono
Abbi fiducia negli altri,ma non lasciare mai incustodita la tua lancia
Quando dici “ti amo” dillo solo se ci credi
Quando dici “mi dispiace”guarda negli occhi la persona cui ti rivolgi
Credi pure nell’amore a prima vista ma ricordati che amore e bisogno sono due cose diverse
Rispetta i sogni degli altri
Non avere troppa paura delle ferite dell’amore,fanno parte della vita
Per avere un futuro impara ad abbracciare il tuo passato e conservalo come un bene
Ricorda che il passato non si può cambiare e il futuro si può costruire
Apri le braccia al cambiamento ma non disfarti alle cose in cui credi
Sii sincera ma ricorda che a volte il silenzio è la migliore delle risposte
Quando agisci,pensa a come giudicherai da vecchia quell’azione
Condividi con gli altri ciò che sai e ciò che sei
NOI TUTTE PER L’ITALIA>>>TUTTE PER IL POPOLO SIRIANO>>
Sabato 7 settembre 2013 ore 19
Sabato 7 settembre alle ore 19 aderiremo spiritualmente alla veglia di preghiera fortissimamente voluta da Papa Francesco per far arrivare a tutti i potenti del mondo la nostra ferma contrarietà verso ogni forma di violenza perpetrata ai danni del popolo Siriano.
Vogliamo dire basta ad ogni atto di barbarie che offende la coscienza di ogni essere umano.
Nonostante i flebili tentativi dei nostri governanti di farci uscire dal tunnel di questa crisi, tentativi peraltro fortemente ostacolati dal personalismo di alcuni politici che continuano a mettere il loro “io” prima del nostro paese e da altri sedicenti politici che invece paventano rivoluzioni di piazza, le donne non si fermano, vanno avanti, e continuano a credere che con l’impegno, la voglia di cambiare e le competenze si possa ancora creare impresa e si possano ancora dare opportunità di lavoro ai giovani, senza che questi siano costretti a fuggire all’estero.
Questa volta non mi limito a parlare di cose che penso, ma io per prima – come altre che si sono unite alla nostra associazione hanno fatto prima di me – mi sono messa in gioco, ho creduto e credo che non sia il momento di ritirarsi immobili in un angolo e aspettare che gli eventi ti travolgano. Non è il momento di gettare la spugna, anzi: è proprio nelle difficoltà che occorre resistere e andare avanti con più determinazione di prima.
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“C'è un momento in cui dobbiamo decidere in maniera risoluta cosa fare, in caso contrario la deriva inesorabile degli eventi prenderà la decisione al posto nostro"
(Benjamin Franklin)
Questa frase credo dovrebbe far riflettere tutti.
Nel mio caso, la riflessione è la seguente e riguarda l’immobilismo di questa politica.
Uno dei punti che è chiaro a tutti è che la politica – strumento fondamentale per il governo del paese – non comprende né si interessa più del paese che dovrebbe invece far crescere ed aiutare. Questo – a personale parere di chi non ha esperienza politica e anzi da questa ha sempre cercato di stare lontana per un’avversione alle regole non scritte della politica che è iniziata già ai tempi dell’università – credo possa dipendere da un fattore in particolare, ovvero dal fatto che la politica è diventata un mestiere, che si inizia a scuola e che porta alcuni dei nostri più autorevoli politici “di vecchia data” a non aver mai avuto esperienza diretta di quelli che sono i problemi, le difficoltà e le esigenze di quella parte del popolo che sono stati chiamati a rappresentare.
Parlano di cose che non conoscono, che non gli appartengono, che non hanno vissuto e delle quali non capiscono le dinamiche. Basti pensare a come – negli anni – l’attività di chi crea lavoro, imprenditori e lavoratori autonomi, sia stata complicata da mille leggi, decreti, adempimenti che richiedono sforzi e competenze sempre più attente (che si traducono in maggiori costi per le imprese). Tutto questo colpisce quella fascia buona e sana di imprenditori e lascia invece esenti coloro che lavorano ai margini della legalità, con un sistema che quasi premia chi è disonesto. Ma non sarebbe meglio premiare invece chi è onesto?
Senza pensare alle norme sul lavoro, che studio e applico da più di 15 anni e che vedo cambiare di giorno in giorno, con una frenesia quasi patologica, che non porta a nuova occupazione, anzi. Semma il contrario, perché imprese e consulenti hanno quasi timore ad applicare le leggi, perché non sanno che cosa accadrà nel futuro. Eppure anche qui la ricetta sarebbe semplice e oramai tutti gli attori sociali lo gridano a gran voce da decenni: ridurre il cuneo fiscale. Questo funzionerebbe meglio di mille incentivi e di mille sgravi contributivi!
A questo punto però non c’è più tempo per imparare, occorre avvalersi di chi il paese lo conosce, lo vive. Occorre finalmente ascoltare la voce di imprenditori, lavoratori, giovani, disoccupati e servitori dello Stato (quelli che giorno per giorno prendono servizio per fornirci un servizio essenziale, pubblico).
Le persone della mia generazione faticano a trovare lo stimolo per vedere il bicchiere mezzo pieno, ma ci provano. Non vogliamo fuggire all’estero per continuare a lavorare, a vivere, né vogliamo che i nostri figli siano costretti a farlo (a meno che non sia una scelta voluta e desiderata), ma i nostri politici, chi ci governa, deve decidere e non prendere né perdere più tempo. Se così farà, allora avra il paese pronto a reagire, ad aiutare la ripresa e a fare sacrifici. Per andare avanti, occorre pensare al “Noi” e metterlo al primo posto e non più all’io.
Occorre che i nostri politici, amministratori e governanti, a tutti i livelli - in piena linea di pensiero con i padri della nostra Costituzione – ritornino a pensare che loro sono al servizio dello Stato e non è lo Stato (e quindi i cittadini) ad essere al loro servizio.
Barbara Maiani
2 luglio 2013