Una delle emergenze più significative nell’ambito della formazione dei docenti è quella loro iniziale, prevista come delega, da sviluppare nella riforma della scuola. Senza insegnanti veramente in grado di svolgere il loro lavoro con strategie e competenze robuste attuali, che superano la divisione tra teoria e pratica e i due steep, prima teoria all’Università e poi pratica a scuola con gli studenti, non sarà possibile dunque anche per loro, affrontare la rivoluzione che si sta compiendo nel campo economico.
CALENDA e la mancanza di un Piano Industriale
Alessandra Servidori
Le news del Ministro Calenda, titolare del dicastero Sviluppo Economico, non sono solo poco lungimiranti, ma addirittura quasi goliardiche. In Italia è da parecchi decenni che manca un vero e proprio piano di politica industriale tanto che lo sciacallaggio a cui stiamo assistendo dei nostri gioielli di famiglia è un grido di dolore che suona come una campana a morte .E suona sordida anche di più dopo le idee del ministro giovanotto che ha rimpiazzato Federica Guidi, scaraventata giù da un treno a vapore. Va’ di moda il populismo e il Calenda lo agita come una mazza contro “il sistema” senza affrontare il vero problema di sostanza della balbettante politica economica nostrana senza proposte che facciano respirare il grande malato paese/italia. Ci stanno ,e già da tempo,salassando ,depredando dei nostri marchi che hanno fatto grande l’italia nel mondo, ma non per colpa degli stranieri, ma per colpa nostra e di chi ha ceduto, senza nessuna strategia di ripresa in mente. Quando siamo entrati nell’euro,abbiamo “perso “ Finsider,Cirio, Montedison,Italtel,e poi nel declino inarrestabile Parmalat e il polo farmaceutico, e poi il polo alimentare ,ora siamo sotto i forconi di Mediaset e di MPS : una vergogna sotto gli occhi di tutti con il pericolo ormai molto concreto che monopoli dei servizi di telefonia e di informazione,nonché l’intero sistema bancario sia risucchiato dagli “ingordi stranieri”. La ricapitalizzazione delle banche infatti non è solo un problema di regole europee: Unicredit ha un aumento di capitale coatto di 13 miliardi entro il primo trimestre del 2017 con 14 mila esuberi da effettuare entro il 2019 e non saranno i risparmatiori che investiranno perché gli italiani oggi non hanno più fiducia in un sistema che chiama Banca d’Italia la cassaforte di banche private. E soprattutto con una Cassa depositi Prestiti che sembra la coperta di Linus nostrana : l’hanno messa a bada di tutto e di troppo, grazie anche all’insipienza del giovane toscano, che hainoi! Ha sbagliato sia nella Rete delle popolari, sia nelle ormai disgraziate povere 4 che hanno massacrato i loro risparmiatori e non pagheranno dazio. . Non si ristruttura l’economia nazionale chiedendo la massima libertà all’europa rispetto al deficit entro il tetto del 3% ma noi dobbiamo contenere il deficit e chiudere i rubinetti della spesa pubblica e ciò è valido soprattutto per MPS e le altre banche che hanno sperperato il danaro di italiani onesti e generosi. Troppo.
L'apprendistato per gli insegnati
L’apprendistato, una buona idea per la formazione dei docenti
Allora il necessario salto di qualità passa attraverso un apprendistato vero e concreto in partnership soprattutto tra sistema scolastico, universitario e imprese, in un vero e proprio tirocinio. I migliori saperi sono quelli pratici che l’insegnante acquisisce conoscendo per tutto l’arco della sua vita professionale contribuendo così all’osmosi tra sistemi diversi e alla loro reciproca crescita. La supremazia dell’apprendistato dunque visto come buona pratica e condivisione, strumenti efficaci per percorsi abilitanti continui: dalla coerenza dei percorsi formativi imparando il nuovo mestiere di docente, sfidando il nuovo che avanza, affiancandosi in alternanza con una esperienza che intercetta la preparazione teorica in una vera ricerca educativa.
L’atto di insegnare può diventare sostanzialmente abilità di tipo pratico, la quale difficilmente può essere acquisita in via teorica. Così per stimolare gli insegnanti a compiere percorsi di formazione alternativi oltre che tradizionali, la collaborazione con il territorio che chiede figure professionali nuove e dunque insegnanti “preparati per preparare” si può sperimentare dei percorsi di ingresso nella professione docente rapidi, concreti e retribuiti, focalizzati sulla componente lavorativa del docenti a livello locale o distrettuale con il sostegno economico della rete aziendale e istituzionale. Ridotta burocrazia, meno impegno cartaceo, maggiore esperienza per poi dimostrare le vere competenze acquisite, mediando la formazione tradizionale alternata alla formazione concreta affiancati da tutor e istruttori che correggono, integrano, suggeriscono, accompagnano, verificano il percorso del docente in formazione continua.
Sopprimere i vaucer?Una boiata pazzesca
Alessandra Servidori
Eliminare i vaucer ? una boiata pazzesca www.formiche.net
I dati finalmente congiunti degli istituti nazionali sull’economia italiana suggeriscono almeno due azioni immediate : il controllo stringente dei vaucer ( non l’eliminazione!) e una svolta robusta sui percorsi formazione/lavoro per sostenere il lavoro giovanile e le aziende in cerca di profili professionali nuovi e adatti ad un mercato del lavoro in movimento e che ricerca profili che non trova a disposizione .Sui vaucer il motivo della loro esplosione è da ricercare prima di tutto sul costo del lavoro ancora troppo alto, sulle incertezze del rapporto a tempo indeterminato e licenziamento messo in pericolo dal referendum sul jobs act e l’esperienza garanzia giovani ( finanziata dalla UE) e tutt’ora naufragata.Così il ricorso al sistema dei buoni tutti e subito nato per i lavori agricoli e stagionali,ora è diventato una tipologia contrattuale estesa e ricorrente trasversalmente in tutti i settori. Dobbiamo però sapere che l’alternativa non è l’accertamento fiscale sanzionatorio del rapporto di lavoro o la soppressione ma il potenziamento del lavoro sommerso e dunque l’evasione e l’irregolarità sia per le aziende che per i lavoratori e ovviamente a danno dell’economia nazionale. l’Anpal,la famosa agenzia nazionale che dovrebbe coordinare, governare il sistema contrattuale, contributivo, assistenziale, arranca nel mettersi in moto poiché il riordinare la materia è di una complessità enorme, soprattutto per la frammentazione dei livelli territoriali ancora di competenza e soprattutto la rigidità di chi dovrebbe modificare il proprio lavoro cioè i dipendenti delle strutture, troppe, costose, pasticcione.Per i vaucer bisogna restringere darwinamente i settori di utilizzo e dare alle agenzie di intermediazione private il compito di distribuire e vigilare sul loro uso in un principio di sussidiarietà concreto. Per il rapporto scuola lavoro dobbiamo ben capire che ora gli istituti superiori NON sono in grado di svolgere quel pacchetto di ore previsto dalla riforma scolastica di rapporto scuola/lavoro.Tantomeno le aziende sono disponibili a prendersi a carico grappoli di giovani e autonomamente si vanno a cercare solo gli alunni più volenterosi per poi inserirli nella catena produttiva . Un ssitema produttivo così fortemente orientato all’innovazione necessaria alle imprese per mantenere e sviluppare le proprie quote di mercato chiede giovani con competenze professionali nuove e i profili che oggi il sistema scolastico offre sono datati e non in grado di inserirsi nel mercato del lavoro idonei a gestire tutto ciò che è rivoluzione sia tecnologica che artigianale. Dunque il sistema non solo duale ma triade studio scuola lavoro deve contaminarsi molto di più facendo esperienza concreta e pratica di conoscenza attraverso la circolazione continua per saper fare cooperando tecnicamente con sistematicità e collaborazione chiedendo aiuto e sostegno ai” mastri aziendali e ai professori grandi” cioè ai lavoratori che a tre anni dalla pensione siano disponibili a insegnare alcune tecniche interdisciplinari da applicare sulla catena di produzione in cambio di un premio pensionistico. Ci si attrezza e si fa un vero e proprio Osservatorio dove raccogliere le azioni più innovative e così costruire una vera e propria biblioteca interattiva dello studio/ lavoro da cui attingere i modelli più virtuosi e comunque utili.
Giovani : studio in azienda e lavoro a scuola
Alessandra Servidori * 31 Dicembre 2016 IL RESTO del CARLINO-QUOTIDIANO- pag 10
Fine anno,tempo di consuntivi e i giovani italiani ( e anche i più grandi) sono fuori dal mercato del lavoro. Dunque studiare in azienda e lavorare a scuola è una strada da percorrere e velocemente. Infatti quel milione e mezzo di studenti che attendono di poter usufruire dei percorsi studio/lavoro hanno bisogno di soluzioni concrete.E la via per realizzare il famoso sistema duale –che noi chiameremo triale, cioè scuola e università/formazioneprofessionale,azienda deve coinvolgere tutti i protagonisti .Dirigenti scolastici e universitari, insegnanti, imprenditori, studenti,ri/formandosi insieme tra i banchi sia degli istituti che delle imprese,per poter programmare e saper usare anche quel pacchetto di ore previste nel triennio dalla riforma scolastica. Ore e tempi che hanno come obiettivo di avvicinare i periodi di alternanza e far conoscere il mercato per saper fare. Impegnare e integrare i servizi pubblici e privati di intermediazione ,supportare la disponibilità delle imprese ad accogliere e seguire gli studenti, premiare i “mastri del lavoro e i docenti” a tre anni dal pensionamento per essere tutor fattuali con vaucer o risorse della fondazioni bancarie, finanziare con i fondi intercategoriali e i fondi sociali europei un Osservatorio interattivo per le esperienze virtuose collegato al sistema imprenditoriale , scolastico,universitario; impegnare gli incentivi previsti anche dalla finanziaria e il milleproroghe per riaprire i laboratori e le officine del lavoro manuale e intellettuale. Garantire ai giovani opportunità di esperienze e profili professionali innovativi richiesti dalle aziende che devono essere supportate per ospitare concretamente i ragazzi per affrontare anche l’ondata di cambiamento portata dal digitale. Strategie nuove a fianco delle esperienze tradizionali dunque per aggredire le novità di cui hanno bisogno le imprese con la diretta emergenza di figure e skill in grado di favorire soluzioni rapide per il proprio mercato: dai programmatori, agli esperti di commercio elettronico e digitale, dai welfare manager ,a chi come il responsabile HR cerca e trova nuove collaborazioni per diventare insieme una fabbrica di competenza,metodologie e procedure di formazione innovative,per entrare e percorre campi inesplorati che garantiscono crescita collettiva. Coraggio!
- Direttrice Ceslar Dipartimento Giurisprudenza Unimore
Magistrati all'attacco della debole politica
http://formiche.net/2016/12/27/politici-magistrati/
Alessandra Servidori
In tempo di festività natalizie bisognerebbe essere più buoni,ma che si scopra oggi che la magistratura fa politica perché indaga Luca Lotti pare proprio una novità e francamente proprio nuova non è. Anche questa volta , e obbiettivamente , vale la pena di ricordare altri momenti in cui alla classe dirigente politica le inchieste giudiziarie hanno assestato il colpo che poi le ha a volte tramortite a volte annientate. Vorrei infatti sommessamente risalire al 1992 ai tempi della prima Repubblica con Craxi ,per poi arrivare con un balzo di una traiettoria densa di storie mai dimenticate, a Berlusconi nel 94 che ricevette la notizia anche lui come altri, dai giornali, indagini che hanno segnato il di loro calvario, fino a tempi un po’ più recenti che hanno coinvolto una parte del PC,poi DS senza pagar pegno ( Primo Greganti) , la corte renziana e ministri vari,da Federica Guidi,ai Sindaci Veggetti,Sala, ai penta stellati Raggi,ecc,ecc..,ecc.. Procure e tribunali contro : a volte impegnati a diatribe tra di loro a volte e comunque tra fazioni di diverse appartenenze politiche, complici alcune testate giornalistiche che ne rivelano anticipatamente il provvedimento. Una sola volta, una,il PM Marmo che prima nel 1983 aveva perseguito Tortora, ben trent’anni dopo, lui solo ha chiesto scusa a Enzo, morto. Ricordiamo però che le ragioni di questa guerra vengono da lontano e ora in epoca renziana, si confermano nelle motivazioni .Non da oggi ma da prima con Sabelli,ora con Davigo, ANM incalza e a viso abbastanza scoperto. Dalla lotta alla mafia,all’evasione fiscale,dalla delegittimazione della magistratura alla subordinazione del ruolo degli istituti giurisdizionali, alle urgenze economiche : i punti dolenti sollevati dai togati al Governo Renzi per “troppa timidezza” sono tanti e ricorrenti e il fulcro è stata la Riforma della responsabilità civile dei magistrati, che a sua volta avrebbe dato adito a disegni di riforma processuale che tendono a scaricare sul singolo magistrato le carenze di carattere organizzativo. E poi alle intercettazioni, che "hanno finito con l’assumere una centralità che risulta persino maggiore dell’attenzione dedicata ai problemi strutturali del processo e a fenomeni criminali endemici".( Disse Sabelli, conferma oggi Davigo). E le critiche alle due recenti Leggi di stabilità (2016,2017) arrivano puntuali .Servono riforme strutturali afferma ANM per contrastare con successo la criminalità,altrimenti si rischia di cadere nell’incoerenza che porta ad un costante aumento delle pene per reati comuni “ condotte che spesso si uniscono a fenomeni di criminalità organizzata e per mezzo delle quali realtà mafiose si insinuano nel tessuto della pubblica amministrazione". Da queste pagine non è la prima volta che lo segnaliamo : stiamo vivendo una stagione nefasta e inconcludente e abbiamo un Parlamento ingovernabile.Agli attuali partiti e movimenti conviene darsi una assestata e riformarsi , evolversi attraverso la capacità di interpretare la situazione nazionale e internazionale e rispondere ai bisogni dei cittadini, che comunque vogliono essere ben rappresentati. Diversamente, la storia, non bella, ritorna.
A
PAPA FRANCESCO E LE SUE SCARPE
Alessandra Servidori 22 dicembre 2016 PAPA FRANCESCO e le sue scarpe
http://formiche.net/2016/12/22/papa-francesco-scarpe-semplicita-umilta/
Papa Francesco, ha comprato le scarpe in farmacia e la cosa finisce sui giornali. Ma è l’ultima lezione di umiltà che questo nostro Santo Padre ci dà in un momento in cui la vanità è all’ordine del giorno in politica. Così come chiunque ha bisogno di provare le scarpe che lo possono fare stare comodo e che spuntano, rigorosamente nere e sportive, dalla veste bianca in qualsiasi occasione.E’ un’altra chiara evidenza di umanità che attrae persone di diversa estrazione sociale tra cui, oltre che cattolici, atei e agnostici, anche giornalisti in cerca di immagini sensazionali. Così fecero per una ministra e una parlamentare, poi entrambe criticate perché l’una si faceva accompagnare dalla scorta dei poliziotti in pieno centri storico romano (ministro all’immigrazione) e l’altra per la macchina suv parcheggiata sul marciapiede davanti a un negozio di calzature di lusso (onorevole della commissione lavoro).
Francesco ha dato una lezione di normalità e non è la sola. Un altro dei tanti gesti spontanei compiuti dal Papa. Non ultimo quello a Napoli, dove ha indossato un casco per il motorino a sostegno della campagna per la sicurezza stradale portata avanti dall’Aci, con il sorriso che lo accompagna e che regala a tutti noi.Papa Francesco non esibisce volentieri divise sfarzose per esercitare la sua carica, veste in modo semplice e sobrio e non vuole solo benedire i fedeli dall’alto, li vuole abbracciare, consolare, sostenere nei loro dolori. Non ha nessuna titubanza quando affronta argomenti delicati , dice quel che vede, quel che sente, quello che trova sbagliato, denuncia a gran voce dando un esempio a tutti noi per non aver paura di manifestare malcontento, ingiustizie, e atrocità. Insegna uguaglianza, accettazione, comprensione, ma anche forza per contrastare la vanità del potere. Il perdono, nei confronti di se stessi e degli altri, e la speranza, sulla quale insiste spesso, anche in relazione ai tempi difficili che stiamo vivendo. Ci dice così che Lui è uno di noi, capisce quello che passiamo nella vita quotidiana e vede la realtà che ci circonda, senza filtri, né ecumenichismo carsico. Condanna la corruzione, lo sfruttamento sul lavoro, la mafia e la camorra che si approfittano di giovani, poveri e deboli. Punisce moralmente e cristianamente chi compie delitti contro l’umanità.Papa Francesco sa di rischiare, e molto, dentro e fuori della mura del Vaticano per questa sua forza di cambiamento che produce ammirazione e sa bene che la sua missione è proprio questa: stare in mezzo alla gente, occuparsi delle loro vicissitudini, della gioia e del dolore, del bene e del male, senza nessun timore per sé. Non c’è umiltà e non c’è santità senza passare attraverso la strada dell’umiliazione: è questa la verità che Francesco ha rilanciato richiamandosi alla storia di Davide durante una sua messa nella cappella della Casa Santa Marta.
Buon Natale Santo Padre, stia comodo nelle scarpe e preghi per noi che noi lo facciamo per Lei.
Differenze di genere anche nel digitale
Alessandra Servidori - Le disuguaglianze di genere allargano la forbice delle competenze digitali e dunque di trovare lavoro.
Mentre il nostro bel Paese cerca di difendersi da una stagione avversa di instabilità, noi non rinunciamo a contribuire a riflessioni sulle quali cercare rimedio intelligente. Partecipando alla presentazione di un interessante Rapporto di University 2 Business, la società delgruppo Digital360 che punta a promuovere la cultura del digitale e dell’innovazione tra gli studenti universitari, si comprende quanta strada-e in fretta- dobbiamo fare in ambito accademico per aiutare i nostri giovani e soprattutto le nostre giovani sui temi del lavoro. Le competenze digitali sono importanti per trovare lavoro secondo due terzi degli studenti universitari italiani. A questa consapevolezza però non corrisponde un livello adeguato di sviluppo, che per la maggioranza dei ragazzi (il 53%) è fermo ad una conoscenza da semplice utilizzatore di Internet e social media, mentre solo il 12% gestisce un proprio blog o un sito web e appena il 9% conosce Seo/Sem, Social Network, Google Adwords. Per il 67% degli studenti servono anche esperienze imprenditoriali nella ricerca di lavoro e, se l’11% ha avuto un’idea di business, un buon 12% ha già avviato o sta per avviare una startup. Appena una minoranza conosce le nuove professioni del digitale come il Social Media Specialist (25%), il Data Scientist (38%) o il SEO Specialist (34%). La maggioranza degli universitari non conosce tematiche di grande portata sociale come la “sharing economy” e non sa definire una “benefit corporation”. In questo scenario, si delinea un evidente gap di genere: le studentesse hanno minori competenze digitali specifiche rispetto ai colleghi maschi, minori conoscenze di programmazione e minore propensione imprenditoriale. Le aziende italiane poi non sono ancora pronte. Gli HR Manager avvertono una crescita dell'importanza del proprio ruolo nella gestione della trasformazione digitale e l'81% evidenzia la necessità di inserire nuove risorse con competenze digitali. Ma solo il 20% ha già realizzato una mappa delle competenze digitali/imprenditoriali dei dipendenti e appena un terzo ha costruito un piano formativo ad hoc per lo sviluppo di queste competenze. Lo studio ha coinvolto un campione di 2628 studenti statisticamente significativo di tutta la popolazione universitaria e un panel di 168 HR manager delle principali imprese del Paese, con l’obiettivo di approfondire e confrontare la percezione degli studenti e dei responsabili delle Risorse umane sui cambiamenti della trasformazione digitale nel mondo del lavoro, nell’economia e nella società.Gli HR manager evidenziano un impatto atteso della trasformazione digitale sulla propria azienda nei prossimi 3 anni ben superiore a quello che si è verificato nell’ultimo triennio,tuttavia, sono ancora pochi coloro che mettono in atto azioni concrete per diffondere una cultura digitale e imprenditoriale nelle proprie aziende. Per il 52% degli studenti universitari italiani l’Innovazione Digitale è il principale motore del cambiamento delle imprese, seguito dalla green economy (45%) e dalla globalizzazione (34%). Una convinzione diffusa in particolare tra gli studenti di economia, informatica e ingegneria. Invece, il 69% degli HR Manager indica l'Innovazione digitale al primo posto - una percentuale ben superiore a quella degli studenti - seguita dagli “scenari macroeconomici” (49%). Il 58% degli studenti del Nord ritiene che l’innovazione digitale sia il principale motore del cambiamento contro il 43% degli studenti del Sud. Nei processi di recruiting, il 59% degli studenti pensa che le competenze digitali in un neolaureato siano “essenziali” (19%) o “molto importanti” (50%) per l’assunzione. Anche in questo caso, gli HR Manager sono più consapevoli, dando importanza nel 94% dei casi (51% “fondamentali” e 43% “molto importanti”). Mentre le esperienze imprenditoriali sono importanti nella scelta di un neolaureato per il 67% degli studenti e per il 60% degli HR manager. Il 48% degli studenti pensa che le aziende tengano conto del contenuto dei profili personali sui social network nella ricerca e valutazione di un neolaureato, ma gli HR Manager danno più importanza a questo aspetto (il 61%). Se si chiede agli studenti universitari dove pensino di iniziare la loro carriera, un terzo risponde di non averci ancora pensato. Tra i restanti, poco meno della metà (47%) vorrebbe iniziare in un’impresa “tradizionale”, mentre poco più della metà nella propria startup (25%), in una startup fondata da altri (9%) o in un’azienda dal business digitale (18%). Le risposte degli HR Manager sono diverse: solo un terzo (33%) ritiene che gli studenti intendano lavorare in un’impresa tradizionale, due terzi pensano che gli studenti preferiscano iniziare in contesti innovativi come un’impresa dal business digitale (32%), la propria startup (26 ) oppure una startup fondata da altri (5%).Il 53% degli studenti universitari ha una conoscenza di Internet e dei Social Media da mero utilizzatore. Il resto possiede competenze digitali più approfondite: il 12% gestisce un proprio blog o un sito web; il 27% degli studenti gestisce una pagina Facebook oltre al proprio profilo personale; il 9% ha competenze di SEO/SEM, social network, Google Adwords; il 13% ha un canale YouTube; il 2% gestisce un sito di vendite on line; il 21% utilizza regolarmente un marketplace come Ebay o Amazon per la vendita online. Circa il 30% degli studenti universitari italiani sa programmare o sta imparando. Solo il 15% ha sviluppato queste competenze in università, per il 60% la prima fonte di apprendimento è la rete, attraverso YouTube, blog, siti web.
Per quanto riguarda le esperienze imprenditoriali concrete, il 12% degli studenti ha avviato o sta per avviare una start up, l’11% dichiara di aver avuto almeno un’idea di business, mentre il 70% non ha mai pensato di lanciare un'attività. Per acquisire competenze imprenditoriali, il 35% degli studenti si è affidato ai corsi universitari, il 33% è ricorso alla rete e il 31% a corsi fuori dall’Università. Appena il 25% degli studenti sa cosa fa un "Social Media Specialist", il 38% indica correttamente la definizione di "Data Scientist", il 34% conosce il ruolo di “SEO Specialist” e il 43% degli studenti sa individuare la definizione di “E- procurement Specialist”. Emerge chiaramente un “gap” di genere nelle competenze digitali. Quasi il 60% delle studentesse universitarie dichiara di non possedere competenze digitali specifiche, contro il 45% dei maschi; solo il 20% sa programmare o sta imparando, contro il 43% dei colleghi; il 78% delle studentesse non ha mai pensato di lanciare una propria attività, contro il 61% degli studenti; solo il 10% ha avviato o sta per avviare una propria attività, contro il 15% dei maschi. Indagando il grado consapevolezza e la percezione degli studenti su tematiche di grande portata sociale, si scopre che solo il 41% degli studenti conosce il concetto di “sharing economy”, con una conoscenza molto più ampia tra gli iscritti a scienze economiche e ingegneria rispetto a quelli di facoltà umanistiche. Appena il 19% degli studenti conosce il concetto di “benefits corporation” e di questi solo uno su due sa poi selezionare la corretta definizione. Internet è giudicato uno strumento di democratizzazione, solo dal 24% degli studenti, ma la percentuale sale al 43% per gli studenti di economia e scende al 16% per quelli di medicina. Il 66% degli HR Manager evidenzia un impatto della trasformazione digitale sulla propria azienda nei prossimi 3 anni ben superiore a quello che si è verificato nell’ultimo triennio. In questa transizione, il 91% si attende un incremento del contributo al cambiamento da parte della funzione HR.Per gestire la trasformazione digitale, è necessario avere in azienda competenze adeguate o attrarle dall'esterno. Nella ricerca di nuovi profili senior con 3/5 anni di esperienza lavorativa, le competenze digitali sono fondamentali o molto importanti per l'81% degli HR manager, mentre quelle imprenditoriali sono valutate meno strategiche, con quasi la metà degli intervistati che le ritiene non importanti. È fondamentale però anche mappare e monitorare il livello di diffusione delle competenze digitali e imprenditoriali fra i dipendenti già presenti in azienda e su questo aspetto la situazione appare critica: solo il 20% degli HR Manager ha realizzato una mappa delle competenze digitali/imprenditoriali per i ruoli manageriali (la percentuale sale leggermente nel caso di neolaureati, 23%, e per i ruoli specialistici digitali, 34%).Anche sulla formazione, però, emerge un notevole ritardo. Escludendo i ruoli specialistici digitali, poco più del 30% dei Manager HR ha già realizzato un piano formativo ad hoc. Il resto del campione ha pensato di inserire nel piano formativo azioni per le competenze digitali o non ha alcuna azione specifica. Per le competenze imprenditoriali, la formazione è prevista in particolare per i ruoli manageriali/specialistici (su cui circa un terzo degli HR Manager non ha un piano formativo), ma solo il 15% ha programmi formativi per altri ruoli e per neoassunti. Le principali azioni attivate per sviluppare le competenze digitali o imprenditoriali nelle aziende italiane (nel 53% dei casi) sono iniziative di sensibilizzazione tramite intranet o campagne di comunicazione, corsi di formazione spot (51%), workshop di innovazione (49%). In minor misura sono attivati scouting di Digital Champions/Intrapreneurs (20%) o percorsi formativi strutturati (20%). Dunque rimbocchiamoci le maniche.
Se non timbri giustamente ti licenziano
Alessandra Servidori - 13 dicembre 2016
E’ molto interessante e da attenzionare (come dicono i carabinieri ) una sentenza del Tribunale di Napoli confermata in Cassazione che sconfessa il rituale (mò ci mettiamo d’accordo tra di noi)in voga nella capitale partenopea. In buona sostanza :timbrare il cartellino è un dovere: il lavoratore che non lo fa può essere licenziato per giusta causa. I fatti .Un dipendente di una società per azioni. Spa nel periodo dal 1 al 31 gennaio 2007, evita la timbratura elettronica del proprio cartellino e per attestare la sua presenza al lavoro registra manualmente gli orari di entrata e uscita facendola convalidare da un suo superiore. La società, dopo aver verificato l’assenza del rilevamento elettronico delle presenze licenzia il lavoratore per giusta causa sulla base delle seguenti contestazioni:
- per aver violato il regolamento aziendale che impone a tutti i dipendenti l’obbligo di utilizzare il badge elettronico sia in entrata che in uscita;
- per una anomala coincidenza tra le mancate timbrature e i turni di lavoro più gravosi, come quelli notturni o in giorni festivi.Il lavoratore impugna il licenziamento davanti al Tribunale del Lavoro di Napoli che respinge il ricorso. La sentenza del giudice di primo grado viene confermata anche dalla Corte di Appello di Napoli. La controversia giunge pertanto alla Corte di Cassazione che respinge le domande del dipendente per i seguenti motivi:
- la ripetuta violazione della regola aziendale che impone ai lavoratori di attestare la propria presenza, in entrata e in uscita, mediante il badge elettronico rappresenta una condotta grave sia sotto il profilo oggettivo (poiché non consente un controllo sul rispetto dell'orario di lavoro) sia sotto quello soggettivo (poiché denota una scarsa inclinazione del lavoratore al rispetto dei propri doveri);
- tale condotta è sufficiente a ledere il vincolo fiduciario che è posto alla base di ogni rapporto di lavoro.Ci sono voluti la bellezza di tre gradi di appello e ben 9 anni per avere giustizia e per dimostrare che anche a Napoli( una delle città più belle del mondo!) la legge è uguale per tutti . La giusta causa ricorre allorché siano commessi fatti di particolare gravità i quali, valutati oggettivamente e soggettivamente, sono tali da configurare una grave e irrimediabile negazione degli elementi essenziali del rapporto. Il giustificato motivo è determinato da un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro, ovvero da ragioni inerenti all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa (art. 3 della legge n. 604/1966).E nel caso in oggetto esistono entrambe le motivazioni.
Consultellum o Italicum la giostra gira guidata dai magistrati
Alessandra Servidori - 10 Dicembre 2016
Consultellum o Italicum la giostra gira guidata dai magistrati
Le consultazioni del Presidente Mattarella avanzano compatte, scadenzate rigorosamente e la passerella di chi esce e di chi entra dal corridoio del Quirinale entra liturgicamente nelle nostre case attraverso le tv,mentre con una certa immancabile arroganza, Renzi a Palazzo Chigi,ben piantato sul trono fa le sue . Entro questa sera sapremo se le anticipazioni frenetiche sul Presidente incaricato dal Presidente della Repubblica ,confermeranno Gentiloni, signore pacato ex PDUP politico di lungo corso, o avremo una avanzata ancora una volta dell’esercito dei magistrati. A questo proposito,non c’è dubbio che Pietro Grasso sia una persona che riscuote rispetto e fiducia e devo anche dire personalmente simpatia per quella lieve ironica fermezza con la quale esercita il suo ruolo in Senato. E però e però, si profila sempre di più( e peraltro in un passato recente e quasi odierno) un potere degli eminentissimi togati sui quali è d’obbligo una riflessione. E’il caso del Governo di Roma con scorribande legate alle giunte,a Mafia Capitale che si arricchisce di indagini carsiche che improvvisamente diventano pubbliche; e ancora della Corte Costituzionale che rimpalla la legge Madia; e oggi della Consulta che si era detta già pronta, attraverso le parole del Presidente medesimo, a pronunciarsi sul maledetto Italicum prima del 4 dicembre , e ora rimanda al 24 Gennaio il suo verdetto. Dopo di che il Parlamento ci metta le mani per aggiustare una situazione invereconda. Così restiamo comunque bloccati in preda ad una tempistica per il governo della nostra bella Italia ,appunto dettata dai togati e da un possibile ,sempre pronto a sacrificarsi per la buona causa, uno di loro con l’ermellino in tasca. Intanto ci prendiamo il diritto di spiegare a chi volesse capire bene di cosa parlano ,o urlano alla Tv, quando litigano sull’Italicum e il Consultellum.Lo facciamo convinti che ,come dimostrato recentemente sui quesiti della bocciata riforma Costituzionale renziana, le questioni nel merito sono sempre contaminate da confusioni. Partiamo dal 13 gennaio 2014 giorno in cui la Corte Costituzionale con sentenza numero1/2014 chiarì due sistemi elettorali per i due rami del parlamento. Al Senato scelse un proporzionale puro con preferenza unica e soglia di sbarramento a 20% per le coalizioni su base regionale, soglia dell’8% per chi corre da solo, soglia del 3% per i partiti che fanno parte di una coalizione. Alla Camera disegnò un sistema con proporzionale puro ,preferenza unica,soglia di sbarramento per le coalizioni al 10% e per ciscuna lista delle coalizioni al 2%. Dunque il Consultellum al Senato c’è e rimane,mentre alla Camera non c’è più l’Italicum dal 1 luglio 2016 e sarà sostituito da una nuova legge elettorale dopo che la Consulta il 24 gennaio si sarà pronunciata su cosa dobbiamo votare cioè modificando l’Italicum. E però la Consulta come ha detto appunto già nel 2014 si pronunciò chiaramente cioè : vedi sopra, proporzionale puro,preferenza unica, soglia di sbarramento al 10% per le coalizioni e 2% per le liste. Portino dunque in Parlamento quella legge elettorale e ci mettano la faccia tutti, anche perché questa Costituzione non si merita un trattamento così scellerato di bande e scorribande. E diamo un Governo al nostro Paese che di questo ha bisogno e magari scelto anche dagli italiani.
BASTA INSULTI E RANCORI-Andiamo avanti
Alessandra Servidori
Il giorno dopo la tempesta .E adesso basta insulti e rancori e guardiamo avanti.
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CONTRATTI METALMECCANICI E LAVORATORI PUBBLICI:ottimo lavoro!
Alessandra Servidori
I PUNTI IN COMUNE DEI CONTRATTI PUBBLICO IMPIEGO E METALMECCANICI
Con la firma del contratto per i pubblici dipendenti e pochi giorni prima quello dei metalmeccanici ritroviamo molte analogie e , evviva!, un sindacato che ha riacquistato rappresentatività tra due settori nevralgici del mercato del lavoro. Così due sono le evidenze effettive e concrete : il premio di produttività incentivato e defiscalizzato per entrambi e il welfare aziendale figli anch’essi di una stagione contrastata dalle resistenze ideologiche( incentrate sulla lotta alla contrattazione di prossimità )che Bruno Trentin (gran maestro del sindacalismo riformista) avrebbe chiamato all’inizio : figli gracili che devono essere curati per crescere.E così per fortuna sta accadendo anche se molto,troppo lentamente .Così la politica sindacale e anche la politica governativa cambiano o sono destinate ad impoverirsi rappresentate da una classe dirigente non all’altezza di riavvicinarsi alla gente,al popolo in carne ed ossa per poterlo sinceramente riconquistare e rappresentare e tornare ad esserne interprete in un mondo in vorticoso cambiamento. Bisogna ricominciare a pensare alle persone valorizzandone bisogni, capacità e speranze,per leggere la crisi che ci circonda e per offrire risposte politiche e umane in una società impoverita umanamente. Due esempi di denominatori comuni dei due contratti. La flessibilità legata alla produttività e dunque al bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro per tutti e non solo per le lavoratrici e il welfare integrativo anche come forma di salario/benefit. Una realtà in Italia in espansione e con risorse a disposizione dei cittadini: il 18% della popolazione beneficia di una copertura integrativa per tutelare la salute e il 55% dei lavoratori può contare sull'assistenza sanitaria integrativa, mentre solo il 38% dei lavoratori risulta iscritto a una forma previdenziale aggiuntiva. Questi dati ci dicono che è chiara la necessità di promuovere iniziative per incentivare i controlli e la prevenzione delle patologie più diffuse e l’organizzzaione del lavoro e il welfare in azienda possono essere strumenti nevralgici. Come abbiamo dimostrato nel seminario di studio sulle malattie professionali che abbiamo sviluppato sabato scorso all’Istituto Ramazzini, come Ceslar Unimore,Noi tutti per Bologna,Tutteper Italia,le patologie oncologiche e alcune patologie professionali aggrediscono le persone in situazioni di particolare vulnerabilità. Lo stress spesso viene eccessivamente sottovalutato e rischia di trasformarsi in depressione : le problematiche che possono presentarsi riguardanti le tempistiche lavorative sono soprattutto due, gli orari di lavoro lunghi e l'incapacità di mettere da parte gli impegni lavorativi anche quando si arriva a casa. Lavorare tanto potrebbe essere un comportamento solo da ammirare, ma quando si esagera si rischia di fare male a se stessi. È importante condividere il proprio tempo fuori dal lavoro con la propria famiglia lasciando da parte gli altri problemi.Il fisico e anche la mente hanno bisogno di riposarsi e staccare la spina dal lavoro, se tutto ciò non avviene si rischia di iniziare un percorso di depressione, stress e stanchezza e malattia. Purtroppo però tutto ciò non si ferma solo alla depressione, il rischio è anche quello di entrare in problematiche fisiche molto più gravi, che vanno quindi a rovinare anche il futuro e la carriera :è fondamentale rendersi conto che con il tempo possono portare disturbi molto gravi. Per quanto il lavoro è fondamentale salvaguardare la propria salute è un diritto ancora più essenziale.
Attenzione italiane elettrici: votate no perchè
http://formiche.net/2016/11/29/cosa-cambia-nella-costituzione-riformata-la-rappresentanza-di-genere/
Alessandra Servidori -
Italiane elettrici : attenzione all’inganno per la rappresentanza di genere nella Costituzione taroccata
Da queste pagine in più occasioni ho avuto la possibilità garbatamente ma scientificamente di rappresentare i motivi di merito per non votare affermativamente il testo della riforma costituzionale il 4 dicembre. Ma oggi anche con il sostegno di un gruppo di studiose dell’associazione ”Aspettare stanca”(link www.aspettarestanca.it ) ritengo che la proposta di una semplificazione verticale del comando (apparentemente rassicurante ma fallimentare perché destinata a produrre distanza e ripulsa) riduca la dinamica democratico-partecipativa che ha reso possibile, tra le altre cose, proprio il percorso di emancipazione femminile. Infatti analizzando il Testo emerge,ma con fatica e se non si è addetti ai lavori di più,l’inganno dell’Art 39 del Disegno di Legge Costituzionale: una norma transitoria che non modifica la Costituzione, quindi sfugge a coloro che si limitano a leggere i testi a fronte degli articoli riformati, ma contraddice quanto è previsto dal nuovo articolo 55 della Costituzione sulla promozione dell'equilibrio di genere nelle leggi elettorali per il Parlamento (addirittura falsamente presentato come introduzione del principio della parità di genere in Costituzione) e dal nuovo articolo 57 Costituzione, in cui è stato inserito, per dare un contentino a chi è contro l'elezione indiretta, l'inciso "in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri.” La prima elezione del nuovo Senato (in realtà l’unica, perché i successivi rinnovi saranno parziali) non avverrà secondo i nuovi articoli della Costituzione, ma in base alla norma “transitoria”, prevista dall’art. 39 del ddl costituzionale, di cui non si parla nei dibattiti e ignorata anche da molti che hanno tentato di informarsi per un voto consapevole. Una norma “transitoria” che potrebbe avere una vita lunga, in quanto la legge elettorale ordinaria, prevista dalla Costituzione riformata, potrebbe anche non arrivare mai, come affermato dalla stessa ministra Boschi. Molti concordano perché sembra impossibile che una legge elettorale possa rispettare le disposizioni contraddittorie previste dalla riforma costituzionale e passare indenne al vaglio della Corte costituzionale. Una norma che, oltre ad essere, come da più parti sottolineato, di difficile interpretazione, non fa menzione delle scelte dei cittadini (nuovo art. 57 della Costituzione), né si fa carico in alcun modo di promuovere l’equilibrio di genere di cui all’articolo 1 della riforma (nuovo art. 55 della Costituzione). Questione dominante è che i sindaci e i consiglieri regionali attualmente, oltre che del PD, sono in prevalenza uomini e che questi sono gli elettori e i candidati del nuovo Senato. Nell’interesse dunque delle elettrici e soprattutto delle giovani donne che abiteranno questa nostra amata Patria , mi auguro che il 4 dicembre di fronte al bivio del referendum costituzionale il Paese scelga la strada di una democrazia inclusiva rappresentata dalla vittoria del No. Una vittoria che non considero un punto d’arrivo, ma che dovrà essere necessariamente il punto di partenza per una grande riflessione sull’attuazione della Costituzione repubblicana e dei diritti e delle libertà da essa garantiti. Diritti e libertà finalizzati a una sempre più diffusa partecipazione democratica di tutte e tutti alla vita politica del Paese. Da donne, non posso che augurarmelo. E per fare una azione positiva ,allego di seguito i testi che dimostrano che affermo semplicenete la verità –Testo del Disegno di legge del 12/04/2016 , pubblicato nella G.U. del 15/04/2016 - http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/04/15/16A03075/sg,documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/ac0500n.pdf
BISOGNA VACCINARE I BAMBINI!
ALESSANDRA SERVIDORI
E’ vero, noi non conosciamo per esempio la poliomelite e il vaiolo e la difterite, perché li abbiamo sconfitti, ma conosciamo malattie mortali come la meningite e l’arrivo di tante popolazioni provenienti da tutto il mondo dove le vaccinazioni non sono praticate per povertà o per ignoranza è un fatto e non una opinione. Le coperture vaccinali (CV) nazionali a 24 mesi, per il 2015, confermano un andamento in diminuzione in quasi tutte le Regioni e Province Autonome. Fanno eccezione le vaccinazioni contro pneumococco e meningococco che, nei due anni precedenti, avevano registrato bassi valori in alcune realtà.
I dati pubblicati dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, parlano chiaro, e dal 2016 fornisce anche i dati sulle coperture vaccinali relative alla dose booster (richiamo) in età pre-scolare, ovvero a 5-6 anni, e calcolate al compimento dei 7 anni. In particolare, le vaccinazioni a 24 mesi dall’anno 2000, dopo un andamento in crescita, si sono tendenzialmente stabilizzate. Le vaccinazioni incluse nel vaccino esavalente (anti-difterica, anti-tetanica, anti-pertossica, anti-polio, anti-Hib e anti-epatite B), generalmente impiegato in Italia nei neonati per il ciclo di base, avevano superato il 95%, soglia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la cosiddetta immunità di popolazione; infatti, se almeno il 95% della popolazione è vaccinata, si proteggono indirettamente coloro che, per motivi di salute, non si sono potuti vaccinare.
Dal 2013 si sta, invece, registrando un progressivo calo, con il rischio di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie attualmente sotto controllo, e addirittura ricomparsa di malattie non più circolanti nel nostro Paese. In particolare, nel 2015 la copertura media per le vaccinazioni contro polio, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Hib è stata del 93,4% (94,7%, 95,7%, 96,1 rispettivamente nel 2014, 2013 e 2012). Sebbene esistano importanti differenze tra le regioni, solo 6 superano la soglia del 95% per la vaccinazione anti-polio, mentre 11 sono sotto il 94%.
Particolarmente preoccupanti sono i dati di vaccinazione per morbillo e rosolia che hanno perso ben 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, dal 90,4% all’85,3%, incrinando anche la credibilità internazionale del nostro Paese che, impegnato dal 2003 in un Piano globale di eliminazione dell’Organizzazione Mondiale Sanità, rischia di farlo fallire in quanto il presupposto per dichiarare l’eliminazione di una malattia infettiva da una regione dell’OMS è che tutti i Paesi membri siano dichiarati “liberi”. Questo trend è confermato anche dalle coperture nazionali a 36 mesi per l’anno 2015, dato utile anche per monitorare la quota di bambini che, alla rilevazione vaccinale dell’anno precedente, erano inadempienti e che sono stati recuperati, se pur in ritardo. L’effettuazione delle vaccinazioni in ritardo, espone questi bambini ad un inutile rischio di malattie infettive che possono essere anche gravi.
La riduzione delle vaccinazioni comporterà un accumulo di suscettibili che, per malattie ancore endemiche (come morbillo, rosolia e e pertosse), rappresenta un rischio concreto di estesi focolai epidemici, come già accaduto in passato; per malattie non presenti in Italia, ma potenzialmente introducibili, come polio e difterite, aumenta il rischio di casi sporadici autoctoni, in caso di importazioni di malati o portatori. Vi è urgenza di una campagna forte sulla di vaccinare i bambini e la necessità di rendere l’accesso alle vaccinazioni il più agevole possibile e migliorare la disponibilità di evidenze scientifiche a favore delle vaccinazioni, per approfondire le ragioni del dissenso vaccinale e individuare più efficaci strategie di promozione delle vaccinazioni. I movimenti anti- vaccini vanno contrastati e sconfitti con i fatti e non con le parole e le opinioni.
Francesco,la sofferenza delle donne,l'aborto
Alessandra Servidori FRANCESCO,la sofferenza delle donne,l'aborto
Papa Francesco ha fatto un altro passo verso le donne e noi lo ringraziamo di cuore. Si chiude il Giubileo con la lettera pastorale in cui la Chiesa capitanata dal Pastore Francesco pochi giorni prima della giornata internazionale contro la violenza femminile, invia ai preti una lettera che aiuta le donne che hanno abortito. Una Chiesa misericordiosa verso tutti, una Chiesa che perdona e abbraccia anche chi ha sbagliato: il Papa abbatte muri e barriere e nella lettera diretta sia al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, sia a tutti i preti , che supera prescrizioni previste dal codice di diritto canonico. Riguarda la possibilità, concessa a tutti i sacerdoti e non solo ai vescovi come finora stabilito, di assolvere le donne che hanno praticato l'aborto che, pentite, decidono di confessarsi. Condanna il «dramma dell'aborto», Papa Francesco, indicandolo come uno «dei gravi problemi del nostro tempo» che spesso viene «vissuto con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta». «Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato», ribadisce Bergoglio, invitando i sacerdoti a prepararsi e ad assolvere a questo compito, coniugando «parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso».Una decisione che concretizza la volontà del Papa di permettere al maggior numero possibile di persone di riavvicinarsi alla Chiesa così oggi in difficoltà. Come previsto dal diritto canonico, il procurato aborto prevede la scomunica lata e sententiae per la donna, per chi la induce ad abortire e per chi pratica o coopera all'aborto. Il peccato,secondo la norma, non può essere assolto da tutti i confessori, ma soltanto dal vescovo o da alcuni sacerdoti da lui delegati. La decisione rappresenta «un segno di estensione della manifestazione di misericordia in termini più accessibili e disponibili da parte della Chiesa e non è un'attenuazione del senso di gravità del peccato» e «non vuole essere in alcun modo un minimizzare la gravità della cosa».Francesco ha compreso il dramma delle donne,il dolore profondo,insistente e perenne che accompagna chi rinuncia a dare la vita, Un aborto rappresenta un’aggressione nei processi naturali dell’organismo femminile, le conseguenze possono essere rilevanti, secondo la personale situazione di vita della donna, dai fenomeni puramente organici, fino a quelli psicosomatici e a quelli psichici ,un senso di abbandono, di vuoto interiore,di colpa, di violenza appunto: sono già una punizione,senza infierire oltre.