Lezione 6.non è mai troppo tardi per informarsi e formarsi
Lezione n.6 NON è mai troppo tardi per sapere come stanno le cose
Soprattutto quando la situazione è di diffusa instabilità nazionale e internazionale non si può non creare-se non c’è- immediatamente una conduzione che mantenga saldamente il potere dell’iniziativa politica e l’Europa è nel pieno di una transizione degli effetti della crisi dei debiti sovrani le tensioni geo politiche è alla ricerca di nuove stabilità e noi con lei e noi dobbiamo ridiventare un paese di azione nel senso più alto ,attento ai risultati concreti ,proteso verso mete ambiziose ma allo stesso tempo realizzabili. Ora L’Italia rimane un Paese sostanzialmente vecchio, con un’età media di 45,2 anni superiore di ben tre punti rispetto alla media europea: il tasso di natalità continua a calare, come testimonia il record negativo registrato nel 2017; il divario che separa Centro-Nord e Sud, relativo al tasso di occupazione, è pari allo scarto che divide, sempre rispetto al medesimo indice, Germania e Grecia (oltre 20 punti percentuali). Il Made in Italy, invece, si conferma tra i settori trainanti dell’economia nazionale, dopo aver toccato il picco massimo di esportazioni nel 2017 con un totale di 540 miliardi di euro, dei quali una fetta più che consistente proviene dal settore manifatturiero. Sul piano internazionale, intanto, l’avvento della Quarta Rivoluzione Industriale spinge verso il superamento dei confini già evanescenti tra lavoro dipendente e lavoro autonomo: la “zona grigia” dei rapporti formalmente autonomi seppur con forme più o meno tipiche di etero-direzione continua ad espandersi, mentre gli strumenti tecnologici di ultima generazione ammettono una reperibilità perenne che coinvolge i contorni tra vita privata e vita lavorativa. La grande sfida è invece legata al mondo dell’occupazione giovanile, ambito nel quale l’Italia registra i dati più preoccupanti: nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni, infatti, un ragazzo su 4 è inattivo (NEET), ovvero non studia, non lavora né è in cerca di occupazione, mentre la media dei giovani europei si assesta al 14,5%; la percentuale di laureati corrisponde a circa la metà di quella media OCSE, mentre il tasso di disoccupati in possesso di una laurea è il più alto in Europa, per di più accompagnato da un bassissimo numero di diplomati presso gli Istituti Tecnici Superiori. La sfida, dunque, non può che essere quella di agevolare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, ed è sicuramente la sfida più ardua con cui sono chiamati a misurarsi i vari soggetti coinvolti, in primis Stato ed agenzie per il lavoro. La strada da percorrere per il raggiungimento di questo così ambito e prezioso obiettivo è quella tracciata dalla tendenza internazionale a superare la rigida divisione tra formazione e lavoro: la vita di un individuo non è più scandita da fasi suddivise tra quelle destinate ai vari gradi della formazione e quelle in cui si articola lo sviluppo della carriera lavorativa. Il percorso della persona è destinato a muoversi lungo un’unica direzione ove la costante è rappresentata dalla crescente commistione tra lavoro e formazione, perché non possa più esistere formazione senza lavoro ma soprattutto lavoro senza formazione. Ogni esperienza, sia essa formativa o professionale, si traduce in un’importante occasione per acquisire e sviluppare competenze, anche trasversali, quest’ultime destinate a consolidare la propria centralità nella moderna organizzazione del lavoro. Altrettanto prioritario è rispondere alla sfida sulla continuità occupazionale del lavoratore da non intendersi nei tradizionali termini di conservazione del posto fisso di lavoro, bensì quale continuità lavorativa della persona , da favorire attraverso l’impegno delle agenzie per il lavoro pubbliche e private nel garantire il coinvolgimento costante nel mercato del lavoro, all’interno del quale supplire alla momentanea mancanza di occupazione attraverso percorsi di formazione rivolti all’immediato reinserimento nel mondo del lavoro. Questo comporta una cornice normativa e contrattuale che assicuri alla persona consapevole una continuità di reddito e di tutele assistenziali e previdenziali all’interno di una regolazione del welfare e delle politiche sociali più omogenee nell’area euro incentivando la formazione che rimane lo strumento indispensabile. Quattro pilastri dell’Europa sono e rimangono fondamentali : unione fiscale,unione finanziaria,unione politica ed economica con molta sovranità esercitata a livello sovranazionale,regole comuni di bilancio vincolano l’azione dei governi sul livello fiscale.