Merkel e Renzi : suvvia il giovane toscano dimostri di essere all'altezza!
Alessandra Servidori- 17 AGOSTO 2015 MERKEL E RENZI a EXPO : suvvia il giovane toscano dimostri di essere un Capo di Stato!
Abbiamo letto il resoconto di Valeria Covato sui dati Unimpresa e ci siamo confermati un’opinione tutt’altro che allegra sull’emergenza Italia. Lucidità e verità sono due ingredienti fondamentali con i quali affrontare i conti economici per l’autunno posto che la spesa dello Stato è aumentata di quasi 18 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con una crescita superiore al 7% e dunque dagli annunci strombazzati dal Governo che ha promesso di fondare il piano di riduzione della pressione fiscale proprio sui tagli alla spesa pubblica, la sforbiciata alle tasse corre il rischio di restare un bluf. Il Rapporto debito pubblico PIL è passato dal 131,2% al 135,1%, con un incremento del 3,9%,in valori assoluti da 2.119 miliardi di euro a 2.184 , miliardi, con un aumento di 65 miliardi. Non sarà possibile ingannare i conti pubblici con la legge di stabilità e il giovane toscano che oggi incontra la Cancelliera Merkel a Expo, dovrebbe avere le idee un po’ più chiare di fronte ad una vera leader che ha anticipato la sua strategia alla tv tedesca prima di mettere piede in Italia. Anghela ha affermato che la crisi Greca ha coinvolto pesantemente polacchi, baltici,ungheresi slovacchi e sloveni mettendo a dura prova i rapporti però di tutti i 28 Paesi già indeboliti dalle loro crisi nazionali come in particolare la Spagna , l’Italia e la stessa Germania.Noi siamo convinti che seguire e rispettare le regole è una etica fondamentale per la legittimità democratica e dunque per la stabilità economica . Dunque anche in Italia il rispetto è un valore da garantire poiché gli italiani e le italiane hanno fiducia se le regole costituzionali sono osservate e rappresentano la bussola di orientamento per la governance. Le deroghe ai principi costituzionali aprono voragini alle violazioni dello Stato di diritto e il ricorso continuo a decreti di emergenza come il Governo italiano sta purtroppo facendo su tanti troppi provvedimenti ,indebolisce l’autorevolezza italiana in ambito Europeo e la sua tenuta nell’ambito dei Patti e dei Trattati. Le politiche di bilancio e le politiche fiscali sono il dorso portante della tenuta della politica ue e dell’eurozona e chi pensa che il ritorno alla moneta nazionale sia un’opportunità non si rende conto di quanto sarebbe dannoso per la lira italiana e quanto ne sarebbe vantaggiato il marco tedesco mandando in frantumi la politica di solidarietà che si è faticosamente introdotta con i fondi strutturali che i tedeschi hanno usato per realizzare le riforme e noi italiani abbiamo sprecato rovinosamente e ricordiamoci che ai tempi del governo Monti già si era deciso di mettere una taks force in moto per realizzare progetti di sostegno all’uso del Fondo Sociale Europeo per la nostra incapacità di attingere a quel serbatoio fondamentale. Dunque alcuni suggerimenti inascoltati dal governo italiano troppo arrogante,noi continuiamo a segnalarli : è prioritario rivedere per esempio il funzionamento dei Fondi strutturali ,introdurre una flessibilità a tempo determinato e monitorata con una autorità economica e monetaria che dialoga e controlla i debitori e i creditori severamente e in una Unione Europea frammentata a NORDO, SUD ed EST le differenze le debolezze sono tante e diverse e dunque il tempo che abbiamo perso a correre dietro alla crisi Greca è tempo perso verso gli altri paesi che non hanno buona salute e sono in difficoltà. Populismi e radicalismi si sono fatti strada e le regole dell’economia sono state sacrificate anche sommerse dalla grande crisi geopolitica in cui versiamo in Europa e dunque su alcuni principi dobbiamo ri/costruire con i Paesi responsabili un rinnovato Trattato: significa scegliere i compagni di questa strada in salita e lasciare al loro destino chi non desidera affrontare assumendosi la responsabilità una nuova stagione di provvedimenti come peraltro ha scelto la Gran Bretagna, magari con un maggiore solidarietà tra i Paesi che hanno fondato l’Europa, ma con una marcata opzione sul mercato comune e con vincoli certi e rispettati. Di questo Renzi oggi con Merkel e con noi italiani deve essere garante
IL PIL ITALIANO in declino CAMBIA VERSO SOLO PER I RENZIANI
ALESSANDRA SERVIDORI Dopo Ferragosto
IL PIL italiano in declino CAMBIA VERSO solo per i renziani
Non ci piacciono i pettegolezzi ma i numeri sono la nostra passione e allora da una “sollecitudine provocatoria interessante “ facciamo un po’ di storia del giglione toscano del boy scout . Da anni a Firenze città e provincia e dintorni e guarda caso, il Granducato famigliare imperversa. Matteo Renzi ,ha lavorato sodo in questi anni per costruirsi la sua fortuna politica la sua Silicon Valley toscana che poi a macchia d’olio si è allargata su tutto il territorio italiano,imperniata sul familismo comunicativo . Come tutti i rampanti Renzi fin da piccolo e dunque da parecchi anni ,ha una agenzia di comunicazione che ha costruito e servito il ragazzo . La società si chiama Dot Media S.r.l. i cui soci sono: Alessandro Conticini (fratello del cognato di Matteo Renzi), Lilian Mammoliti (moglie di Patrizio Donnini, amministratore della società Web and Press), Davide Bacarella (promotore della Web and Press) e Matteo Spanò (presidente associazione Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze nominato da Renzi). Bene vediamo i numeri la Dot Media Srl fino al 2008 fatturava 9 mila euro l'anno e, dopo aver curato la campagna elettorale del giovane toscano ,ha schizzato progressivamente i suoi fatturati alle stelle. Dunque l’aspetto della comunicazione tanto cara al Presidente, della proiezione esterna che mira a far conoscere e magnificare le "gesta" del politico innovatore nelle parole ma conservatore nei fatti legati alla strategia ,ha assunto una centralità assoluta. Renzi ha “lavorato tanto in questi anni “ : come Presidente della Provincia, creò Florence Multimedia che mirava a costruire un canale televisivo ventiquattro ore su ventiquattro sul digitale terrestre, o adesso le connessioni tra Web&Press, società a cui si sono legate le fatture per la campagna elettorale di Renzi, pagate dall'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi ( tristemente famoso per le condanne che sta scontando), la società Eventi 6, ex Chil fallita e poi ri/fondata dal capofamiglia Renzi Tiziano , azienda di comunicazione, appunto di proprietà della famiglia Renzi e per la quale Renzi Matteo ha lavorato chiedendo poi l’aspettativa inquadrato come dirigente –pur non essendo-, ed infine la Dot Media, che ha curato l'immagine del candidato Renzi alle elezioni comunali e che poi, una volta eletto Sindaco, ha lavorato per il Comune e per le sue società partecipate,è la macchina da guerra della Leopolda e ,dice la sconfitta Moretti “Mi ha fatto fare una pessima campagna elettorale veneta”. Quello che fa tristezza sulla vicenda è che Renzi ha sempre negato ogni coinvolgimento personale nella vicenda Dot Media. Invece non possiamo non prendere atto che esiste un filo robusto tra la sua carriera politica e quella di questa società. E alla società di soldi ne sono arrivati parecchi. Sta di fatto che dopo aver seguito la campagna elettorale del giovane candidato Sindaco Renzi, prima alle primarie del Pd e poi alle elezioni amministrative del 2009, la società Dot Media srl per campagne pubblicitarie ha ricevuto circa 99 mila euro dalla Centrale del Latte, 78 mila euro da Publiacqua, 21 mila euro da Firenze Parcheggi e quasi 16 mila euro da Ataf, oltre a quasi 20 mila euro direttamente dal Comune di Firenze: prima di questa data neppure un euro. Anche nel 2012 la stessa Dotmedia ha seguito la campagna elettorale di Matteo Renzi delle primarie per candidato Presidente del Consiglio del centrosinistra. Chi poi fa da manager delle varie società è la stessa persona, Andrea Conticini marito di Matilde Renzi, socia e consigliere delegato della Eventi6, fratello di Alessandro Conticini, socio sia della Dot Media sia della Eventi 6 con una quota del 20 per cento, acquistata da Patrizio Donnini, Amministratore della Web&Press. Alessandro Conticini, unico socio di Eventi6 a non essere parente del sindaco, è il legame che unisce le tre società tra di loro, con in più Matteo Spanò, nominato da Renzi prima in Florence Multimedia e poi come Presidente dell'Associazione Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze che organizza eventi e gestisce i percorsi museali di Palazzo Vecchio e che ha gratuitamente usufruito dei servizi della Dotmedia di cui lui stesso è socio al 20%». Sempre per curiosità analizziamo i numeri della società Eventi6 , andando sul sito internet della società di famiglia Renzi, che si occupa di diffusione di giornali e comunicazione, leggendo «powered by Dotmedia»,: in buona sostanza vi sono legami strettissimi tra coloro che famigliarmente o amicalmente detengono le quote, coloro che dirigono e coloro che ci lavorano nelle tre società: a partire dallo stesso Renzi che risulta essere dirigente in aspettativa dalla società di famiglia da vari anni e che alla fine del mandato sarà costato ai fiorentini per i contributi pensionistici e i fondi pensione attivati dal sindaco, parecchi centinaia di eurini. I numeri non si fermano qui : la società Eventi 6, ha visto nel 2014 aumentare il fatturato del 117% e crescere addirittura di 63 volte l’utile netto. Eventi 6 è controllata dalla signora Laura Bovoli e dalle figlie Benedetta e Matilde: sono mamma e sorelle di Matteo Renzi Presidente del Consiglio. Poi a ruota la numerologia ci informa .Nel 2014 la Cambridge Management consulting Labs spa di Firenze ha schizzato in alto il suo fatturato crescendo addirittura del 241%, passando dai 1,7 milioni di euro del 2013 ai 5,8 del 2014. Il risultato netto finale si è moltiplicato per 32, passando dai 46.731 euro registrati quando a governare era Enrico Letta a 1.514.829 euro di utile nel primo anno di governo Renzi. Il presidente e maggiore azionista della Cambridge Management consulting Labs si chiama Marco Carrai. Amico di infanzia di Renzi.
IL DIAVOLO veste DROGA
Alessandra Servidori IL DIAVOLO VESTE DROGA
L’ecstasy è la droga che uccide di più. E le vittime sono i giovanissimi. Un’equazione mediatica che ha riempito i titoli dei giornali dopo la morte di due giovani , il clamore per la chiusura di un noto locale,equazione che ha trovato nuova linfa con la morte di un altro giovane , almeno finché l’autopsia non ha indicato in una malformazione cardiaca la probabile causa di un 19enne leccese. Eppure è un’equazione sbagliata e dopo aver riempito i giornali di titoloni la verità è arrivata e dalla Polizia di Stato. Perché l’ecstasy non è la droga che causa il maggior numero di decessi e se leggiamo non sommariamente ma attentamente la Relazione annuale antidroga 2014 redatta dalle Forze dell’ordine, si scopre che è ancora l’eroina la sostanza che uccide di più. Lo scorso anno sono morte a causa delle droghe assunte 313 persone. Per 132 di loro la sostanza killer non viene indicata, ma negli altri casi la situazione è da addebitarsi all’eroina e alla cocaina ed e’ soltanto 1 il decesso attribuito a droghe sintetiche e non si tratta nemmeno di ecstasy, ma di anfetamine. Il solo dato positivo è che si registra un calo del 10,32% rispetto al 2013 nel numero di persone morte a causa della droga. In termini percentuali la riduzione più significativa riguarda le donne, che hanno visto una riduzione di quasi il 53%, con un salto dai 36 decessi di due anni fa ai 19 dello scorso anno. E sì, a morire uccisi dalle sostanze stupefacenti sono soprattutto gli uomini. Ma cosa fare ? I grandi spacciatori di droga, che sono i nemici principali dei nostri ragazzi devono essere perseguitati e messi a svolgere lavori pesanti là dove ne abbiamo bisogno : autostrade, disastri idrologici, terremoti ,perché meritano la pubblica esecrazione, e la condanna deve essere talmente vistosa da togliere a chichessia la voglia di spacciare droga in grandi quantità. E dobbiamo ammettere ,senza falsi moralismi e pudori che purtroppo le droghe le prova chiunque per semplice curiosità anche spesso perché “altri” l’assumono per “stare meglio”,ed è concepita come momento di crescita e trasgressione insieme. È dimostrazione di coraggio, e la vita degli adolescenti è nella fase eroica, quella in cui si vuole costantemente dimostrare a se stessi - non necessariamente solo agli amici - di poter superare i propri limiti o quelli che la pubblica morale pone. Il secondo aspetto dell’equazione mediatica smentito dai dati della Polizia di Stato riguarda il fatto che siano soprattutto i più giovani a cadere vittima delle sostanze stupefacenti. In realtà il numero di decessi aumenta con l’età: nel 2015 fino ad oggi sono stati solo 4 i teenager che hanno perso la vita per l’abuso di droghe, mentre la stessa sorte è toccata a 49 persone di età compresa tra i 35 e i 39 anni. Infine, sebbene i due casi finiti sotto i riflettori si siano verificati in discoteche che si trovano in località di villeggiatura, la droga non uccide soltanto in vacanza. Anzi, i decessi legati all’abuso di stupefacenti sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. Provincia per provincia. I dati, insomma, smentiscono i titoli dei quotidiani. E raccontano di una realtà più variegata e ben più complessa, che miete le sue vittime soprattutto quando i riflettori mediatici sono puntati altrove. E’ difficile per la polizia mettere le mani su ecstasy e metanfetamine , perché le sostanze come la cannabis o la cocaina hanno una diffusione maggiore sul territorio. Lo spinello è molto più comune, a cominciare dalle scuole, e per mia esperienza personale essendomene occupata professionalmente ,anche nelle scuole medie,non solo alle superiori. L’adescamento comincia davanti agli istituti scolatici e più volte sono impegnate forze dissuasive, ma bisogna tenere conto anche delle scelte investigative, che dipendono dalla magistratura: le mafie fanno più soldi con la coca e la marijuana. E dunque combattere la commercializzazione di queste sostanze è anche uno dei capitoli della lotta alla criminalità organizzata. I comandanti delle Forze dell’ordine denunciano sequestri importanti di pastiglie e di ecstasy, ma non sono certo alla pari di quelli legati ad altre tipologie di stupefacenti. Ed è inquietante il fatto che le droghe sintetiche cambiano ogni giorno, quello che gira oggi la settimana ventura è completamente diverso. E poi parliamo di sostanze chimiche: è difficilissimo definirle. L’arrivo massiccio della chimica ha disorientato anche gli investigatori, pare poi incide anche il fatto che le droghe sintetiche non siano roba di mafia. Molti se la fanno addirittura in casa, credo sia anche per questo motivo che di questo fenomeno non ci stiamo capendo niente”. E intanto di droga si continua a morire. Allora la chiusura dei locali risolve? Tutto sta a capire quanto questo provvedimento possa incidere nella lotta contro una droga che appare impossibile da sequestrare. Ma anziché fare convegni “simbolo” è necessario agire decisamente e insieme. Intanto andando nelle scuole a spiegare i danni che provoca, molto di più e a tappeto come quando facevamo la lotta al fumo di sigarette e proiettavamo e discutavamo nelle aule con i e le giovani sui danni al sistema respiratorio e neurologico. Poi nel nostro Paese, in questo campo, abbiamo una fortuna che molti ci invidierebbero se solo non avessimo l’abitudine congenita di parlar male di ciò che ci riguarda. Negli anni 80 e 90 si è costituito un sistema di intervento sulle tossicodipendenze costituito da una miriade di centri ambulatoriali delle ASL (SERT), da Comunità Terapeutiche (di diverso tipo ed organizzazione che collaborano con strutture private accreditate), da centri diurni e psicoterapici, da centri di assistenza per il reinserimento sociale (per chi ne avesse bisogno), che hanno maturato una grandissima esperienza a disposizione di tutti. Questo sistema (con almeno vent’anni di esperienza!) è in grado di fornire gratuitamente supporto, consiglio, trattamento terapeutico a chi abusa di sostanze, è tossicodipendente oppure a chi ne è familiare, amico o partner. I SERT sono dei Centri Multidisciplinari Integrati nel senso che vi lavorano professionisti di discipline diverse (medicina, psicologia, educazione. assistenza, scienze infermieristiche) in grado di fare una diagnosi, un trattamento o di inviare ad altre parti del sistema (ad esempio una comunità o un centro psicoterapico) per un trattamento. In alcuni casi esistono gruppi di auto aiuto molto efficienti collegati o compatibili con le attività complessive del sistema. Attualmente in alcune Regioni stanno aprendo anche Servizi Multidisciplinari gestiti dal privato ma convenzionati con le ASL. Anche il sistema pubblico-privato sociale ha dei limiti, come tutte le cose, ma, in generale, fornisce un livello di assistenza con un buon livello medio ed ha esperienza per affrontare situazioni anche molto difficili. Un difetto di questo sistema è quello di essere poco sponsorizzato. In anni di campagne istituzionali contro la droga nessuno ha mai pensato, ad esempio, di raccontare l’esistenza di questo sistema pubblico – privato no-profit e di aiutarlo a costruire una “buona immagine” di sé. Così, come spesso accade per le cose buone, è poco conosciuto e, di conseguenza, valutato. E’ a questo sistema che consiglio di rivolgersi perchè è in grado di dare le migliori risposte possibili nel nostro Paese. Esistono anche alcuni centri privati – profit che intervengono in questo settore. Rispondono ad esigenze particolari e sono di buon livello ma è necessario conoscerli bene per poterli scegliere.E poi ognuno di noi può combattere la droga attraverso la responsabilità sociale e valoriale che ci fa sentire italiane e italiani, offrendo disponibilità a collaborare e mettendo un po’ del proprio tempo e la propria professionalità al servizio del bene comune: vedrete che troveremo certamente chi raccoglie la nostra disponibilità.
Basta con le liti sulla nostra economia e mercato del lavoro
Alessandra Servidori
Basta con le liti sulla nostra economia e sul mercato del lavoro
Il teatrino mediatico sull’Italia continua a far danni. Dalle intercettazioni interplanetarie ai sindaci e governatori “incapaci o comunque indagati”, agli scioperi selvaggi che violentano il nostro patrimonio culturale e la nostra credibilità, alla situazione economica a giorni alterni confusa. Tutte le mattine sono diffusi diversi indicatori che possono contribuire a imbrogliare e a volte rattoppare le caratteristiche del mercato del lavoro italiano e dunque anche della nostra economia sbattuti in prima pagina in maniera frammentaria. Cominciamo a fare un po’ d’ordine. A sei mesi dall’entrata in vigore dovuta alla legge di stabilità, della decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato e da cinque mesi dalla riforma dell’istituto ad opera del d.lgs. n. 23/2015 dobbiamo fare bene i conti. Cominciamo dai dati e statistiche diffuse dall’Istat sulla produzione industriale di maggio : registriamo un aumento dello 0,9% rispetto al mese precedente e del 3% su base annua, confermando una possibile inversione dei trend negativi degli ultimi anni, se è vero che la spinta è data soprattutto dal +8,5% dei beni strumentali. Affianchiamo poi sempre dell’Istat i dati sugli occupati e disoccupati . L’ultimo dato nazionale da prendere in considerazione è il calo di 63mila occupati verificatosi sempre a maggio 2015 e sempre certificato dall’Istituto Nazionale.. Gli stessi dati mostrano un lieve calo della disoccupazione giovanile compensato però negativamente dall’aumento dell’inattività nella fascia d’età 15-24.I dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulle comunicazioni obbligatorie dei rapporti di lavoro attivati e cessati,rappresentano una situazione diversa e sempre relativi allo stesso periodo cioè maggio 2015 che certificano una sostanziale continuità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sia quantitativamente che qualitativamente. Ci è ben chiaro l’obiettivo del JOBS ACT e cioè soprattutto attraverso i decreti attuativi che è quello di diffondere forme di lavoro stabili, con il contratto a tempo indeterminato che deve essere privilegiato tra tutti e diventare la normalità per le nuove assunzioni, come dichiara l’art. 1 del d.lgs. 81/2015. Vero è però che nei primi mesi del 2015 vi è stato un netto aumento della percentuale di contratti a tempo indeterminato sul totale delle nuove attivazioni, ma si è ora interrotto. Dunque è legittimo osservare che esso sia stato determinato non dalla maggior flessibilità in uscita dell’istituto riformato, ma dallo sgravio contributivo che sembra aver già terminato il suo effetto. E’ legittimo concludere che è utilizzato uno strumento che non corrisponde alle sue esigenze sostanziali ma solo a quelle di contingenti di cassa e quindi di breve periodo. E’ anche legittimo porsi una domanda alla luce dei dati: come è possibile che cresca la produzione industriale e che l’occupazione sia ferma? Ancora sui dati ufficiali e questa volta andando oltre il nostro ombelico, e dunque ai dati dell’ OCSE con il Employment Outlook 2015 pubblicato il 9 luglio. Il Rapporto denuncia la scomparsa di molti dei lavori del settore manifatturiero ed essendo la produzione industriale italiana legata principalmente alla manifattura, questa è probabilmente anche la causa del nostro blocco. L’allarme di una grande quantità di lavori scomparsi a livello internazionale è oggi più forte e la grande componente di beni strumentali all’interno dell’aumento della produzione industriale può far immaginare la sostituzione di molti lavori svolti da uomini e donne nel periodo pre-crisi con macchine e questo è ancora più vero nel nostro paese. Quello che è indispensabile oggi in Italia soprattutto e subito è una struttura del mercato del lavoro che va oltre la categoria della subordinazione e perciò imbocca a gamba tesa una vera flessibilità, e per essere efficacie, deve superarne i limiti. Non c’è più tempo per i dibattiti dottrinali tra fazioni politiche e cervelli autoreferenziali bisogna in fretta applicare con forza il JOBS ACT e in particolare l’art’ 1 del dlgs 81/ 2015,in parte già ormai superato da una realtà che non ci aspetta. Inoltre è necessario subito una politica industriale che non rincorra solo le( per ora) salvate aziende come la Wirphool o la danneggiata ILVA che fa sempre più gola agli stranieri . La soluzione è nel rivedere la strategia che mette insieme capitale e lavoro e dunque la partecipazione e la responsabilità attiva ai risultati dei cambiamenti , una rivoluzione vera e propria delle forme contrattuali , della scuola che serve e non quella “poco buona” , della formazione professionale e del lavoro e dell’industria collegate fortemente per acquisire nuove competenze, una rete dei servizi pubblici e privati alle imprese e all’impiego, scommettendo così sull’innovazione e sulla formazione continua che chiedono sia il mercato che i nostri giovani. Basta dunque alle liti insopportabili che ci stanno trascinando in un buco sempre più nero.
OSTAGGI troppo silenziosi delle nevrosi gender
Sono giorni e giorni che siamo ostaggio di provvedimenti e discussioni sul gender (genericamente genere in italiano) molto e insopportabilmente pericolosi per la tenuta non solo del governo ma di un sano e realistico buonsenso e di tolleranza di ossessioni di una politica demagogica e disfattista piuttosto che innovativa. I fatti. La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato la tanto discussa riforma sulla scuola in cui art 1 comma 16 si legifera “ Obiettivo primario deve essere quello di educare alla parità e al rispetto delle differenze, in particolare superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini, ragazzi e ragazze, bambine e bambini, sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti, sia mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa”.” Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione ,dei principi di pari opportunita' promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parita' tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all'articolo 5-bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013 (La tanto magnificata quanto inapplicata a tutt’oggi legge contro la violenza di genere chiamata anche odiosamente femminicidio che è comunque stata finanziata).
NO LA CANNA DI STATO NO
Non condivido anzi la contrasterò con tutto il mio convincimento ( e non solo) questa proposta di legalizzare la cannabis o traccheggiare sulla marijuana o haschis come palliativi di eroina e cocaina. Credo fermamente che sia giunta l’ora, per le droghe leggere, di usarle con il controllo medico per alleviare le sofferenze umane fisiche di dolori di patologie devastanti , ma istituire punti di vendita di canne autorizzati dallo Stato credo che sia uno sbaglio addirittura criminale. Adottando poi il pretesto della “precauzione” quasi come prevenzione credo sia sinonimo di delinquenza e non c’entra l’etica e il moralismo bigotto e bacchettone. C’entra il mettere in circolo così come alcool e tabacco di Stato una illusione di benessere che porta all’abuso e alla malattia neurologica ed è causa sempre più spesso di morte non solo di se stessi ma di altri ed è sicuramente in tutto il mondo una calamità in mano ai narcotrafficanti e gli spacciatori prolifereranno ancora di più con una logica di mercato sempre più “tagliato di ecstasy”.. Mi ritengo una progressista riformista e non mi rassegno al declino inarrestabile di una società nichilista e irrazionale che si fuma il cervello. Soprattutto facciamolo almeno per i nostri nipoti che sono alla ricerca sempre più di valori e modelli di comportamento che attivano la responsabilità e l’intelligenza cognitiva non la bruciano. Lo slogan liberalizzare per contrastare è demenziale perché la libertà vera è quella di non farsi del male e non seguire il branco che si “fa”, la nostra libertà non può cominciare quando finisce quella degli altri e la rimozione e consapevolezza degli effetti sociali devastanti che determina negli otto milioni di consumatori italiani che sono “ormai abituati”. Non sento nessuna necessità di una legge autodistruttiva: siamo già messi abbastanza male senza farcene di più.
Alessandra Servidori - 2015-07-21
E pensare che si dicono ancora democratici
Comunque l’arroganza e l’ignoranza dell’attuale spezzatino PD sta portando il nostro BELPAESE “che fu” all’emarginazione europea e all’accelerazione del drammatico declino economico e sociale italiano. Lo vediamo tutti i giorni. E pensare che si dicono democratici. Esistono solo loro che si sono comprati i giornali le banche e bramosamente si stanno sbranando tra di loro .Nelle Regioni a cominciare dalla “buttana Sicilia” che sarà comunque èl a dimostrazione del fallimento delle Regioni Autonome spendaccione e traviate, su per la Campania, Puglia, Lazio e su su verso la mitica Emilia Romagna ( ancora e meno male in salute nonostante gli scandali e i rinvii a giudizio di suoi amministratori cooperanti e no) fino ad arrivare a Bologna dove un sindaco scelto da loro che si è dimostrato comunque un discreto amministratore ( pur tra gli sbagli), le correnti assatanate renziane cuperliane civatiane ecc ecc ecc ( senza parlare dei sellini integralisti arruffa arruffa) stanno cercando ( e mi auguro che falliscano!) di costringere il Sindaco Merola a ritirarsi sventolando varie bandiere con faccine di volta in volta nuove di candidature sempre fedelissime rosse che tingono e che hanno già i loro magnanimi lombi ben impostati su scranni di platino. Merola non merita questo trattamento bestiale e va aiutato a fare il secondo mandato .
Noi e il cancro
Dalla parte delle persone “lungo sopravviventi”
Ci chiamano così siamo sopravissute al cancro e ancora lo combattiamo con forza e coraggio. Molta forza ,tanto coraggio. Su una testata di un’ammiraglia della comunicazione è apparsa la notizia che alla facoltà di Medicina del Dipartimento di oncologia della Statale di Milano è istituito l’insegnamento su” l’Umanità” che mette al centro la persona e non solo l’anatomia e la scienza. Bene. Contemporaneamente sulla pagina seguente la storia di Chiara una giovane lavoratrice che con la sua tenacia ha ottenuto un protocollo dall’Inps di Trento perché le persone affette da malattie gravi NON siano più costrette a visite fiscali in sedi non domiciliari coatte. E’ un passo avanti che dobbiamo fare insieme,perché l’interdisciplinarietà e la sussidiarietà tra istituzioni è fondamentale per combattere il dolore, la sofferenza, la speranza di vita degli uomini donne bambini e bambine che incontrano la malattia grave che interrompe la vita. Anche all’Università di Modena e Reggio Emilia al Dipartimento giuridico è istituito un corso sulle Pari Opportunità nel lavoro pubblico e privato per insegnare alle giovani generazioni di studiosi come è importante la disciplina giuslavoristica e anche come cercare trovare e mantenere un lavoro in condizioni delicate quando si incontra la grave malattia e assicurare così pari opportunità contrastando eventuali discriminazioni.
C'è sete di armonia e di pace - ITALIA e GRECIA
La questione Greca dovrebbe fare calmare il giovane toscano sempre troppo ardito e rapace. L'arroganza non paga .Chissà se lui e i suoi amici dell’Ellade sanno che nel 1999 il Trattato di Maastricht impegnava tutti i paesi dell’Unione europea, salvo Regno Unito e Danimarca, ad adottare presto o tardi la moneta unica. Oggi sono 19 i Paesi su 28 che l’hanno fatto e assistiamo al 12esimo Paese che lo adottò uscirne per fare ritorno alla moneta che aveva lasciato. Chissà i nobili Padri della Magna come si rivoltano nella tomba. Nessun paese ha mai lasciato l’area euro, e i Trattati non prevedono procedure formali perché questo possa avvenire. Paradossalmente, sarebbe forse meno complicato uscire dall’Unione Europea che dalla sua moneta unica. E la decisione di lasciare l’euro dovrebbe essere il frutto di un lungo e incerto negoziato. E ora i giovani governanti “guasconi” greci che ad arroganza e a bugie non hanno nulla da invidiare al giovane toscano nostro , massacrati dai numeri dell’economia che parlano e dicono la verità, così come lo stato dell’economia italiana è evidente, le conseguenze della Grecia avranno una ripercussione drammatica e comunque sull’eurozona e dunque anche su di noi che a conti fatti ai 36miliardi di credito detti da Padoan aggiungendo gli 11 in valuta estera di effetto di trascinamento di debito bancario, rimaniamo in credito dalla Grecia quei 47 miliardi che tanto ci servirebbero.
Grecia, Italia ed Eurozona: la verità soltanto la verità
Si è consumato il più grave strappo all’interno dell’Eurozona dalla creazione della moneta unica. L’Europa non sbloccherà l’ultima tranche di prestiti da oltre 7 miliardi. La Grecia non rimborserà 1,6 miliardi di euro dovuti al Fmi entro il 30 giugno. Il fallimento greco è ormai evidente ,e il governo greco dovrebbe riconoscere le sceneggiate dei giovani governanti saliti al potere NON raccontando la verità agli elettori e facendo promesse inattuabili stando la situazione già allora drammatica ed evidentemente irrecuperabile se non attraverso una drastica politica di tagli alla spesa pubblica. Tsipras ha annunciato per il 5 luglio un referendum per chiedere ai propri cittadini se accettare o meno il piano europeo, ritenuto da lui stesso contrario alle regole europee e umiliante per i greci. Merkel ha giustamente precisato che il quesito è fuorviante, la vera questione è se rimanere nell’euro o tornare alla dracma. Nel frattempo i greci si sono ritirati i loro risparmi attraverso i bancomat prelevando quanto più possibile e il governo ha da oggi chiuso le banche. Non sappiamo se esiste ancora ad oggi la possibilità che la Bce non aumenti la liquidità d’emergenza alle banche greche ma di non cancellarla, mentre il Fmi potrebbe non dichiarare immediatamente il default ma limitarsi a rimarcare il mancato pagamento, in attesa dell’esito del referendum.
Decreto semplificazioni.Scena prima: controllo a distanza
Sfogliando la margherita: decreto semplificazioni. Scena prima:Controllo a distanza e dubbi concreti
Il decreto prevede all’art. 23 la proposta di Modifica all’articolo 4 della legge 300/1970, Statuto dei Lavoratori. La norma disciplina, da allora, se e come i datori di lavoro possono usare impianti audiovisivi e altri strumenti di controllo sul posto di lavoro e l’intervento aggiornato normativo si sta rendendo necessario perché l’evoluzione tecnologica e le strumentazioni che i datori di lavoro oggi possono utilizzare hanno determinato una serie di dubbi in merito alla sua applicabilità, in particolare del comma II che oggi obbliga le aziende a raggiungere un accordo sindacale quando utilizzano sistemi di controllo per esigenze produttive, organizzative o di sicurezza e da cui ovviamente deriva anche la possibilità di controllo dell’attività lavorativa. La norma è stata oggetto di pronunce della Corte di Cassazione,( sentenza n° 15892/2007, n° 4375/2012 che rigurdano rispettivamente il controllo dei parcheggi aziendali e ai sistemi di content filtering).Inoltre anche la sentenza della Corte di Cassazione n° 2722/2012, ha ammesso controlli difensivi preventivi e reattivi nonché illeciti che si risolvono nel mero non lavoro e altri che pongono in essere anche una aggressione a un bene oggetto di tutela di titolarità dell’azienda, che prevedono di evitare l’accordo sindacale escludendo quindi che in certe situazioni siano già escluse dal campo di applicazione dell’Art. 4 comma 2 legge 300/1970. E’ evidente che essendosi aggiornate le tecniche anche informatiche legate alla sicurezza, ed essendoci sempre stato comunque un controllo indiretto del comportamento del lavoratore sul posto di lavoro, la situazione giurisprudenziali deve aggiornarsi anche per le possibili nuove installazioni e della conseguente (o meno) applicabilità dell’obbligo di accordo sindacale che comunque rimane necessario. Il decreto prevede alcune novità.
JOBS ACT: penultimo atto nella nebbia
L'approvazione da parte del Consiglio dei ministri dello scorso 11 giugno di altri quattro decreti attuativi del Jobs Act, non porta in dote al sistema del mercato del lavoro certezze, anzi pone altri robusti interrogativi su come verrà applicata la governance dei provvedimenti nella loro concreta attuazione. L’obiettivo chiaro è una deregolamentazione, notevoli differenziazioni nel mondo del lavoro, sia sui contratti che sulle tutele, e un aumento esagerato del potere delle imprese ( magari singole e non è detto associate) senza elementi di riequilibrio in favore del sistema lavoro. La chiamano “innovazione e semplificazione” ma in verità si è realizzata una riduzione sostanziale della qualità del lavoro, degli spazi di contrattazione che lo rendono più povero e più fragile e sicuramente non maggiormente sviluppato e inclusivo . Tempi lunghi e indefiniti di attuazione di un nuovo ed efficace sistema ( le coperture economiche e l’organizzazione delle nuove strutture in capo a inps appaiono confusamente lontane anni luce ) sia per i lavoratori occupati, così come quelli in sospensione da lavoro o disoccupati, la struttura del sistema di welfare in confusione. In materia di ammortizzatori si interviene con una riduzione dei tempi di copertura e degli strumenti a disposizione dei lavoratori. L'introduzione del meccanismo per le aziende del bonus malus, pensato quale deterrente, potrebbe favorire i licenziamenti, visto l'aumento del costo delle contribuzioni nell'uso degli strumenti di “cassa “ e ha un bel da dire Poletti che vigilerà contro gli abusi. Chi vigilerà?
ROMA e BOLOGNA cambiamo passo
Abitare a Bologna, una volta, significava stare in un posto davvero all’avanguardia, significava conoscere e partecipare all’eccellenza italiana. Bastava dire “vivo a Bologna” per suscitare lo sguardo ammirato dei più attenti estimatori della democrazia progressista .A quella visione figlia di un passato glorioso, oggi se ne oppone , un’altra : Bologna è lo specchio del declino della politica e del territorio italiano. Non sono la sola però che si ribella a questa rassegnazione. Sicuramente l’assenza di politici di rango è un altro segno del tempo. Un tempo che non è semplicemente “Il numero del movimento secondo il prima e il poi” come sosteneva Aristotele nella Fisica, ma è un succedersi di avvenimenti a velocità variabile. E l’agogica del tempo delle relazioni tra politica e cittadini. In pochissimi anni c’è stata anche a Bologna una accelerazione inaspettata, si è passati dalla partecipazione alla indifferenza, al fastidio e al rifiuto di qualsiasi confronto, anche di merito, con la cittadinanza. Ci sono tramonti e tramonti ,ma quella dell’anima diessina e post comunista è un tramonto inarrestabile, con una resa dei conti al loro interno che non tiene conto di noi, gli altri, i cittadini che non sono pidiessini. Correnti a non finire nascono tutti i giorni e la ditta si è frantumata in tante piccole e inutili aziendine.
TERZO ATTO: DONNE CANNIBALI al Governo
ATTO TERZO: DONNE AL GOVERNO. Ma NOI NON ABBIAMO PAURA DI DIRE LA VERITA' - DONNE CANNIBALI
Il nostro inarrestabile contributo ai programmi di governo oggi si sofferma sugli ultimi tre decreti attuativi del JOBS ACT del quale seguiamo puntualmente le evoluzioni. Il consiglio dei Ministri ha licenziato in via definitiva in attuazione della legge n. 183 del 2014 il decreto recante misure per la conciliazione delle esigenze di cura, vita e di lavoro; e il testo organico semplificato delle tipologie contrattuali e revisione della disciplina delle mansioni;e 4 decreti legislativi rimangono ancora in esame preliminare sempre in attuazione della legge n. 183 del 2014, recanti disposizioni in materia di:razionalizzazione e semplificazione dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale;riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro;riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive;razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini ed imprese ed altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità. Ritengo importante soffermarmi prima di tutto sul decreto definitivo per la conciliazione delle esigenze di cura,vita e di lavoro. In estrema sintesi il decreto in attuazione dell’articolo 1, commi 8 e 9, della legge 10 dicembre 2014, n. 183,interviene prevalentemente, sul testo unico a tutela della maternità (n° 151 del 26 marzo 2001 e successive integrazioni e modifiche), e reca misure volte a sostenere le cure parentali e a tutelare in particolare le madri lavoratrici. Il decreto interviene sul congedo obbligatorio di maternità, al fine di rendere più flessibile la possibilità di fruirne in casi particolari come quelli di parto prematuro o di ricovero del neonato. Il decreto prevede un’estensione massima dell’arco temporale di fruibilità del congedo parentale dagli attuali 8 anni di vita del bambino a 12. Quello parzialmente retribuito (30%) viene portato dai 3 anni di età-di oggi- a 6 anni di età del bambino; per le famiglie meno abbienti tale beneficio può arrivare sino ad 8 anni. Analoga previsione viene introdotta per i casi di adozione o di affidamento.