Diritto e potere Scena 2
Alessandra Servidori -
http://formiche.net/2016/05/25/cosa-faranno-regioni-con-riforma-della-costituzione/
Diritto e potere scena 2- mercoledì 25 maggio 2016
Già da queste pagine abbiamo più volte affrontato nel merito gli argomenti delle politiche intraprese da questa confusa legislatura. Ci soffermiamo ancora -e fino ad ottobre lo faremo sistematicamente- sulla vicenda che ha spaccato e spacca l’Italia in questi giorni. Che non è la campagna elettorale che chiamerà i cittadini italiani a scegliersi i prossimi amministratori ( di cui ancora una volta non emergono i programmi dei vari candidati) ma tutta incentrata su una dimensione politica molto debole,soprattutto che danneggia l’avvenire e le scelte che possono aiutare l’italia ad uscire dalla secca. Stiamo parlando ancora una volta di Riforma della Costituzione Italiana. E dobbiamo pretendere da chi ha presentato la legge sobrietà e obiettività, competenza e non furore. Se poi NON sono in grado di approfondire il merito e ne fanno solo una questione di vittoria o sconfitta,il popolo italiano saprà poi decidere. La fiducia si guadagna anche argomentando le scelte compiute dettagliatamente. Di cosa si parla nel merito : di come ridurre i parlamentari , del ruolo e dei componenti del Senato delle autonomie locali e della prevista ma non certa -capacità di svolgere un ruolo di dinamicità del percorso legislativo-, del nuovo sistema di elezione del Presidente della Repubblica , della elezione e scelta dei componenti della Corte Costituzionale, dell’abolizione del Cnel, della competenza e risorse delle Regioni ,dell’equilibrio dei poteri a favore dell’esecutivo poiché stando l’Italicum ( peraltro in attesa di pronuncia sulla possibile incostituzionalità sollevati da alcuni tribunali) di consentire ad un partito o coalizione che ha vinto al primo turno e non con una maggioranza consistente di voti, di governare il futuro che avanza. E il futuro è già l’oggi. Meditiamo dunque nel merito dei problemi che L’Italia sta vivendo. Una politica industriale governativa carente che deve fare i conti con le novità incalzanti del 4.0 cioè figlia della quarta rivoluzione industriale, che porterà alla produzione del tutto automatizzata e interconnessa. Presenta rischi e opportunità: la perdita di 5 milioni di posti paventata da uno studio diffuso al World Economic Forum, ma anche lo sviluppo dello Smart Manufacturing-L’Italia ne esce con un pareggio (200mila posti creati e altrettanti persi), meglio di altri Paesi come Francia e Germania. A livello di gruppi professionali le perdite si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti. Secondo la ricerca compenseranno parzialmente queste perdite l’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneria.Cambiano di conseguenza le competenze e abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma diventeranno più importanti il pensiero critico e la creatività. Proprio perché lo scenario è in rapida evoluzione, dobbiamo attrezzarci per cogliere i benefici dello Smart Manufacturing, l'innovazione digitale nei processi dell'industria. Dunque una politica industriale nuovissima che vivrà e se il territorio e le Regioni sapranno riconvertire e valorizzare le risorse umane. Ma se con la proposta di Riforma Costituzionale si priveranno le Regioni di risorse ma si darà a loro il compito di governare il settore dell’industria è legittimo porsi la domanda : come ? Come coinvolgere Università ,centri di ricerca, città metropolitane, piccole e medie aziende che sono il nostro patrimonio? Da Palazzo Chigi?
INVITO :27 maggio UNIMORE INSIEME CONTRO IL CANCRO
INVITO AGLI AMICI E AMICHE 27 maggio 2016
CESLAR-DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA-UNIMORE
Facoltà di Medicina –Dipartimento Giurisprudenza
UNA Mattinata DI STUDIO, RIFLESSIONI e PROPOSTE CONCRETE PER LE POLITICHE Attive contro il cancro
AULA CONVEGNI UNIMORE-MODENA
il 27 maggio dalle ore 10 alle ore 13 –Via S.Gemignano 3- Insieme contro il cancro
Apertura lavori Rettore – Saluti Preside Giurisprudenza Preside Medicina
Presentazione Road Map Barbara Maiani: da dove siamo partiti dove andiamo
Coordina la mattinata : Rosanna Santonocito-JOB 24 Il Sole 24 Ore
Interventi programmati delle Associazioni capolista del Manifesto :
Noi tutti per Bologna
TutteperItalia
Istituto Ramazzini
AIL-Modena
Lotus –Reggio
Susan Komen
Ant-Modena
Onconauti Go forlive
Lilt
Lill
AIG
Obiettivo lavoro
Europa Donna
Il cesto di ciliegie
Rappresentante Curia Modena
Conclusioni operative Alessandra Servidori
*Hanno aderito:
SENATORE MAURIZIO SACCONI- Presidente Commissione Lavoro Senato
SENATORE GIOVANNI BATTAFARANO-Presidente Associazione Lavoro e Welfare
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Cronaca di una campagna elettorale referendaria tra diritto e potere.Scena 1
Alessandra Servidori
Cronaca di una campagna elettorale referendaria tra diritto e potere. Scena 1
Matteo Renzi e Maria Elena Boschi hanno dato il via alla campagna di ottobre per il sì in due città diverse. Lui a Bergamo , lei a Reggio Emilia. Le cronache giornalistiche e televisive hanno evidenziato che sia il giovane toscano che la coetanea ministra hanno evocato due persone che nella storia del PC I hanno avuto un ruolo dominante: Enrico Berlinguer e Nilde Iotti. Ma tirare per la giacchetta (da morti) i due miti non ha reso onore a nessuno dei due della coppia più scalpitante del momento. Basta documentarsi un po’ e viene fuori la vera storia di Berlinguer e Iotti in un contesto a fine anni ottanta molto curioso. Berlinguer e Iotti sono stati in tempi diversi ma eguali per stile e valori, due convinti sostenitori e Leonilde- detta Nilde-in persona madre costituente, di una modifica della Carta ma in un percorso sicuramente bicamerale. Cosa che come ben sappiamo non è accaduta vista la modalità del transito mercenario della legge in parola. L’Enrico stimato dal suo popolo per il coraggio innovatore nel rivisitare il partito ancora troppo vetero filo/sovietico, sappiamo bene che teorizzò l’abolizione del senato e la diminuzione dei parlamentari ai tempi in cui i socialisti e i democristiani dominavano la scena, soprattutto per rilanciare un partito in declino. Ma fu proprio Iotti, robusta figura di garanzia istituzionale in quanto Presidente della Camera, che modificò la posizione dell’intero Pci, immaginando un percorso equilibrato- appunto costituente- in cui il Senato diventasse una camera delle Regioni e il parlamento fosse coinvolto con il rispetto che si deve a chi rappresenta- eletto però- il popolo italiano . Non il pasticcio che ci troviamo di fronte oggi . Se si fosse percorso la via della costituente parlamentare il tema serio e decisivo come quello della vita del Paese e di un cambiamento della Carta per una governabilità stabile sarebbe stato realizzato . Questo governo al contrario, con una evidente arroganza e una limitata competenza, ha strattonato la Costituzione Italiana in 40 articoli , disegnando confusamente un Senato che non si capisce come sarà formato, che competenze avrà e che razza di salvacondotto -detta pomposamente immunità- avranno i suoi componenti, per lo più come aggravante, tutti in cravatta. Alla faccia della parità e democrazia rappresentativa per cui Boschi mentre firmava per la raccolta di sì a Reggio Emilia,evocava strumentalmente e contraddicendosi nei fatti, il ruolo delle donne italiane chiamate al voto 70 anni fa,nella città che dette i natali a Iotti . Si crea con questa proposta di legge un mostro che divide il popolo italiano, una Camera delle Autonomie che sarà un doppione della attuale Conferenza Stato Regioni già di per sé complicata nel ruolo di funzione istituzionale , che annienta però l’autonomia delle Regioni ordinarie, gli toglie le risorse ma contemporaneamente e schizofrenicatamente gli assegna competenza esclusiva in materia di industria , artigianato, e rafforza quelle a statuto speciale che, si sa ,sono bacini incontrollati di sprechi. Dunque il dannato Titolo V partorito dalla pessima Legge Bassanini che ci è costata e ci costa uno sfondamento sistematico della spesa pubblica e dunque l’aggravamento del debito pubblico,continua e continuerà a straripare con i dipendenti delle ex province nascosti nei sottoscala ma pur sempre retribuiti, con una Europa indebolita - balbettante- che rimanda i conti di bilancio italiano al 2017. Brutta partenza per una campagna elettorale.
ISTAT :ITALIA ALLA DERIVA
ALESSANDRA SERVIDORI - ISTAT :ITALIA ALLA DERIVA
Rapporto Istat : una depressione inarrestabile del nostro Paese .Si tratta di un nuovo record negativo, non si era mai arrivati così in basso. Il dato avrà conseguenze nefaste sull'invecchiamento della popolazione e sull'economia. Un paese con pochi giovani ha una domanda debole e un'economia stagnante e rischia di precipitare nella spirale senza uscita della stagnazione secolare. Andando poi a studiare a fondo il Rapporto dalle stime è confermata la frenata della spinta alla natalità da parte anche degli immigrati,ma non da oggi ma bensì dal 2012.Oggi in Italia siamo 60 milioni e viviamo fino a 80 anni e incrociando poi i dati delle regioni e delle dimissioni ospedaliere( per cui la Ministra Lorenzin aveva anticipato ieri in una dichiarazione “la tragedia delle poche nascite è apocalittica”) in Emilia Romagna e Toscana, ad esempio,abbiamo in calo delle nascite compreso tra il 3 e il 5%, quindi,per la prima volta regioni famose per i loro sistemi di welfare accogliente, segnano il passo in linea con il dato nazionale. Riguardo alle cause, ci sono più fattori. Intanto lo stesso invecchiamento della popolazione ha ridotto il numero di donne giovani, tra quelle in età fertile, rendendo le gravidanze più difficili e definendo le nuove mamme “attempate”. E' un dato sociale ormai acclarato, inoltre, quello secondo cui le coppie aspettano a fare i figli per vari motivi, legati tra l'altro anche all'instabilità economica e quindi alla crisi, ma non soltanto. C’è incertezza sul futuro e la famiglia paga le cause non mettendo più al mondo figli. La questione più sconcertante è che persiste una confusione tra i dati segnalati dai vari istituti e ministeri sul mercato del lavoro e ovviamente sulla nuova occupazione. Mentre infuria la bufera sulle campagne elettorali fatte a suon di colpi di machete sugli scandali ,i temi del sostegno alla famiglia non li trovi nei programmi dei candidati. Dunque la famiglia , sì quella indicata dalla nostra “Cattedrale Costituzionale” ,fatta da un uomo e una donna che procreano,che sono e rimangono il miglior ammortizzatore sociale che ha permesso allo Stato di stare ancora in piedi,facendosi ancora carico delle inefficienze per i disabili,i minore,gli anziani,i figli che non trovano lavoro e restano in casa con i genitori ,disoccupati e privi di speranza per il futuro. L’aggressione sociale e culturale inflitta alla famiglia con imposizioni fiscali e strumentalizzando la lotta contro l’omofobia con l’equiparazione alle unioni civili, tartassando la scuola con programmi scolastici deliranti e sceneggiando anche attraverso i media la famiglia allargata, quella invece c’è negli slogan dei futuri sindaci.E però e però ,senza famiglia stabile disposta a mettere al mondo figli e ad educarli e ad amarli,la società entra in crisi profonda e questo è evidente già da ora. Dunque i dati di Istat oggi confermano che questo governo e quelli che verranno hanno problemi emergenti che vanno oltre le unioni civili e la riforma della costituzione violata, con i quali isterismi demagogici hanno occupato e occuperanno i prossimi mesi della politica nostrana. Chi verrà eletto avrà il problema di imboccare la via maestra della ripresa economica,della crescita della conseguente creazione di posti di lavori perché i giovani di oggi possano contare su un reddito sufficiente quando non solo si ritireranno dal lavoro, ma prima ancora possano procreare e investire in un progetto di vita . Allora Renzi per una volta sola,faccia il Presidente del Consiglio e faccia concretamente quello che dice e che non fa :”Il debito pubblico va ridotto non perché ce lo chiede l’Europa ma perché ce lo chiedono i nostri figli”.Altrochè flessibilità consociativa e il padre di famiglia solo per esibire la prole a Francesco!
NOTIZIE PER LE DONNE:IN CHIESA PER VIVERE ANCORA PIU' A LUNGO!
Alessandra Servidori NOTIZIE PER LE DONNE : IN CHIESA PER VIVERE ANCORA PIU' A LUNGO
Un amico mi ha mandato il risultato di uno studio USA molto interessante condotto su una coorte del Nurses’ Health Study pubblicata online first su Nurses’ su JAMA Internal Medicine dal quale risulta che donne che vanno spesso in chiesa vivono più a lungo. E si ammalano meno di cancro e di malattie cardiovascolari. Uno studio Usa che pone interrogativi seri poiché l’importanza dei numeri e la durata del follow up sono assolutamente di peso. Il team diretto da Tyler J. VanderWeele della Harvard T.H. Chan School of Public, USA e colleghi hanno valutato la correlazione tra la frequentazione di funzioni religiose e la mortalità in una coorte di donne, utilizzando le risposte raccolte attraverso un questionario e seguendole per 16 anni. La maggior parte delle partecipanti a questo studio era di religione cattolica o protestante. Tra le 74.534 donne che nel 1996 avevano risposto al questionario, 14.158 hanno riferito di andare in chiesa più di una volta a settimana, 30.410 una volta a settimana, 12.103 meno di una volta a settimana e 17.872 di non andarci mai. Le più assidue frequentatrici di servizi religiosi mostravano in generale meno sintomi depressivi ed erano più spesso sposate e non fumatrici. Inoltre in questo gruppo di donne nel corso dei 16 anni di follow up si sono registrati 13.537 decessi, tra i quali 2.721 per malattie cardiovascolari e 4.479 per cancro. Tuttavia le grandi frequentatrici di funzioni religiose hanno presentato un rischio di mortalità ridotto del 33% durante i 16 anni di follow up, rispetto a quelle che non mettevano mai piede in chiesa. Quelle che frequentavano la chiesa una volta a settimana hanno visto il loro rischio di mortalità ridursi del 26%, mentre le frequentatrici meno assidue potevano contare comunque su una riduzione di mortalità del 13%. Lo studio suggerisce dunque che chi partecipa a funzioni religiose più di una volta a settimana, presenta un rischio di morire per cause cardiovascolari e per tumori ridotti rispettivamente del 27% e del 21%, rispetto a quelle che non vanno mai in chiesa. Secondo gli autori un importante contributo a questa riduzione di mortalità va ricercato nella minor presenza di sintomi depressivi, in un maggior ottimismo di fondo, in una meno frequente abitudine al fumo e nel poter contare su un supporto sociale .E’ ovvio che sono risultati tuttavia che non possono essere generalizzati, ammettono gli autori, anche perché la maggior parte delle partecipanti erano cristiane, bianche, lavoravano come infermiere e potevano contare dunque su un buon salario e su un bagaglio di conoscenze che predisponeva ad uno stile di vita salutare. Non è possibile dunque rintracciare in questo studio un sicuro rapporto causale tra l’andare in chiesa e il veder abbattuto il proprio rischio di morte e d’altronde non è ipotizzabile il fatto di poter organizzare un trial randomizzato caso-controllo su chi va in chiesa e chi no. Ma la notizia e comunque interessante.
MANIFESTO del BUONSENSO a difesa della Costituzione NO
ALESSANDRA SERVIDORI - No alla costituzione violata – MANIFESTO del BUONSENSO
Ai giovani che mi chiedono un parere sul referendum sulla Costituzione io rispondo così.
*Prima di tutto per non offendere l’intelligenza degli italiani giovani e grandi e scivolare nella rassegnazione nell’oblio dell’antipolitica ,è necessario dare un buon esempio del modo in cui bisogna discutere il merito delle riforme sottoposte a referendum, contrastando la tendenza a farne un plebiscito sul Governo.
* Democrazia –demos-crazia- significa idee e progetti politici capaci di suscitare consenso, partecipazione, sostegno non rassegnazione . Una riforma costituzionale va promossa da un Parlamento legittimo.
*Questo è un Parlamento illegittimo in quanto eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale e antidemocratica : deputati e senatori nominati e non eletti; premio di maggioranza abnorme che ha scollato gli eletti dagli elettori. La Corte costituzionale si è pronunciata contro testualmente “ Si è rotto il rapporto di rappresentanza” . Quella sentenza avrebbe dovuto tempestivamente, per mezzo d’una nuova legge elettorale conforme alla Costituzione, portare a nuove elezioni, per ristabilire il rapporto di rappresentanza. Esiste una questione di legittimità che è una diffida su questo governo ,che ha votato una riforma costituzionale forte di un incostituzionale premio di maggioranza.
*Questo è un Governo illegittimo e non può essere governo costituente: sono i governi dei dittatori quelli che, preso il potere, si danno la propria costituzione: costituzione non come patto sociale e garanzia di convivenza ma come strumento, arma violenta del proprio potere. E’ il popolo e la sua rappresentanza, in democrazia che sono “costituenti”. I governi, poiché sono espressione non di tutta la politica, ma solo d’una parte, devono rispettare la Costituzione, non violarla forti dei numeri acquisiti nella compravendita di parlamentari.
*L’arroganza e la prepotenza hanno dominato e continuano a dominare il percorso parlamentare ostaggio : disegni di legge imposti all’approvazione del Parlamento con minacce di scioglimento, di epurazione, sostituzione dei dissenzienti, transumazioni di mercenari parlamentari alla riffa di posti e favori, eliminazioni delle discussioni parlamentari, caducazione di emendamenti, fino ai voti di fiducia, come se la Costituzione e le istituzioni fossero materia appartenente al governo, fino a raggiungere la questione di fiducia posta addirittura agli elettori, sull’approvazione referendaria della riforma con una spregiudicatezza vergognosa, con la morte della politica soffocata dalle minacce.
*Noi entriamo nel merito di questo testo non solo nel metodo come vorrebbero coloro che trattano il popolo come asservito .Le riforme costituzionali sono anche tecniche. A ogni modifica della collocazione delle competenze e delle procedure corrisponde una diversa allocazione del potere.
*Nel testo in oggetto di analisi per l’effetto congiunto della legge elettorale e della riforma costituzionale, è evidente l’umiliazione del Parlamento elettivo davanti all’esecutivo; l’esecutivo, un organo che, non essendo “eletto”, potrà derivare dall’iniziativa del Presidente della Repubblica che – come è già avvenuto – agirà per ottenere la fiducia della Camera.
*In merito alla definizione delle competenze legislative da esercitare insieme dalla Camera e dal Senato,nella tradizione costituzionale il Senato non ha tanto la funzione di garanzia contro eventuali eccessi della Camera (anche perché nella nostra storia è stata sempre, fino agli anni recentissimi, espressione dei medesimi rapporti fra maggioranza e opposizioni), ma piuttosto la funzione di rappresentare istanze differenziate della società. La scelta, quindi, di configurare esplicitamente il Senato come camera rappresentativa delle istituzioni territoriali — le Regioni — poteva apparire ineccepibile. Il problema è il modo in cui la riforma lo fa, non mettendo i nuovi senatori nelle condizioni di esprimere unitariamente la volontà delle rispettive Regioni, e negando al Senato funzioni di efficace dialogo e raccordo con la Camera e con il Governo sui temi delle autonomie e dando ai senatori una immunità incomprensibile. La composizione del Senato è la rappresentazione più lampante dell’ignoranza legislativa : non si capisce se i senatori rappresenteranno le Regioni in quanto enti, i gruppi consiliari oppure le popolazioni; non si capisce poi se saranno effettivamente scelti dagli elettori o dai Consigli regionali. Saranno eletti – si scrive – dai Consigli regionali “In conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri”. Ma, se queste scelte saranno vincolanti, non ci sarà elezione ma, al più ratifica; se non saranno vincolanti, come si può parlare di “conformità”.Il testo sottoposto a referendum fa una scelta radicalmente sbagliata sul regionalismo: non limitandosi a correggere alcuni evidenti errori, da tutti ammessi, della riforma del 2001, ma configurando un nuovo quadro nel quale l’autonomia legislativa delle Regioni viene praticamente ridotta a zero, senza nemmeno il beneficio di una maggiore chiarezza nel riparto di competenze e quindi senza scongiurare il rischio del contenzioso Stato-Regioni. Vera è l’oscurità insita in norme come quelle che riservano alla competenza «esclusiva» dello Stato materie tipicamente regionali quali il governo del territorio, ma limitandole al compito di dettare «disposizioni generali e comuni». Che significa «disposizioni generali e comuni», al di là dell’ovvietà per cui le norme legislative sono «astratte e generali» e non contengono provvedimenti concreti, e valgono in tutto il territorio nazionale? Non è vero che le Regioni con l’attuale Costituzione siano «ferme al livello amministrativo». Al contrario, è proprio da questa riforma che uscirebbe un sistema di Regioni (diseguali fra loro per dimensione, per cultura istituzionale prevalente, per capacità operative) ridotte al rango di super-Province (abolite le storiche Province amministrative), prive della possibilità di esprimere le potenzialità dell’autonomia sul terreno legislativo. Sappiamo bene che in Italia da sempre si confrontano due «scuole» del diritto amministrativo, quella «romana»,e quella «nordica», cui corrispondono diverse sensibilità sul tema dell’autonomia. In ogni caso, il principio dell’autonomia è iscritto fra i principi fondamentali della Costituzione (art. 5).Non si può nei fatti negare e garantire i diritti fondamentali dei cittadini sociali e civili che vadano tutelati egualmente in tutto il territorio (ciò a cui provvedono già norme precise della Costituzione vigente): bisogna lasciare spazio reale alle iniziative delle comunità territoriali substatali, sostituendosi al tradizionale centralismo dello Stato «napoleonico» anche per garantire quella comunità sociale e sussidiaria che è la vera forza in campo per lo sviluppo del paese. Il cambiamento prospettato avverrebbe oltre tutto senza nemmeno il contrappeso di una vera «Camera delle Regioni» in grado di intessere un dialogo non subalterno con le istanze centrali.
* Il cambiamento prospettato NON assicura neanche il rispetto della parità dei diritti di rappresentanza tra uomini e donne nelle presenze parlamentari avendo ancora una volta negato nei fatti l’incipit non solo della Costituzione Italiana ma della Carta dei Diritti Universali,senza norme di garanzia che operino questa civile democrazia. Ecco perché la riforma non è un passo avanti, ma uno indietro.
* Un pasticcio vergognoso una incomprensibile e volgare violazione dell’intelligenza costituzionale ricorrendo a frasi sconnesse a citazioni di articoli della sovrana Costituzione operante palesemente massacrata (art 71,art 65,57,sesto,ecc… comma, secondo ecc..periodo, una lunghissima fila di numeri e citazioni pasticciate di incompetenti pseudo costituzionalisti ignoranti): un decreto mille proroghe in buona sostanza .Nel pasticcio la questione più evidente è l’accentramento a favore dello Stato , dell’esecutivo a danno dei cittadini e della loro rappresentanza parlamentare. Una Costituzione che NON è patto solenne che unisce un popolo sovrano che così sceglie come stare insieme in società: questo pasticcio non unisce ma divide. Non si tratterà di un giudizio su una Costituzione destinata a valere negli anni, ma di un voto su un governo temporaneamente in carica. Abbiamo già ora una campagna referendaria in cui il governo ha una presenza battente, come se si trattasse d’una qualunque campagna elettorale a favore di una parte politica, e farà valere il “plusvalore” che assiste sempre coloro che dispongono del potere e delle risorse economiche, complice anche un’informazione ormai quasi completamente allineata.
*Noi dobbiamo assicurare una informazione corretta e anche tecnica : noi non possiamo accettare per i nostri figli la razionalizzazione d’una trasformazione essenzialmente incostituzionale, che rovescia la piramide democratica. Le decisioni politiche, da tempo, si elaborano dall’alto, in sedi riservate e poco trasparenti, e vengono imposte per linee discendenti sui cittadini e sul Parlamento, considerato un intralcio e perciò umiliato in tutte le occasioni che contano. La democrazia partecipativa è stata sostituita da un sistema opposto di oligarchia riservata.
*Le “riforme” che si stanno compiendo chiamate costituzionali sono in realtà adeguamenti della Costituzione a questa realtà oligarchica. Poiché siamo per la democrazia, e non per l’oligarchia, siamo contrari a questo adeguamento spacciato come riforma di
un esistente che non ci piace affatto perché portatore di disgregazione costituzionale e di latenti istinti autoritari come quelli consumati a proposito di una chiara violazione del diritto di intendere la famiglia pavesati nella recente legge sui diritti civili. Si tratta evidentemente dell’occupazione dei posti strategici dell’economia, della politica e della cultura che forma l’ideologia egemonica del momento. Si tratta, per portare a compimento questo disegno, di eliminare o abbassare gli ostacoli (pluralismo istituzionale, organi di controllo e di garanzia) che frenano il libero dispiegarsi del potere che si coagula negli organi esecutivi. Non occorre eliminarli, ma appiattirli ugualizzarli, standardizzarli,che significa l’opposto del far opera costituente.
*Per quanto poi riguarda l’eliminazione dei costi della politica e di organismi come il CNEL , sono argomenti deboli molto deboli, perché oltre al costoso cnel (servito solo a piazzare ex sindacalisti e neanche a raccogliere dati sui contratti e l’economia reale che potevano farci capire come si era ingessato il diritto del lavoro), la riduzione dei costi della politica avrebbe potuto essere perseguito in diversi altri modi: riduzione drastica del numero dei deputati, perfino abolizione pura e semplice del Senato in un contesto di garanzie ed equilibri costituzionali efficaci. Non è stato così.
Si è voluto puntare sulla demagogia alimentata nella lunga tradizione antiparlamentare e antipolitica di cui questo governo è la rappresentazione più plastica . Aver unificato in un unico voto referendario tanti argomenti tanto diversi (forma di governo e autonomie regionali) è un e trucco costituzionalmente scorretto, che impedisce di votare sì su quelle parti della riforma che, prese per sé e in sé, risultassero eventualmente condivisibili.
*Dov è in questo Testo la sovranità del Popolo che l’art. 1 della Costituzione pone e che l’art. 11 autorizza bensì a “limitare”, ma precisando le condizioni (la pace e la giustizia tra le Nazioni) e vietando che sia dismessa e trasferita presso poteri opachi e irresponsabili?Il popolo sovrano è stato spodestato. Se manca la sovranità, cioè la libertà di decidere da noi della nostra libertà, quella che chiamiamo costituzione non più è tale. pL’impegno er il No al referendum ha il significato di opporsi alla perdita della nostra sovranità, difendere la nostra libertà.
BOSCHI e Pari Opportunità
Alessandra Servidori
E ora il /la Ministra per le Pari opportunità -http://formiche.net/2016/05/12/consigli-non-richiesti-maria-elena-boschi-pari-opportunita/
Mentre ci stavamo chiedendo che fine hanno fatto le politiche di Pari opportunità dopo che la sua fedelissima deputata aveva lasciato l’incarico a Palazzi Chigi,Matteo Renzi ha dato la delega alle Pari opportunità alla Ministra Boschi . Nell’augurare garbatamente alla Ministra un buon lavoro , diamo alcuni consigli non richiesti per non perdere altro tempo prezioso posto che nella frenesia di unioni civili messe in fiducia, le politiche di Pari opportunità tutte dirottate sui gay che occupano l’altro Ufficio per le Pari Opportunità di generi (UNAR), anche con cospicui finanziamenti, ci auguriamo che Boschi metta un po’ di ordine. Le signore Ministre sono state darwinamente eliminate e sottodimensionate. Al Ministero degli Esteri dopo Mogherini ci è andato un signore, alla Famiglia un altro signore , all’Economia dopo Guidi un altro ragazzone transumato dall’Europa, alle Politiche Regionali dopo la sfortunata Lanzetta, un altro signore. Più o meno esperti e uomini. I vari organismi di Pari opportunità dopo una stagione di iniziative e di alleanze soprattutto interdisciplinari per gestire le sempre più corrose risorse che dal 2008 in poi sono state tagliate dall’emergenza economica, non si fanno funzionare. E neanche a dirlo non solo con poca spesa ma anche come scelta politica di azzeramento , li hanno bloccati. Chissà come funzionerà quella cabina di regia che il ministero del lavoro doveva mettere in piedi per usare quei 40 milioni ( il 10% delle risorse previste dal DLGS 81/2015 e finanziato con la legge di stabilità per il 2016) per defiscalizzare le prassi di flessibilità lavorativa agganciate alla produttività che per uomini e donne che lavorano e per aziende illuminate si possono dirottare e usare per la conciliazione tempi di vitae di lavoro sia per il lavoro pubblico che privato? Boschi riuscirà nel suo essere una e trina , valorizzare il ruolo di alcuni provvedimenti che possono sostenere le politiche di Pari opportunità. E le associazioni femminili che in queste ore si congratulano con Boschi , si accontentano di qualche sfilata sul red carpet del Governo e del Quirinale per i 70 anni del voto alle donne? Le politiche di rango sono anche quelle che assicurano la parità e dunque entrambi maschi e femmine in Parlamento. Ma come agirà Boschi in rappresentanza delle politiche di pari opportunità in merito l’adeguamento delle leggi regionali elettorali alla legge Maturani che prevede norme di garanzia di genere. In caso contrario sappiamo che avremo un nuovo Senato con una clamorosa assenza di parità di genere .Infatti se passerà la riforma costituzionale per la quale la Ministra Boschi si è tanto battuta e sulla quale ho idee ben chiare non condividendone il contenuto di merito, la situazione sarà evidentemente priva di voci e talenti e di potere. E le Ministre in carica rimaste ai timoni della nave renziana, Madia,,Lorenzin,Pinotti,Giannini, cosa ne pensano ?hanno silenziato la loro origine e indole femminile?Si sono sottomesse? Bisogna essere omosessuali per essere destinatarie di politiche attive per le donne? L’Europa ci massacrerà anche per questo : i dati della disoccupazione femminile e più ancora delle giovani , e le prossime amministrative puniranno questa stagione di disinteresse, e ancora di più un referendum che porta in campo una orribile legge su una Costituzione violata e imbastardita che di tutela della parità di genere femminile non ha nessun rispetto.
CROZZA o CARO!
Alessandra Servidori CROZZA o CARO! -
http://formiche.net/2016/05/09/crozza-la7-satira/
Sono passati due venerdì da quando l’adorabile CROZZA ha proclamato il nuovo trio governativo toscano : “lo zar, la zarina,il lazzarone”, con quell’umorismo schietto ligure che ha come freccia mordente lo sguardo disincantato sulla realtà. E una delle funzioni principali della satira è quella di affrontare i problemi scomodi,presumendo che il pubblico abbia un cervello. E infatti il pubblico del venerdì di Crozza sia in teatro che a casa davanti alla televisione respira aria fresca E sicuramente, senza mai sfiorare il ridicolo o la querela Crozza è uno degli ultimi uomini di spettacolo vero che liberamente ,senza alcuna volgarità, rappresenta una dimensione della politica che in molti apprezzano e condividono. E però e però nonostante gli audiens aumentino c’è una soggezione di fondo, in una stagione politica evidentemente dittatoriale, che sconcerta: c’è un silenzio assordante di quella gran parte di italiani che nella campagna elettorale in corso non saranno sicuramente attratti dall’integralismo destroso, né tantomeno dall’arroganza “dell’insalata russa” che ora governa l’Italia .Dunque colui che salva il genere letterario che ritrae con intenti critici e morali personaggi e ambienti della realtà e dell’attualità, in toni che vanno dalla pacata ironia alla denuncia più acre,letteralmente parlando, il satiro moderno, colui che non ha ambizioni politiche né tantomeno, come ha sornionamente preannunciato un editoriale del Foglio di Cerasa, sarebbe stato indeciso se rimanere alla 7 o transumare alla Rai con un miglior contratto offertogli per silenziare la crociata,ha avuto il coraggio ,che non è di molti, di rimanere lì dovè e non perché Cairo l’editore gli ha offerto un ingaggio più conveniente ma perché è libero. E la libertà è impagabile. E il suo popolo delle meraviglie lo ama per questo. La satira è sparita o sta sparendo perché nessuno l'ha difesa, neanche la nuova sinistra, che ora la teme. Il revisionismo era ed è già di casa, e mentre si tollera il cabaret, e per i meno lobotomizzati rimane solo il Maurizio nazionale, ci viene in mente che la satira intelligente ,non quella trucida di Vauro e della Guzzanti, ma quella di Indro Montanelli , di Lelio Luttazzi , raffinate penne e oratori indimenticabili, ad un certo punto sparirono dalla TV che cominciò a censurarli anche per i loro acuti e colti editoriali conditi di una satira elegante: occhi e voci e parole di una stagione politica in cui i comportamenti della classe politica di entrambi gli schieramenti erano attraversati da commenti e riflessioni che ci hanno spalancato gli occhi e la testa sulla realtà. Poi ognuno ha fatto e fa le scelte che vuole, ma mettere il silenziatore alla satira è pura follia.
Lo sciopero contro la scuola è contro i giovani
Il commento di Alessandra Servidori-
http://formiche.net/2016/05/03/lo-sciopero-unitario-contro-la-scuola-e-contro-giovani/
I sindacati ri/scendono in piazza il 12 maggio sventolando la bandiera unitaria contro la riforma della scuola e miratamente contro l’alternanza formativa. Ma se c’è una cosa che è utile nella riforma n.107/2015 è l’introduzione dell’alternanza per incrementare le opportunità di lavoro, attuata negli istituti tecnici e professionali per 400 ore e per i licei per 200, nel triennio, essendo i percorsi inseriti nel piano formativo triennale.
Vero è che gli istituti scolastici, dunque dirigenti, insegnanti e anche famiglie, tutti insieme sono impegnati a trovare la strada organizzativa e anche economica per agganciare le aziende che si prestano a fare da “maestri” ai ragazzi sui luoghi di lavoro. Sappiamo bene che il contesto sociale non è poi così tanto favorevole, ma la società deve responsabilizzarsi per far incontrare le esigenze che i giovani devono poter conoscere prima di incontrare “il magico mondo del lavoro”.
Ai giovani servono sicuramente nuovi moduli formativi (e qui i programmi devono aggiornarsi e anche i docenti devono studiare!). Non esiste l’alibi che usano alcuni sindacati secondo cui la formazione alternanza scuola lavoro è uno sfruttamento del lavoro giovanile, così come non esiste l’alibi degli insegnanti che c’è un appiattimento delle logiche di mercato dominato dalla ricerca del profitto a scapito della formazione umanistica.
L’obiettivo della legge è molto nobile: infatti sarà la prassi e l’esperienza sul campo che consegnerà ai giovani studenti la capacità di auto orientamento “tirando fuori”, dunque “educere”, la valorizzazione delle loro vocazioni personali. Le nostre scuole sono troppo ancora ancorate a trasmettere nozioni: ci vuole pratica e concretezza finalizzata alle persone sia con discipline tradizionali che con attività pratiche ed esperienze a scuola, in azienda, in famiglia.
La nostra scuola è troppo ferma sulle esperienze teoriche e trascura le applicazioni pratiche accentuando così la frattura tra cultura e vita tra realtà e convivenza civile. Dobbiamo porci l’impegno di contaminare tutti gli ambienti della società in questa missione di avvicinare, accompagnare, orientare e sostenere i giovani con tutto quel ben di Dio che abbiamo a disposizione: percorsi all’estero, collaborazione con il terzo settore, con le aziende, con i musei, gli ordini professionali, gli istituti culturali. E’ una sfida di tutti e non si scende in piazza contro!
03/05/2016
COSA PENSO DI ALFIO MARCHINI
ALESSANDRA SERVIDORI http://formiche.net/2016/05/01/cosa-penso-di-alfio-marchini/
Alfio Marchini non c’è dubbio è una faccia sorridente e magari anche belloccio e come tanti di noi ama Roma. Riuscirà il nostro eroe a fare breccia nella nebbia infangata e trucida della città eterna, capitale della politica più nauseante?
Vediamo perché pensiamo che abbia delle buone opportunità, posto che è dotato di una discreta intelligenza. E’ già ricco per i fatti suoi e non ha bisogno di fare cassa, è un discreto imprenditore che ha ereditato dal nonno un impero di palazzi (ma non si può dire “palazzinaro”) eredità che ha custodito con una buona dose di energia. E di energia Roma ha bisogno come l’acqua nel deserto e nel suo poderoso programma di ben 67 slide (alla renziade) troneggiano le parole e gli impegni sulla coesione sociale il miglioramento dei servizi pubblici e lo sviluppo della città imprenditoriale proiettata sul mondo e che valorizza la sua storia e il suo patrimonio.
Bene ci convince quel cuore rosso LOVE ROME ci convince un robusto curriculum di amministratore in organizzazioni complesse come la Rai e ci piace anche questa sua presenza nella assemblea dei soci fondatori di Italiani Europei, nonché questo suo ritorno nella patria romana dopo anni vissuti all’estero che gli hanno consentito di continuare a parlare e pensare romano ma con una visione che va oltre i sette colli.
Ci fa lustro insomma il padre di ben cinque figli anche a livello internazionale. E poi quando è andato dalla severa Lucia Annunziata ha dato una immagine di uomo capace e sufficientemente sereno, convinto e con quel tanto di audacia che serve.
Non ci piace l’esternazione della zia vetero femminista, nonché attrice comica che lo ha cazziato violentemente e abiurato perché si presenta come un destroso. Ma la zia non ha ancora capito che destra e sinistra non sono più come negli anni ’70 quando lei era comunista – e lì è rimasta -: i programmi dei candidati sono quasi uguali, cambiano le persone e tra una pentastellata gaffeuse, un grigio dem, una agitata sorella italiana neonazista, e altri ancora che non mi vengono neanche in mente…
Bè il pupillo berlusconiano forse sarà anche il nuovo e vincente delfino. Hai visto mai?
A CESENA a parlare di Politiche di Pari opportunità
FIDAPA FEDERAZIONE ITALIANA DONNE ARTI PROFESSIONI AFFARI BPW ITALY B.P.W. ITALY-Sezione di Cesena -
Sabato 7 Maggio 2016 ore 10.00 Sala “E. Cacciaguerra” Banca di Cesena-VialeBovio,72 –Cesena
CONVEGNO PARI O DISPARI? IL LAVORO NEL CESENATE
Introduce e coordina: Maria Grazia Bartolomei,PresidenteFIDAPA–BPWItaly Sezione di Cesena
Saluti: Lia Montalti,ConsigliereRegionaleEmilia-Romagna
IL VALORE DELLE PARI OPPORTUNITA’ NEL LAVORO E DEL WELFARE AZIENDALE E DI COMUNITA’
Alessandra Servidori, Università di Modena e Reggio Emilia
Maria Teresa Conti,CentroStudiAssociazioneNaz.le ConsulentidelLavoro
DONNEELAVORO TRA RISULTATIE PROSPETTIVEINPROVINCIA Annalisa Raduano,Vice Presidente CCIAAForlì-Cesena
TESTIMONIANZE DI BUONE PRASSI DEL TERRITORIO:
RobertaAlessandri,Titolare“TomassiniBags”e PresidenteProvinciale Federmoda CNA Magalì Prati, VicePresidenteCamac Srl, consigliere Unindustria e membro Giunta CCIAA Lorena Fantozzi,Titolare“Parafioriti Confezioni”ePresidenteConfartigianato Cesena Pamela Dellachiesa,Pres. Coop. Soc.Il Girasoleonlus,Portavoce Naz. le Giovani Cooperatori Eloise Righi,Responsabile Area“Domiciliarità”di ASP Cesena–Valle Savio
La cittadinanza è invitata
EUROUFOUND : nella UE a 24 fondamentale la comparazione sui temi del lavoro
Alessandra Servidori
In Italia , è caduto purtroppo nell’oblio il sistema di comparazione tra i 28 paesi dell’unione sui temi del lavoro e discutiamo sempre e solo guardandoci il nostro ombelico quando sarebbe assolutamente utile e necessario cominciare a darsi delle regole comunitarie che accompagnino l’Europa in una profonda rivisitazione delle sue politiche economiche per-come ci raccomanda Draghi e non solo- rafforzarci sul piano politico e dunque diventare una vera comunità in grado di fronteggiare gli egoismi stranieri. Così è bene consultare Eurofound, la Fondazione europea che studia i cambiamenti per il lavoro e condizioni di vita, che ha recentemente rilasciato la sua sesta edizione attraverso lo svolgimento di quasi 36.000 interviste con i e le dipendenti e autonomi /e su diverse aree di lavoro e vita privata. Lo sguardo in profondità del sondaggio fornisce anche preziose informazioni sullo status quo e sulle tendenze in materia di lavoro e di occupazione dei lavoratori più anziani. I risultati contengono sia buone che cattive notizie dal punto di vista della diversità e riflettendo sui risultati del sondaggio, AGE Platform Europe per esempio afferma che "tra gli sviluppi positivi nella relazione figurano la maggioranza degli intervistati che esprimono soddisfazione per il loro tempo di lavoro (58%)".Ovviamente significa tuttavia che il 42% degli intervistati non sono soddisfatti con il loro orario di lavoro, che sembra essere eccessivo quando si parla di conseguenze per la motivazione, il benessere, la produttività, ecc. Dall’indagine risulta evidente che questi 42% esprimono diverse opinioni. Circa il 60% degli intervistati che lavorano 41-47 o 48+ ore alla settimana preferirebbe lavorare meno che attualmente. Allo stesso tempo, il 40% delle persone che lavorano 20 ore alla settimana o meno e ancora oltre il 25% di coloro che lavorano tra i 21 ei 34 ore, preferirebbe lavorare più di quanto attualmente. I primi risultati non forniscono informazioni sul sesso su questa domanda, ma supponiamo in virtù di altri studi ed esperienze si tratti probabilmente per la maggior parte delle donne in part-time che desiderano lavorare di più di quello che attualmente fanno e uomini che lavorano più di quanto potessero francamente scegliere il loro ammontare effettivo di ore di lavoro. Questa differenza di genere rimane una sfida importante per la politica del lavoro aziendale e dell’esercizio della contrattazione di prossimità ed è di particolare interesse in relazione all’equilibrio tempo di lavoro-vita- non solo per le donne ma anche per gli uomini.E’ chiaro dunque che la flessibilità di orario diventa sia dal punto di vista produttivo aziendale e personale una variante dipendente in grado di reagire alle esigenze diverse. Il rapporto si sviluppa anche su alcune differenze di genere: mostra che mentre gli uomini riferiscono di preferire più pagato l'orario di lavoro, le donne evidenziano la necessità di riconoscere la cura delle responsabilità e il lavoro domestico non retribuito. Comunque sia le lavoratrici che i lavoratori anche se in modo non uniforme , sono d’accordo con le donne di intraprendere una richiesta contrattuale per il riconoscimento di una quota maggiore del lavoro non retribuito. Di conseguenza, le lavoratrici così vedrebbero retribuito una maggiore quantità di tempo totale di lavoro rispetto agli uomini sommando il lavoro retribuito e non retribuito. Questo provvedimento sanerebbe per i dipendenti che lavorano a tempo parziale la differenza tra uomini e donne che attualmente rappresenta una penalizzazione per le donne che a causa del doppio impegno lavoro/famiglia chiedono il part time ,cioè meno 18h / settimana (32h vs 50h).Per quanto riguarda i lavoratori più anziani, l'indagine rileva che essi riportano un alto rischio di essere in posizioni stancanti (43%) e sono il gruppo che può imparare meno cose nuove sul posto di lavoro (33%) e non usufruisce di una parte di attività di formazione (38%, rispetto al 43% per 35-49 anni e il 41% per meno di 35 anni). Riferiscono anche scarse possibilità di avanzare nella loro carriera (71%). I lavoratori più anziani sono più colpiti dalla ristrutturazione o riorganizzazione. Inoltre, il lavoro sta diventando sempre più concentrato, con più lavoro in tempi stretti ed è diventato più veloce. Questo può rappresentare una sfida particolare per i lavoratori più anziani. Il 17% delle donne e il 15% degli uomini dichiarano di essere stati esposti a comportamento sociale negativo, e il 7%, un numero sempre crescente, riferiscono di aver sperimentato la discriminazione. Visto che in Italia si sta procedendo su di un’ampia riforma del lavoro compreso il lavoro e la previdenza flessibile è utile cercare di tenere in grande considerazione questo studio e allinearsi con le evidenze comunitarie per trovare percorsi condivisi e affrontare così le sfide dello sviluppo.
EUROSTAR o ITALIAN BOOR
Alessandra Servidori
EUROSTAR o ITALIAN BOOR
In 24 ore di viaggio Bologna-Roma/Roma –Bologna e Bologna/Milano –Milano/Bologna la rappresentazione di una Italia che agli occhi degli stranieri che visitano o lavorano nel nostro paese deve apparire un coacervo di maleducati. La storia : arrivo di primo mattino al Club della freccia rossa di FS e come al solito gentilissime signore mi accolgono con un sorriso ed una gentilezza veramente ammirevole. Arriva un genere uomo agitato : il treno per Bolzano subirà un ritardo. La signora operatrice avverte che il ritardo è dovuto ad un disperato che si aggira sui binari con l’intento di suicidarsi. Il viaggiatore : “Ma perché la polizia non gli spara ?” .L’operatrice ed io ci guardiamo esterefatte , mentre il viaggiatore invece cerca consenso e un signore inglese sussurra :boor. La mattinata continua : entra nel Club esclusivo il padre di un parlamentare bolognese noto per le sue esternazioni via twitter : fa incetta in dosi multiple di merendine e succhi di frutta , bustine di the, zucchero, acqua minerale e riprende la via verso i binari romani. Arrivo a Roma : scendo dal Freccia Rossa stordita dalle urla cellularesche di uomini e donne che impediscono anche una normale lettura di giornali e passo dal club : un ex parlamentare con la sportina azzurra tipica della Camera dei deputati emula il padre bolognese. Mi avvicino alle signore del banco operativo e segnalo “l’accaparratore compulsivo ”.Le signore con garbo e tanta tanta pazienza mi rispondono “Lo sappiamo ma non possiamo dirgli niente !”. Bologna/Milano e ritorno: sempre club euro star l’unico confortevole luogo che è rimasto dopo aver eliminato ogni altra sala d’aspetto. Una signora giapponese a Milano va nella toilette del club e si scontra con un uomo di mezza età che esce dal bagno femminile lasciando gli impianti igienici non proprio come si conviene ad una persona civile. La signora in ottimo e garbatissimo inglese protesta e fa notare la questione igienica : il gender urla in italo/napoletano che lui non vuole essere discriminato. Dio salvi la nostra Patria il 25 Aprile!
ITALIA lasciata sola con l'esodo biblico
ALESSANDRA SERVIDORI IMMIGRAZIONE E ITALIA isolata
Dalla grande mela il giovane toscano, ringrazia Juncher per il sostegno alla proposta di una forza di polizia internazionale europea per controllare l’immigrazione clandestina che ha invaso l’Italia e i paesi di cerniera che sono la meta dei profughi delle guerre del mediterraneo. Ma l’Italia è sempre più in difficoltà e non c’è tempo per attendere ancora una volta che i governi di questa Europa così poco unita si accordino. E c’è ormai la certezza che si voglia lasciare il nostro Paese proprio in questa tragedia umana ed economica, così da isolarla da quel progetto sempre più credibile di un accordo ristretto tra alcuni paesi europei che taglia fuori alcune nazioni come Grecia e Italia che hanno problemi legati alla spesa e al debito pubblico,poiché rappresentano un fardello per lo sviluppo. Così si spiegano anche le divergenze con ministri di Germania e Austria e Svezia con i primi per quanto riguarda le proposte che abbiamo avanzato sull’immigrazione di emettere risorse economiche in eurobond per aiuti ai paesi africani che potrebbero ridurre l’immigrazione e soprattutto l’idea di un finanziamento comune dei debiti per le spese sostenute per la migrazione;invece per austriaci e svezi il dissenso totale è per le costruzioni di barriere respingenti che loro hanno eretto. Esistono fondi europei ( anche se ridotti) per aiutare la Turchia e i suoi rifugiati,ma c’è anche la Libia che ha bisogno di risorse per stabilizzarsi,ma Francia e Gran Bretagna non sono convinti e continuano a stringere rapporti economici e privati con Egitto e la Germania con la sua rete bancaria protetta in sedi africane .L’Italia è geograficamente l’ombelico di nazioni africane distrutte e l’Italia deve proteggere i suoi confini,registrare i migranti, respingere i terroristi,ma anche nel resto dell’Europa si devono rendere disponibili concretamente per la solidarietà e ciò è sempre più evidentemente lontano. E quello che sta succedendo in gran Bretagna con il referendum del 23 giugno ci complica ancora di più la vita .Domina tra gli inglesi la certezza che le politiche dell’immigrazione, così inesistenti a livello comunitario, e le politiche economiche ,così deboli e confuse, rendono l’euroscetticismo così prepotentemente isolazionista perché danneggiano il regno unito florido e ricco tanto da dire che lasciare l’Europa non è mai stato così conveniente. Lasciare la comunità Europea appare sempre più una libertà di negoziare accordi economici , selezionare immigrati talentuosi , allontanare e combattere il terrorismo in modo più robusto, accrescere il pil del proprio paese con un targhet alto di diritto di cittadinanza. Economia, relazioni, connessioni con chi ha intelligenze e capitali pronti ad un rischio di investimento quasi positivamente sicuro sulla creatività,ottime scuole,capacità di realizzare.L’italia è al centro di una crisi senza pari ed è evidente che i numeri sono enormi : secondo Frontex solo in marzo sono arrivati oltre 9600 naufraghi ,il doppio di febbraio a conferma che la chiusura della rotta balcanica può attivare la rotta da sud. L’Europa intera deve farsi carico di un esodo strutturale e biblico di due continenti vicini ,uno ricco e l’altro povero che hanno nell’accordo di aperture delle frontiere denominato Schengen il punto di fragilità più evidente . L’Onu appoggia il patto di stabilità migratoria proposto dal governo italiano : la UE potrebbe offrire ai paesi terzi progetti di investimento e interventi di infrastrutture e servizi sociali,cooperazione e controllo comune dei confini,identificazione e distribuzione dei rimpatri, con l’individuazione di chi ha diritto alla protezione e chi no. Un progetto di buonsenso che rilancerebbe anche l’Unione Europea come forza economica e vedrebbe finalmente l’Italia premiata degli sforzi che stiamo sostenendo e non volutamente emarginata e” punita” dai paesi egoisti e sciacalli.