E NON SI DICA CHE NON E' VERO
Alessandra Servidori E non si dica che non è vero
La volgarità non è mai stata una strategia vincente eppure Boschi e Renzi rilanciano sistematicamente la loro bulimia di potere con una sfacciataggine quotidiana che appare ai più ormai patetica. Stimo e apprezzo la professionalità il rigore della” penna” Ferruccio De Bortoli con il quale mi è capitato,attraverso mail, di interloquire su episodi che mi coinvolgevano e che non avevano trovato in colleghe del corriere, una collaborazione molto leale.Mi scrisse che gli dispiaceva e gli fui grata del riconoscimento non scontato. La vicenda dei legami tra politica e banche al di là delle ammissioni tardive di Ghizzoni e delle difese di Banca italia di Visco , riallinea le trame carsiche dei sistemi poco legittimi che imbrigliano ministri della Repubblica Italiana che hanno “ le mani nella marmellata” e continuano ad occupare le stanze della politica italiana con quella baldanza e arroganza che pagheranno nelle urne quando finalmente si andrà a votare.Il Presidente Mattarella eserciti il potere a lui esclusivo e sciolga le camere, alle condizioni date,poiché la situazione ormai ha un fetore veramente insopportabile e incancrenito. Dopo giorni di attesa oggi poi l’attuale Direttore dell’ammiraglia dell’informazione nostrana, finalmente difende l’onore di FDB ed io, sommessamente aggiungo, magari l’ex Direttore avesse accettato la conduzione della Rai : non sarebbe l’azienda compromessa che oggi sosteniamo con un canone coatto che è un urlo di dolore del buon senso comune quando in prima serata le fiction degli improbabili poliziotti Coliandro scorazzano sulle tombe della Certosa di Bologna mezzi nudi in amorosi intenti. Allora la misura è colma assai : l’Etruria story e company han da finire.Non sono convinta che una commissione di inchiesta risolverà la storiaccia, ma se serve, allora ben venga, ma si faccia in fretta perché NON è normale che politici e banchieri intrallazzino a danno dei cittadini risparmiatori: e non si dica che non è vero perché è un abuso dell’intelligenza degli italiani.
E' arrivato il lavoro autonomo
Alessandra Servidori
Il disegno di legge s AS 2233b Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato " dopo(3 novembre 2016) complicati mesi di gestazione dal momento della presentazione è diventato legge. Ora attendiamo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e il testo definitivo è già commentabile. Si tratta in estrema sintesi di novità importanti ed è sicuramente un passo importante nell'ottica di una vera equiparazione di tutti i lavoratori ,poiché valorizza le partite iva ,rafforzando le tutele soprattutto per i giovani, e, da sottolineare, la riduzione al 25 per cento dell'aliquota contributiva per i professionisti iscritti in via esclusiva alla gestione separata Inps. Soprattutto importante la stabilizzazione ed estensione dell'indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa,appartenenti a nuove categorie. Dal primo luglio prossimo potranno richiedere la Dis-coll (prevista per chi ha collaborazioni coordinate e continuative) anche ai lavoratori che prestano attività con collaborazioni a progetto, assegnisti o dottorandi di ricerca. I collaboratori che prestano la propria attività in via continuativa non possono essere sospesi dal loro lavoro in caso di gravidanza, malattia e infortunio. Per i pagamenti è prevista una stretta sui ritardi, perché la legge prevede che dovranno essere versati entro un termine concordato, mai superiore a 60 giorni. Chi lavora per conto proprio sarà anche incentivato a investire sulla propria formazione, avendo un tetto di 10mila euro deducibili per le spese di iscrizione a master, corsi di formazione o aggiornamento, convegni e congressi, oltre alle relative spese di soggiorno e viaggio. I centri per l'impiego, infine, avranno sportelli dedicati al lavoro autonomo, per favorire l'incontro fra domanda ed offerta. Nella seconda parte della legge vengono invece finalmente disciplinate le regole dello smart working, il lavoro agile, promosso allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione vita-lavoro. Il governo non ha previsto una nuova tipologia contrattuale e ha disciplinato nuove modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, che potrà essere a tempo determinato o indeterminato e si applicherà anche alle pubbliche amministrazioni. Il dipendente che si troverà a lavorare a queste condizioni, godrà di parità di trattamento economico rispetto ai colleghi che lavorano in azienda e avrà gli stessi limiti orari stabiliti dai contratti collettivi e appunto tra i diritti che sono stati estesi c'è il riconoscimento della tutela contro gli infortuni e le malattie professionali. Viene poi istituito un tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo con il compito di formulare proposte e indirizzi in tema di modelli previdenziali, modelli di welfare, formazione professionale. TESTO INTEGRALE
https://cdn.fiscoetasse.com/upload/Testo-DDL-lavoro-autonomo-Atto-2233-B-del-10052017.pdf
Inps,tutte le novità sui sussidi familiari per le convivenze e le unioni civili
Inps, tutte le novità sui sussidi familiari per le convivenze e le unioni civili
Alessandra Servidori BLOG Formiche.net
Inps interviene per regolamentare i sussidi familiari per le convivenze e le unioni civili della Legge 76/2016. Come avevamo previsto dopo la legge sarebbero state necessarie ulteriori regolamenti e Inps ha emanato una circolare esplicativa (Direzione Centrale Ammortizzatori Sociali –Roma 5-5-2017-Circolare n.84). In base a questa circolare ci domandiamo se è assicurata la copertura finanziaria, posta la difficoltà del bilancio di spesa che l’Istituto ha segnalato più volte.
I partner in unione civile hanno diritto all’assegno al nucleo familiare con le stesse regole previste per i coniugi, mentre per le convivenze di fatto bisogna fare riferimento al contratto stipulato fra i due partner: l’Inps dettaglia con tutte le casistiche previste (presenza di figli, precedenti matrimoni) e le conseguenti regole per l’erogazione degli sussidi al reddito nella circolare 84/2017, che recepisce le norme contenute nella legge 76/2016 (Unioni civili e convivenze di fatto). La prestazione, introdotta dal Dl 69/1988, è riconosciuta a famiglie di lavoratori dipendenti o pensionati con un reddito complessivo inferiore a determinate soglie. L’importo dell’assegno varia a seconda del reddito Irpef e della composizione del nucleo familiare, in base a precise tabelle che vengono pubblicate annualmente dall’Inps (il riferimento fino al 30 giugno 2017 è la circolare Inps 92/2016).
Le categorie di lavoratori a cui spetta:
– contratti da lavoro dipendente, anche agricolo, lavori domestici, iscritti alla gestione separata, pensionati (fondi da lavoro dipendenti, ed ex Enpals), altri titolari di prestazioni previdenziali, lavoratori in altre situazioni di pagamento diretto. La prestazione è per un solo partner dipendente o pensionato: valgono le stesse regole previste per il matrimonio, per cui l’assegno nucleo familiare spetta per il partner privo di posizione tutelata;
- – figli da rapporto precedente: ai figli è garantito il trattamento su una delle due posizione dei genitori, indipendentemente dal fatto che sia poi intervenuta un’unione civile. Se però i genitori naturali sono separati e sono entrambi privi di una posizione tutelata, la successiva unione civile di uno dei due con un partner lavoratore dipendente o titolare di prestazione previdenziale sostitutiva, garantisce il diritto alla prestazione per i figli dell’altra parte parte dell’unione civile;
- figli dopo l’unione: sussiste il diritto alla prestazione nel caso in cui il figlio sia inserito nel nucleo familiare che si forma con l’unione civile, anche attraverso la procedura di affidamento prevista dall’articolo 252 del codice civile;
- scioglimento unione civile: la circolare si limita a precisare che il diritto è regolato in conformità a quanto previsto dal codice civile (quindi, equiparando i diritti a quelli previsti per i coniugi). Per quanto riguarda il caso di figli nati da uno dei due partner in seguito all’unione civile, la questione è stata sottoposta al ministero del Lavoro;
- Per quanto riguarda i conviventi di fatto, il diritto alla prestazione dipende dalle clausole previste dal contratto di convivenza (previsto dal comma 50, articolo 1, legge 76/2016), dal quale deve emergere con chiarezza l’entità dell’apporto economico di ciascuno alla vita in comune. Per tutte le prestazioni la domanda si presenta telematicamente all’INPS
La circolare INPS chiarisce infine che ai partner dell’unione civile spetta anche l’assegno per il congedo matrimoniale (otto giorni da fruire entro i 30 giorni successivi alla data dell’evento).
TREU al CNEL: assicuri anche la parità di genere
Alessandra Servidori
Treu Presidente CNEL : con lui aperta una stagione fortemente riformatrice anche con la garanzia effettiva della rappresentanza di genere.
Il Consiglio dei Ministri ha deliberato finalmente la nomina del professor Tiziano Treu, Professore di diritto del lavoro all'Università Cattolica di Milano e già Ministro dei Governi Dini e Prodi, oltre ad essere stato Ministro dei Trasporti nel primo governo D'Alema (1998-1999).. Dal 2013 consigliere del Cnel anche se è stato uno dei 200 giuristi che hanno firmato il manifesto per il Si al Referendum, che prevedeva l'abolizione del CNEL.Suo il "Pacchetto Treu" sulla promozione dell'occupazione che riconobbe per la prima volta il lavoro interinale e altri contratti di lavoro atipico.Nel frattempo ha definito un provvedimento di autoriforma del CNEL, che è stato incardinato in Commissione Affari Costituzionali del Senato il disegno di legge di riforma del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL). Ne ha dato notizia lo stesso CNEL che ha presentato il provvedimento di autoriforma.I punti essenziali della riforma sono : - E’ definita una nuova modalità di nomina dei Consiglieri del CNEL, più veloce e più trasparente (due mesi contro i nove attuali) da parte del Consiglio dei ministri, al fine di garantire i criteri del più ampio pluralismo sul modello del CESE europeo;- E’ previsto anche un rappresentante rispettivamente dell’ANCI, dell’UPI e della Conferenza delle Regioni;-Oltre alla conferma di tutte le attuali attribuzioni del CNEL, sono previsti pareri del CNEL obbligatori, ma non vincolanti, per i maggiori atti di finanza pubblica (DEF, nota di aggiornamento al DEF e legge di bilancio);E’ stabilita la nuova funzione del CNEL di certificazione del grado di rappresentatività nazionale delle organizzazioni sindacali nel settore privato.Le modifiche proposte sono tese a tutelare il massimo pluralismo per garantire la presenza del maggior numero di parti sociali rappresentative all’interno del CNEL. Mentre viene assicurata la più ampia partecipazione ai lavori del CNEL laddove è previsto che il Presidente del CNEL abbia la facoltà di costituire, senza oneri finanziari aggiuntivi, appositi gruppi di lavoro aperti a soggetti esterni qualificati per l’istruttoria di specifiche tematiche,manca una garanzia che assicuri l’equilibrata presenza di genere negli organismi ovviamente rispettando l’art 51 della Costituzione italiana, che prevede l’accesso alle cariche elettive degli uomini e delle donne in condizioni di parità e la promozione con appositi provvedimenti delle pari opportunità tra donne e uomini. Con riferimento al livello regionale è poi prevista la promozione della parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive ( art. 117 Cost)..Dunque siamo perché il nuovo Cnel rispetti questo orientamento Pare sia ’ una riforma del CNEL a costo zero e una nuova importante tappa di un percorso virtuoso che il CNEL ha iniziato già nel 2011 e che ha portato, ad oggi, a restituire al bilancio dello Stato ben 37 milioni di euro.Il nuovo Cnel dunque dia un esempio e di coerenza anche verso la parità tra uomini e donne.
Un 1°maggio diversamente buono
Alessandra Servidori Un 1 MAGGIO diversamente buono
*Questo 1° Maggio 2017 lo dedico , con evidente ironia e disistima, a chi dovrebbe astenersi da fare proposte indecenti sul lavoro. Sono convinta che il reddito dicittadinanza contenuto in alcuni programmi di governo di chi si candida alla guida di questo nostro Paese, sia una misura contro l’effettiva capacità di inclusione dei cittadini in materia di democrazia e nasconde la polvere della povertà sotto il tappeto. Non è una proposta di inclusione infatti quanto un intervento tampone perché non affronta il vero problema che è nella democrazia e il lavoro che sono la base della nostra Costituzione. Al povero deve essere riconosciuta l’elemosina ? Le disuguaglianze economiche e sociali sono qualcosa di ineluttabile? Meno diritti a tutti anche per chi lavora ?C’ è chi -sociologo e mentore del movimento stellato - addirittura sostiene che bisogna lavorare gratis per avere diritto ad una redistribuzione del capitale. Un’idea vetero depressiva e antidemocratica dell’ideologia del lavoro e della povertà.
*Un 1° maggio dedicato a chi si dimentica che il nostro Debito Pubblico in miliardi di euro ammonta a 2.217 e che il tasso di disoccupazione italiano è al 11,9% e tra i 15 e 24 anni è al 38,6% , che la percentuale europea è al 9,6% .
*Un 1° maggio dedicato a chi è troppo disinvolto e pensa a sé stessa e che va con il caschetto giallo nei cantieria fare la passerella quando, in vigore la nuova legge per il contrasto al fenomeno del cd. Caporalato ( la Legge 29 ottobre 2016, n. 199, recante "Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo" (G.U. n. 257 del 3-11-2016).), muoiono ancora tante persone nei cantieri neri o dimenticati dal terremoto.
INVECE un 1° MAGGIO di vero augurio con una nota positiva che guarda avanti e ricorda che ,queste le principali linee della legge contro lo sfruttamento:
- riformulazione del reato di caporalato ("intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro" - art. 603-bis c.p.): è prevista la pena della reclusione da 1 a 6 anni e della multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, nei confronti di chiunque:
1) recluta manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori;
2) utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l'attività di intermediazione di cui al n. 1), sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno.
Costituisce indice di sfruttamento la sussistenza di una o più delle seguenti condizioni:- reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato;
- reiterata violazione della normativa relativa all'orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all'aspettativa obbligatoria, alle ferie;
- sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro;
- sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti.
- applicazione di un'attenuante in caso di collaborazione con le autorità;
- previsione dell'arresto obbligatorio in flagranza di reato;
- il rafforzamento dell'istituto della confisca;
- l'estensione della responsabilità amministrativa dell'ente per il reato di caporalato: la sanzione pecuniaria prevista va da 400 a 1.000 quote (l'importo di una quota varia da un minimo di 258 a un massimo di 1.549 euro);
- l'adozione di misure cautelari relative all'azienda agricola in cui è commesso il reato;
- l'estensione alle vittime del caporalato delle provvidenze del Fondo antitratta;
- il potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, in funzione di strumento di controllo e prevenzione del lavoro nero in agricoltura;
- il graduale riallineamento delle retribuzioni nel settore agricolo.
ECCO BUON 1° MAGGIO !
BRIGITTE ED EMMANUEL :una vera coppia
Alessandra Servidori - Dalla parte di BRIGITTE ed EMMANUEL
Emmanuel e Brigitte Macron sono una coppia interessante che vale la pena di seguire attentamente anche per il contesto internazionale in cui si muovono. Lui candidato del centrosinistra europeo di questi ultimi anni ha deciso di non inseguire il populismo, su temi e linguaggio, ma di affrontarlo a testa alta, rivendicando valori e ideali che sono alla base della nostra identità europeista.E lei lo ha tenuto per mano per anni vicina nella formazione insegnandogli letteratura con il metodo robusto della scuola dei gesuiti, poi nella vita privata, e ancora nell’ascesa al potere fin da quando nel gruppo Rotschild lui ha dimostrato di essere molto preparato e un bravo imprenditore, e proprio per questo accusato ora dai cialtroni della politica di essere troppo liberista. Diciamocelo senza troppa enfasi ma non c’è dubbio che è cos’i: il risultato del giovane francese, con accanto la sua professoressa che rilegge i discorsi del marito, controlla gli articoli usciti sulla stampa, accoglie i giornalisti per le interviste e soprattutto insieme hanno scritto il programma elettorale, insomma è un risultato straordinario .Un risultato che rappresenta una nuova speranza per il progetto europeo e una lezione per tutti, noi italiani inclusi: bisogna avere il coraggio di difendere ciò in cui crediamo in maniera netta, senza ambiguità. E in politica ciò che lega Italia e Francia è la profonda difficoltà dei partiti tradizionali: i vari candidati di destra ,centro, sinistra non convincono più il popolo, le cittadine e i cittadini che chiedono risposte ai problemi complessi della contemporaneità e non narrazioni o una ossessiva quotidianità delle diatribe di un partito o le spiate dai buchi della serratura del personaggio politico di turno. Servono metodi nuovi e anche nuovi approcci, una diversa modalità di accoglienza, di apertura e soprattutto relazione e verità verso una società che è cambiata profondamente, a fronte di partiti rimasti, spesso, uguali a loro stessi, immutabili.Il ventilatore del fango contro la coppia Macron gira vorticosamente, ma gli schizzi pare non li colpiscano più di tanto : tutto fa supporre che Macron avrà la meglio, forte anche dell'appoggio di Fillon e Hamon e dunque di un riconoscimento del suo valore anche dagli altri candidati sconfitti, ma guardando in Italia siamo consapevoli che tutto il progressismo europeo dovrà affrontare una profonda riflessione sulla propria identità, sulla connessione perduta con i cittadini e sulle modalità per ripristinare un dialogo efficace e vero. Insomma dalla futura coppia dell’Eliseo, dell’ex ministro francese apprezziamo anche che dica “Brigitte non sarà nascosta dietro di me. Lei sarà al mio fianco”
25 Aprile una memoria delle donne da non dimenticare
Alessandra Servidori La festa della Liberazione dalla parte delle donne
Sono andata in Piazza stamane, come tutti i 25 Aprile da mezzo secolo e oltre e parlava con toni concitati la presidente della Camera Boldrini. Non una parola sul ruolo delle donne in questo giorno storico,ma solo tanta politica di partito e questo è uno sbaglio. Il mio 25 aprile è sempre stato un avvenimento prezioso in Piazza Maggiore a Bologna. Ho cominciato ad andarci con mio nonno e mia nonna e mi raccontavano che la giornata era per sottolineare l’importanza delle donne, un contributo che ha avuto un peso sia numerico sia in relazione alle responsabilità affidate loro durante la guerra che ha massacrato il nostro Paese. Anche allora si ricordavano solo alcune figure femminili, soprattutto quelle cadute, ma ignoravano volutamente le tante e tante che sono state protagoniste della Resistenza e che vi hanno partecipato attivamente e in vario modo. I nonni mi raccontavano delle staffette,delle donne operaie,delle madri di famiglia e del male furioso che avevano subito ,una parte della memoria di una delle pagine più buie e brutali della Seconda guerra mondiale descrivendo l’orrore degli stupri di guerra da parte delle truppe coloniali francesi a seguito della “battaglia di Cassino” e lo smantellamento della linea Gustav.Una trappola costante perpetrata da eserciti che si fronteggiavano e dove la popolazione civile si trovò destinata a vivere mesi di violenze e di terrore, gli stupri di massa e brutali violenze compiute dalle truppe coloniali ausiliarie francesi e da altri “alleati”. Questa barbarie iniziò in Sicilia, dove sbarcarono i primi contingenti dei Goumier, e continuò fino in Toscana dove vennero fermate a seguito delle proteste anche del Papa e del Governo Badoglio.Solo negli anni Cinquanta, si denunciò in Parlamento che le violenze sessuali da parte delle truppe coloniali consumate perlopiù sulle donne, sui bambini di ambo i sessi e gli uomini sollevarono un muro di omertà di vergogna, silenzio, sofferenza fisica - talvolta anche mentale - senso di colpa ed emarginazione che hanno accompagnato, il più delle volte, la vita di coloro che subirono queste atroci violenze. La memoria pubblica ha assecondato i sentieri dell’oblio, e nel dopoguerra si cercava di non parlare di questo orrore,ma i miei nonni mi raccontarono la verità. Questa pagina di storia non la possiamo dimenticare e chi rappresenta le istituzioni deve impegnarsi a non cancellare insieme alle associazioni femminili e all’intera società una diversa sensibilità verso la violenza maschile contro le donne,i minori e gli stupri di guerra e anche quelli che ci raccontano i giornali quotidianamente .La memoria storica deve servire a rivendicare il diritto a non dimenticare gli orrori del passato, per costruire una società diversa fondata sull’ascolto, sul ripudio della guerra e di ogni forma di prevaricazione, discriminazione e violenza.. Lo stupro e non solo ha una sua continuità, seppure in forme diverse, nella storia, e ancora ai nostri giorni costituisce un’arma, una strategia di guerra a volte camuffata tesa a distruggere il nemico che a volte è la persona con cui vivi.La trasmissione della nostra Storia, e dei suoi valori, è il fondamento della nostra democrazia. E se la memoria collettiva è precaria, quella delle donne è costantemente sotto la minaccia di una erosione che sembra difficilmente contrastabile Dalla partecipazione alla Resistenza è nato il diritto del voto alle donne , la Liberazione è stata la lotta per la conquista della democrazia in Italia e, per le donne, il primo passo verso la conquista di diritti fondamentali loro negati e non ancora ottenuti fino in fondo. Quello delle donne è un cammino sempre in essere, è un traguardo mai raggiunto pienamente o definitivamente. Stiamo attraversando un periodo molto, molto brutto e spesso ho l’impressione di vivere tensioni e premesse analoghe a quelle di quando ero bambina , e il pericolo dello scoppio di un’altra guerra lo sento molto forte.Le donne oggi possono ancora essere e rappresentare una nuova stagione/ Resistenza che richiede per prima cosa di ricostruire un progetto di società, poi di spiegare ai giovani e alle giovani che bisogna associarsi perché si possono fare cose buone solo se si è uniti mentre invece prevale l’ individualismo, e contemporaneamente ricostituire i valori della giustizia e della libertà. Mi auguravo che le donne sarebbero state una risorsa, ma vedo donne di potere in cui non mi riconosco .Sono e rimango convinta, che bisogna avere costanza ,battersi perché le donne abbiano ruoli paritari in ogni luogo in cui si decide. Dunque 25 aprile è tutti i giorni!
GENDER GAP PAY
Alessandra Servidori – DIFFERENZE RETRIBUTIVE-NON C’E’ niente da festeggiare
Pare che in America e in Europa si stia per festeggiare la giornata del gender pay , si dice “per sensibilizzare “ma gli ultimi dati in tema di divario retributivo tra i due sessi, posizioni manageriali comprese ci dicono che sì aumenta la presenza femminile all'interno dei board delle aziende nazionali, ma in tema di retribuzioni le donne percepiscono ancora importi inferiori rispetto ai colleghi uomini, che guadagnano in media il 12,2% in più e oltre . Un aggiornamento in materia di divario retributivo tra i due sessi arriva grazie al "Gender Gap Report 2016" realizzato dall'Osservatorio JobPricing: la forbice è ancora ampia, caratterizzata da una retribuzione annua lorda (che esclude la componente variabile e considera solo quella fissa) pari a 29.985 euro per il sesso forte contro i 26.725 euro percepiti dalle donne, che in pratica portano a casa il 10,9% in meno a parità di ruolo. Analizzando i dati che riguardano i ruoli di comando, le donne sono più presenti ai vertici delle aziende pubbliche e private quotate in Borsa rispetto al passato: alla fine di giugno del 2015 (Rapporto sulla Corporate Governance della Consob) ammontavano a 621 le donne che ricoprivano un ruolo di consigliere nel CdA, contro le 288 dl 2012.È anche vero, tuttavia, che il sesso debole occupa oggi il 38% di tutte le posizioni manageriali (tra dirigenti e quadri), mentre la percentuale sale fino al 58% se si prendono in considerazione il totale degli impiegati. Per quanto riguarda i compensi dei dirigenti, il gap è tra i due sessi relativo al 2015 è pari all'11,9% (contro il 9% del 2014), mentre cala se si prendono in considerazione le retribuzioni percepite dai quadri aziendali la percentuale scende fino al 5% (in calo rispetto al 5,4% del 2014).Ma una analisi più profonda di documentazione a nostra disposizione del Word Economic Forum ci dice che la situazione è proprio grave. Lo scorso anno ci eravamo illusi di poter risalire la china. Eravamo arrivati ad occupare il 41esimo posto della classifica, dopo anni di posizionamenti verso il fondo. Potevamo sperare che la svolta fosse arrivata. E invece il Gender Gap Report 2016 del World Economic Forum, che da 10 anni misura il progresso di 142 paesi del mondo nella direzione della parità tra uomini e donne, ci dice che l’Italia ha ancora molta strada da fare. Lo fa valutando la Salute (l’Italia è 72°), l’Istruzione (siamo 56°), la Presenza politica (siamo 25°) e infine il dato su cui ogni anno peggioriamo drammaticamente: la Partecipazione socio economica. Dal 2015 al 2016 l’Italia è passata, appunto, in termini assoluti dalla 41 alla 50° posizione, e ora sappiamo bene che il dato riguardante la partecipazione delle donne italiane alla società e all’economia fa paura. Così è: l’Italia risulta nel 2016 in 117° posizione su 142 paesi per questo parametro, e ha perso sei posizioni dal 2015, e ben venti dal 2014. L’occupazione femminile in Italia è inchiodata ai livelli pre crisi economica, 47,2%, contro un’occupazione maschile che viaggia sopra al 60%. Che cosa spiega il fatto che in un paese in cui fanno impresa, guidano l’auto, aprono conti in banca e votano da 70 anni, le donne non sono presenti nell’economia e nella società? Il World Economic Forum ha dimostrato da anni che questo indicatore è anche un indicatore dello stato di salute di un’economia, e se appunto guardiamo da vicino quali parametri misura questo indicatore, vediamo che l’Italia è 79° per presenza di donne in posizioni manageriali 87° (Altra cosa sono le donne nei cda, la cui presenza al 30% è garantita dalla legge Golfo-Mosca, almeno per i prossimi 3 anni), per la presenza di figure tecniche e professionali, 89° per tasso di occupazione 98° per reddito da lavoro e infine 127° per “parità di salario per occupazione simile.Il World Economic Forum lancia l’allarme: la condizione delle donne negli ultimi tre anni è peggiorata quasi ovunque nel mondo. Il numero di anni che mancano al traguardo della parità di salario, se manteniamo questo passo, è 170.E dunque in prossimità dell'Equal Pay Day, giornata che si festeggia negli USA e in Europa per sensibilizzare sul tema della parità salariale, si tirano le somme per quanto riguarda le differenze di genere legate alla retribuzione e bisogna far sapere come stanno le cose. Se negli USA la disparità salariale, a parità di mansione, è pari al 20,4%, nei Paesi della UE le esponenti del sesso debole hanno un guadagno inferiore del 16% rispetto agli uomini. Entrando più nel dettaglio dei singoli Stati, il gap retributivo è del 10,9% in Italia ma con dei dubbi legittimi di misurazione in quanto noi abbiamo un cuneo fiscale molto ampio e dunque anche questo fa la differenza in peggio, il 10% Lussemburgo, Polonia, Malta e Slovenia, mentre oltrepassa la soglia del 20% in Austria e Germania, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia.Per quanto riguarda Francia e Regno Unito, invece, la differenza retributiva è rispettivamente del 15% e del 18%.
Differenze retributive, non c’è niente da festeggiare
Alessandra Servidori BLOG Formiche.com
Di Maio sbaglia sulle privatizzazioni
Alessandra Servidori
Di Maio sbaglia su tante cose e sulle liberalizzazioni di più.
Sono proprio le famiglie che avrebbero un beneficio se si riuscisse a mettere in moto le banche ,i trasporti, le poste,le professioni: aprire il mercato alla concorrenza potrebbe portare enormi benefici per l'occupazione e per i consumatori. Pierluigi Bersani inaugurò una stagione che ha introdotto importanti novità come la portabilità del mutuo e la nascita delle parafarmacie,ma la storia si è fermata,malgrado le indicazioni fornite dall'Antitrust,e anche il disegno di legge attualmente ancora in parlamento è diventato infatti terra di conquista per le tante lobby che vogliono impedire il cambiamento. Un esempio per tutti : gli interessi dei farmacisti e alcuni elementi di discussione sono prevalenti rispetto al libero mercato. Stare dalla parte dei cittadini significa capire che in circa la metà delle famiglie un membro rinuncia a comprare medicine perché è considerato un lusso e allora è necessario liberalizzare quei medicinali che i cittadini pagano da soli. Dunque il governo abbia coraggio :deve decidere che liberalizzare diventi un punto qualificante della sua azione politica e non sottostare ai veti delle lobby. E ad oggi non è così. Peggio di noi solo Grecia, Polonia e Romania. Nell’ultimo quadro di valutazione dei trasporti dell'Unione europea, l’ Italia, la trovi al quart’ultimo posto. Gli italiani passano nelle strade congestionate 38,73 ore all'anno, contro una media Ue di 30,96 ore. E il traffico, si sa, non fa bene all’ambiente. Colpa di un mercato poco libero e della consapevolezza che nelle città gli ostacoli sono ancora moltissimi, così come nelle ferrovie, soprattutto il servizio regionale, con le gare che stentano a partire,ma anche la difficoltà d’ingresso di nuovi operatori nella rete. Fa eccezione l’alta velocità ,dove il numero dei passeggeri su rotaia è aumentato e si è ridotto il viaggio su gomma e sugli aerei. L’emergenza è però metropolitana. E si chiama smog. Un mix di inquinamento e condizioni atmosferiche che soffoca le nostre città, i nostri bambini,dunque le famiglie in carne ed ossa.
E anche in questo caso, un’accelerazione delle liberalizzazioni potrebbe portare benefici in un sistema integrato per esempio di trasporti economici, semplici e sostenibili che disincentivano il ricorso all’auto privata e aiutano a vivere meglio con meno inquinamento e meno costi. Dunque il metodo che funziona sta nel fatto che il pubblico si ritagli un ruolo nel fissare le norme generali, migliorare il servizio tutelando i lavoratori, controllarlo e garantire la copertura dei servizi meno remunerativi,lasciando che i diversi attori in campo – siano pubblici o privati – agiscano liberamente in quello spazio di regole e opportunità. Una scelta decisa potrebbe valere, secondo l’Osservatorio sulle liberalizzazioni, fino a 23 miliardi, e secondo il governo, un punto di pil all’anno (16 miliardi) fino al 2020, per una crescita complessiva del 4,16% dei consumi, del 3,7% degli investimenti, dell’1,66% dei salari reali. Per l’Fmi, addirittura, le riforme sulla concorrenza porterebbero una crescita aggiuntiva del 13% (20% se si includesse anche il fisco).Non si tratta solo di liberare energie che già esistono, ma di permettere che se ne creino di nuove. Il terziario in Italia, un mercato di circa mille miliardi che copre più del 74% del pil, è in passivo nella bilancia commerciale per 4,2 miliardi (mentre segna +23 per la Germania e +90 per il Regno Unito), anche perché deve combattere con rigidità, oligopoli, corporazioni, norme, regole e regolette. Liberarsi da vincoli inutili quando non dannosi, permetterebbe di concentrarsi sulla competizione internazionale, dove si gioca la vera partita dell’economia 4.0. A parole sono tutti d’accordo sulla necessità di aumentare il livello di concorrenza nel nostro paese, ma nella pratica bisogna superare insidie corporative dietro ogni angolo, procedendo passo dopo passo.
Educazione finanziaria.E'bene imparare da piccoli
Alessandra Servidori - Educazione Finanziaria : è bene imparare da piccoli .
Uno studio del COLLEGIO/STUDI INTERNAZIONALI CARLO ALBERTO sta portando avanti una analisi molto interessante. Educare le persone a fare scelte consapevoli circa i loro soldi e dunque anche i loro risparmi, è riconosciuto come importante, con potenzialmente elevati guadagni in termini di benessere individuale e collettivo. Gli avvenimenti che coinvolgono sempre di più il sistema bancario italiano , e in considerazione della risicata spesa pubblica, dimostrano che è evidente le persone abbiano sempre più bisogno di provvedere a se stessi con una copertura per i principali eventi rischiosi che si verificano nel corso della loro vita .Le decisioni su investimenti finanziari e assicurazioni si riferiscono direttamente ai piani di risparmio e la cattiva gestione del debito - che è una forma di risparmio negativo - è stato uno dei fattori determinanti della recente crisi economica mondiale. Pertanto, la padronanza di nozioni economiche e finanziarie di base diventa essenziale .Emerge la consapevolezza che il sistema del risparmio ricopre un ruolo centrale nei programmi di alfabetizzazione economico-finanziari che sono stati implementato in vari paesi. Secondo la teoria microeconomica standard la forma del risparmio dipende dal costo del denaro (vale a dire il tasso di interesse di mercato) e del singolo investitore.Vero è che in generale, l'alfabetizzazione in materia economica e finanziaria aumenta la consapevolezza degli individui e li stimola ad essere lungimiranti, e a loro volta, diminuisce la loro inesperienza, aumentando la loro capacità di scelta che è una caratteristica positiva quando determina comportamenti economici con esiti migliori anche nel mercato del lavoro..Infatti durante la vita lavorativa decidere di dotarsi di programmi di accumulo di risparmio per la pensione prima, consente alla persona di ottenere punteggi di credito più elevati, e ha meno probabilità di default sui suoi prestiti. Questi comportamenti sono oggetto di studio internazionale in vari paesi ed è dimostrato che favorisce la presa di decisioni migliori per lo sviluppo economico del loro paese, rispetto a quelli fatti da persone inesperte.. Sulla stessa linea, i bambini più timidi nell’apprendimento e impazienti si trovano a consumare più sforzo nello studiare e raggiungere livelli di istruzione più elevati di quanto non facciano gli altri .Nello studio, si approfondisce la letteratura sull'educazione finanziaria ed economica testando l’efficacia di un programma facile da essere attuata di economia del risparmio i cui destinatari sono bambini dai 8-9 anni.Per questo scopo, si chiede ai bambini di fare una serie di scelte intertemporali e si misura il loro livello di pazienza insieme con il livello di coerenza delle loro risposte. Quest'ultimo aspetto è di per sé molto rilevante in quanto è una premessa per il processo decisionale finanziario razionale. Si sta studiando di attuare un programma ben consolidata di economia di risparmio e si indaga la sua efficacia e le differenze di genere nella formazione e nei comportamenti. Un programma volto a familiarizzare i bambini con il concetto di “risparmio”, comporta una forma di alfabetizzazione finanziaria che può essere facilmente somministrata ai bambini attraverso delle conversazioni molto semplici ed essendo una breve attività extra-curriculari, potrebbe incontrare l'apprezzamento dei genitori più facilmente di quanto possa comportare attività più lunghe e data la sua struttura e la durata, può raggiungere una grande numero di beneficiari a piccolo costo. Se efficace, potrebbe stimolare i bambini e l'interesse dei genitori per continuare gli studi sul tema. I ragazzi sembrano imparare di più rispetto alle ragazze e la differenza di genere osservata emerge in più particolari e questo dimostra che i programmi di alfabetizzazione finanziaria devono essere ristrutturati e differenti nei percorsi di apprendimento evidenziati tra i generi per essere efficaci su entrambi i maschi e femmine. Pare che questa differenza di genere sia legata al linguaggio utilizzato da consulenti finanziari e dalla pubblicità e che si riferisca principalmente ai domini maschili. Così, come la lingua influisce sulle sfere psicologici ed emotive di una persona,e le donne possono essere meno attratte dal mondo della finanza a causa del linguaggio utilizzato. Comunque il sesso delle persone che interagiscono in un gruppo influenza le decisioni dei partecipanti del gruppo. In conclusione ,mantenendo molto alta l’attenzione nel prosegui della ricerca in corso, sicuramente l'introduzione di finanza come un corso obbligatorio nella scuola secondaria e corsi periodici per le persone adulte possono essere utili per mantenere il livello di alfabetizzazione finanziaria adeguata all'interno della popolazione. Fonte .GENDER DIFFERENCES IN FINANCIAL EDUCATION: EVIDENCE FROM PRIMARY SCHOOL- Working paper-Flavia Coda Moscarola Matteo Migheli
Cuneo fiscale e lavoro : una palla al piede dell'economia
Alessandra Servidori IL CUNEO FISCALE DEL LAVORO :UNA PALLA DI GRANITO ai piedi dell'economia
www.formiche.net
Stupisce, anche oggi, faccia notizia che ci si lamenti del costo del lavoro. Da troppi anni sappiamo bene che poco meno della metà è il peso del cosiddetto “cuneo fiscale e contributivo” in media. La differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore, infatti, è pari in media al 46,2%, perché i contributi sociali dei datori di lavoro ammontano al 25,6% e il restante 20,6% è a carico dei lavoratori.
Stando agli ultimi dati aggiornati il valore medio del costo del lavoro è altissimo nell’anno, mentre la retribuzione netta che rimane a disposizione del lavoratore è poco più della metà e questo ovviamente influisce sui consumi e sulla ripresa. Tutto il resto è assorbito dal famoso cuneo, ossia la somma dell’imposta personale sul reddito da lavoro dipendente, dei contributi sociali del lavoratore e dei contributi posti a carico del datore di lavoro, corrispondente appunto al 46,2% del costo del lavoro con una contrazione della retribuzione netta per i lavoratori e le lavoratrici sistematica.
Analizzando i diversi settori, i valori più bassi si registrano sempre per l’agricoltura. Mentre, la quota più alta, pari ad oltre la metà del costo del lavoro, si rileva per i dipendenti del comparto attività finanziarie e assicurative. I vari governi hanno annunciato più volte di voler intervenire proprio per ridurre il peso di questo cuneo ma neanche nella legge di bilancio e nella manovra che si attende per rispondere all’Europa rispetto al nostro deficit ci saranno risorse per finanziare la riduzione della pressione fiscale tanto meno sul lavoro in maniera selettiva.
Forse la riduzione dei contributi Inail, un intervento sull’Irap e la diminuzione dei contributi per le nuove assunzioni, che non siano rivolte solo ai giovani ma anche agli over 30, sarebbe la strada da seguire. Va ricordato che la riduzione del cuneo contributivo per tutti i lavoratori dipendenti privati, indipendentemente dal reddito (11,7 milioni nel 2015 quelli a tempo indeterminato), costerebbe circa 2,5 miliardi l’anno per ogni punto di taglio.
Il costo del lavoro in Italia è troppo alto e i risultati in termini occupazionali che sono arrivati con il Jobs act hanno confermato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che è proprio lì che bisogna intervenire. Ma solo una riforma strutturale del sistema pensionistico, sanitario e sociale, porterebbe ad una costo del lavoro meno pesante che rappresenta una palla di granito sia per le imprese che per le risorse umane.
CHE DANNO PER LE LAVORATRICI TOGLIERE I VAUCER!
Alessandra Servidori CHE DANNO PER LE LAVORATRICI TOGLIERE I VAUCER!
http://formiche.net/2017/03/28/voucher-mamme/
L’abolizione immediata delle norme sul lavoro accessorio è un danno i cui effetti si stanno dipanando velocemente, soprattutto per le lavoratrici, per tre motivi fondamentalmente.
Il primo disastro comporta l’abrogazione dei voucher baby sitting che le mamme lavoratrici potevano chiedere in sostituzione del congedo parentale che era stato prorogato al 2018 con la legge di bilancio, quindi l’unico modo per utilizzare ancora l’agevolazione per loro resta il contributo asilo nido sempre di 600 euro e diretto alla struttura convenzionata: le lavoratrici dipendenti ne hanno diritto per sei mesi, le autonome per tre mesi.
È bene però sapere, nella confusione che si è creata e che sicuramente non agevola le mamme lavoratrici che contavano su questo strumento e devono rinunciare alla baby sitter, che l’Inps sta cercando di far fronte a questo problema lasciando aperto l’accesso al sostegno previsto (sono 40 milioni per quest’anno) fino ad esaurimento delle domande per i nidi.
Il secondo danno per le lavoratrici sta nel fatto che i voucher/buoni lavoro eliminati dal 17 marzo scorso – utilizzabili solo quelli già acquistati ma solo fino al 31 dicembre – erano molto utili per i lavori domestici, lavori stagionali, hostess di eventi e i settori che più ne sono penalizzati sono settori ad altissima occupazione femminile e dunque che necessitano di forme flessibili di lavoro.
Il decreto 25/2017 approvato dal consiglio dei Ministri per evitare il referendum della Cgil, lascia un vuoto legislativo gravissimo per i lavori accessori regolamentati peraltro recentemente dagli art 48/49 e 50 del Jobs act, e dunque aumenta la disoccupazione proprio delle categorie più deboli. È giusto ricordare che in media, i lavoratori pagati con voucher hanno guadagnato 600 euro lordi all’anno a testa.
Somme lontane dalle remunerazioni che si ottengono attraverso un lavoro continuativo, e che infatti sono state percepite per due terzi da persone con un’altra fonte di reddito, da lavoro autonomo, dipendente o anche da pensione, in cerca di un’integrazione del reddito che sono in maggior parte le donne. Cancellare i buoni lavoro, completamente o parzialmente, non vuol dire solo danneggiare le imprese, ma togliere a queste persone un’occasione di guadagno. C’è inoltre da considerare il fatto che quelle prestazioni sono comunque presenti nelle imprese.
Dunque, epilogo “paradossale” per alcuni settori, come turismo e ristorazione, nei quali l’occupazione stabile è cresciuta ma anche i voucher erano uno strumento molto apprezzato soprattutto perché consentivano di operare legalmente e con semplicità, soprattutto contrastando il lavoro nero.
Giovani,paura,Europa,futuro.Parliamone con loro
Alessandra Servidori
Tra i banchi di scuola : giovani,paura, Europa,il futuro.Parliamone con loro
Mentre Londra si prepara ad avviare formalmente la Brexit, e i leader europei discutono sul documento che dovrebbe indicare il futuro dell’Unione europea in occasione delle celebrazioni dei 60 anni dei Trattati di Roma che domani hanno il momento più significativo,sempre a Londra torna la paura per l’attacco a Westminster, in un periodo in cui gli occhi sono già puntati su di loro per il prossimo 29 marzo. Crescono intanto le incognite sul futuro dei rapporti tra Londra e Bruxelles nell’anno in cui si tengono elezioni cruciali in Francia e Germania. Dopo la Gran Bretagna, esiste per l’Ue il rischio di altre “exit”? O la Brexit può anche rappresentare un’opportunità per rilanciare l’integrazione europea? A tenere banco è un’ipotesi non nuova, rilanciata al vertice di Versailles del 6 marzo: l’Europa a più velocità. Un’opzione che solleva diverse questioni: rappresenta la constatazione che l’integrazione a 27 non è più possibile? Qual è il suo elemento di novità, visto che l’Eurozona viaggia già oggi a ‘diversa’ velocità? Su quali temi costruire gruppi a velocità diversa e chi ne farà parte? A che velocità potrà andare l’Italia? E, infine, non è questa un’ipotesi prematura visto che a breve si voterà in paesi chiave come la Francia e la Germania?
l’Unione europea si trova ad affrontare per la prima volta il rischio concreto di disintegrazione. I negoziati sulla Brexit, la tenuta della moneta unica, le difficoltà ad adottare politiche efficaci per affrontare sfide come quella migratoria rendono incerto il cammino futuro dell’Unione. A ciò si aggiungono importanti appuntamenti elettorali che, dopo l’Olanda, interesseranno la Francia e la Germania. Come rilanciare il processo d’integrazione? Su quali temi si può costruire un’Europa a più velocità? Come rispondere alla crescita di movimenti e partiti euroscettici e populisti? Per cercare di rispondere a questi e altri quesiti sul futuro dell’Ue dobbiamo in questi giorni e sempre di più nei prossimi giorni parlarne con i nostri giovani che sono il nostro futuro.Non la sciarli soli insomma, tirarli dentro anche per contrastare la loro inquietudine, e renderli concretamente protagonisti di una discussione partita oltre 60 anni fa, di un percorso difficile che oggi si contestualizza in una dimensione tutta nelle loro mani.Dobbiamo non essere distrtti, dobbiamo essere generosi e dedicare alla nostra gioventù il tempo che serve loro per capire il valore della vita, della responsabilità, dell’opportunità.
Vogliamo un’Europa che metta in atto misure concrete e strutturali per risolvere il dramma della la disoccupazione femminile e giovanile e rilanci l’occupazione investendo nella difesa e sicurezza del territorio, nella salute, nell’istruzione/formazione e nella ricerca.Vogliamo un’Europa sociale che contrasti la precarietà del lavoro delle donne,in particolare delle giovani donne e le crescenti povertà, istituendo anche un reddito di base garantito in tutti i paesi membri.Vogliamo un’Europa innovativa che con coraggio ripensi a nuovi programmi di istruzione e di formazione, crei nuovo lavoro, sviluppi l’imprenditorialità delle donne e la leadership.Insieme verso una nuova Europa è la narrazione sull’innovazione, sulla sostenibilità e sulla capacità di rinnovarsi verso un “nuovo inizio”, passo dopo passo, salvaguardando una dimensione locale ma dimostrando una vocazione internazionale. Disegnare una nuova Europa, partendo da una prospettiva meridionale e con una passione tutta locale, con lo sguardo rivolto al Sud,verso il Mediterraneo. Un viaggio lento percorso con la consapevolezza che puntare sulla cultura è centrale per la collettività e che tutte/i saranno chiamati all'appello, in un grande movimento di energia dove ciascuna/o potrà esprimere il meglio di sé, in quanto l'arte, la cultura e l'espressione creativa sono parte essenziale della vita di tutti i giorni delle persone, per costruire una “comunità resiliente europea” di bambini/e, ragazze/ragazzi, donne e uomini, giovani e anziani, indipendentemente da età, genere, provenienza, status sociale e residenza. Costruire insieme un percorso ampio e suggestivo di sviluppo sociale e urbano delle città, in cui si dà valore alle “economie locali” e alle filiere economico/produttive dove “la cultura diventa la dimensione strutturante dello sviluppo”.
Bussola sulla salute Mentale
TutteperItalia pubblica la Bussola sulla salute mentale, predisposta da TuttiperBologna, in collaborazione con la nostra associazione, il Comune di Bologna e il Centro Studi Lavori e Riforme (Ceslar) dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
Di seguito anche la lettera di sostegno all'iniziativa a firma del senatore Maurizio Sacconi-Leggi allegato
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