Donne e elezioni i passi indietro trasversali contro la democrazia rappresentativa.
Alessandra Servidori
Donne e elezioni i passi indietro trasversali contro la democrazia rappresentativa. Non c’è colore diverso : tutti uguali i partiti e tutti uniti a restringere gli eventuali spazi per le donne nelle liste e nelle sedi istituzionali. E non solo.
I penta stellati hanno approvato il 30 gennaio, con la seconda votazione a maggioranza assoluta il nuovo Statuto di Roma Capitale e un ridimensionamento delle percentuali di genere nelle giunte comunali e municipali introdotte nel 2013 . L’ipocrita passo indietro sulla composizione delle Giunte rispetto alle percentuali dei generi, portate dal 50 al 40 per cento, senza che nessuna legge nazionale lo prescrivesse (il 40 % introdotto dalla Legge Delrio è infatti una soglia minima) e soprattutto senza che lo stesso Statuto del 2013 rendesse quel “50 e 50″ vincolante, dato che si poteva derogare con il solo obbligo della motivazione .Anzichè una democrazia sempre più partecipata, basata su un’ampia informazione della cittadinanza e su un dibattito pubblico aperto a tutti, a partire dalle tante realtà della società civile, i 5 stelle finiscono con il confezionare una “democrazia diretta” a misura loro, dei loro punti programmatici, delle loro piattaforme, dei loro attivisti sempre più maschili in maggioranza.
Forza italia in Campania ha lasciato penalizzare la De Girolamo nella posizione della lista promuovendo un tizio molto chiacchierato e pluriindagato per non parlare del recupero calabrese dell’ultrasettantenne Golfo messa in lista in Lazio che si è sempre autopromossa nella Legge sulle quote a scapito della parlamentare Pd Mosca, preoccupandosi di far apparire la Fondazione Bellisario ( anche questo nome molto abusato).Tale candidatura non portera’ certamente acqua alla tanto conclamata politica di rinnovamento ma solo ed esclusivamente opportunismi personali già vissuti e visti.
Il PDR (partito democratico renziano) ha scelto colpevolmente di accollarsi la candidatura del clericalichissimo Casini in Emilia Romagna a scapito di Francesca Puglisi che ha invece dimostrato sempre in tutti questi anni di saper stare sul territorio emiliano e romano con quel rigore che si chiede – e spesso non si ha- di rappresentare anche le problematiche del territorio e delle donne.
IL PARTITO REPUBBLICANO insieme ai Verdiniani Avevano promesso e stabilito che Francesco Comellini ,brava persona, che ha combattuto per il riconoscimento dei diritti civili degli omosessuali e dei caregivers , fosse capolista nel Lazio ,poi nella notte hanno ribaltato il tavolo e lo hanno retrocesso costrigendolo alla ritirata.
E non è finita qui , si potrebbero fare tanti esempi, ma le urne parleranno e allora…..
La democrazia o è di tutti e meritocratica, o non è democratica.
ECONOMIA E LAVORO non stanno bene
Alessandra Servidori
Economia e lavoro italiano : notizie da studiare in attesa di andare alle urne.
La situazione economica italiana non è delle più confortanti, anzi.’Istat rileva un calo della fiducia dei consumatori e delle imprese per il mese di gennaio e sono 5, 3 milioni i lavoratori in attesa di rinnovo contrattuale. In particolare, l'indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce, passando da 116,5 a 115,5 rimanendo in linea con il livello mediamente registrato da settembre 2017, mentre l'indice composito del clima di fiducia delle imprese mostra un calo più marcato (da 108,7 a 105,6) in larga misura determinato dalla flessione nei servizi. La manifattura, invece, mostra una sostanziale tenuta. La contrazione nei servizi è condizionata dal netto ridimensionamento della fiducia nel turismo che segue la forte accelerazione del secondo semestre 2017.La flessione del clima di fiducia dei consumatori è essenzialmente dovuta alla diminuzione della componente economica (da 142,9 a 141,1) e di quella futura (da 121,3 a 120,9); invece, la componente personale e quella corrente aumentano (da 106,9 a 107,6 e da 112,0 a 112,8, rispettivamente).Più in dettaglio, si evidenzia un peggioramento delle aspettative sulla situazione economica del paese nonché un aumento delle aspettative sulla disoccupazione; a livello personale, i giudizi sulla situazione economica della famiglia peggiorano mentre le aspettative sono in lieve recupero.Con riferimento alle imprese, nel mese di gennaio il clima di fiducia cala in misura contenuta nel settore manifatturiero (da 110,3 a 109,9), mentre più marcata è la flessione nei servizi (da 108,7 a 105,7) e nel commercio al dettaglio (da 112,0 a 108,6). Timidi segnali positivi provengono dal settore delle costruzioni dove il clima aumenta da 127,1 a 129,2. Nel comparto manifatturiero si segnala un lieve peggioramento dei giudizi sugli ordini con scorte di magazzino giudicate in accumulo; invece, le attese sulla produzione tornano ad aumentare dopo il calo subìto alla fine del 2017. Nelle costruzioni l'aumento dell'indice è trainato dall'aumento delle aspettative sull'occupazione. La diminuzione dell'indice nei servizi riflette un forte ridimensionamento della fiducia nel turismo mentre migliora la fiducia nei servizi alle imprese e nell'informazione e comunicazione. Nel commercio al dettaglio il peggioramento della fiducia è determinato da un forte aumento del saldo relativo alle scorte di magazzino in presenza di aspettative sulle vendite future in calo; i giudizi sulle vendite correnti rimangono sostanzialmente stabili. Complicata è anche la situazione contrattuale delle forze lavoro: ’Istat, a fine dicembre 2017 sono 35 i contratti in attesa di rinnovo, relativi a circa 5,3 milioni di dipendenti (41,3%). Il dato è resta invariato rispetto al mese precedente. L'attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 71,5 mesi. L'attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 29,5 mesi, in crescita rispetto a un anno prima (27,1).Nel periodo ottobre-dicembre non sono stati recepiti nuovi accordi e nessuno è venuto a scadenza. Complessivamente nel 2017 sono stati recepiti 16 contratti a cui fanno riferimento circa 1,2 milioni di dipendenti.Alla fine di dicembre 2017 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano 7,6 milioni di dipendenti (58,7% del totale) e corrispondono al 55,8% del monte retributivo osservato.L'attesa è in forte aumento rispetto allo stesso mese del 2016 (53,7). Con riferimento al solo settore privato la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 24,1%, invariato rispetto al mese precedente e in diminuzione rispetto a dicembre 2016 (36,1%); i mesi di attesa per i dipendenti con il contratto scaduto sono 41,8, mentre l'attesa media è di 10,1 mesi considerando l'insieme dei dipendenti del settore.A dicembre l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumentato dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,7% nei confronti di dicembre 2016. Nella media del 2017 la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,6% rispetto all'anno precedente. A dicembre le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,8% per i dipendenti del settore privato (0,5% nell'industria e 1,0% nei servizi privati) e una variazione dello 0,5% per quelli della pubblica amministrazione. I settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: forze armate (3,0%) e forze dell'ordine (2,7%). Si registrano variazioni nulle negli altri comparti della pubblica amministrazione e nei settori dei pubblici esercizi e alberghi, dei servizi di informazione e comunicazione, delle telecomunicazioni. Si osserva una diminuzione nel settore dell'acqua e servizi di smaltimento rifiuti (-0,9%).
Italia invisibile a DAVOS
Alessandra Servidori
L’Italia invisibile tra le bianche nevi svizzere www.formiche.net
Mentre il nuovo imperatore dell’America veniva osannato a Davos dalla potente lobby imprenditoriale che, prima di lui aveva ospitato solo Clinton,l’Italia è scomparsa tra le braccia rassicuranti di Berlino e Parigi che se la contendono per rafforzare la loro asse franco/tedesca in Europa.Ma noi, tutto sommato in questo momento di incertezza politica con il trio Mattarella, Padoan e Gentiloni che cercano di tenere la barra dritta,doppiamo essere grati di questa adozione a distanza . Alla faccia del nazionalismo e del protezionismo ,l’integrazione realizzata è un bene prezioso, che ha favorito la crescita della ricchezza oltre, naturalmente, a un periodo di pace sconosciuto nel passato, consapevoli dei problemi aperti ed enormi ma dobbiamo ricordare che vivere in Europa significa avere la consapevolezza che è la comunità più ricca, libera ,sana e longeva del mondo. Dobbiamo ricordare cosa era, la lira,una inflazione a due cifre (anche al 21%!) e pagavamo tassi d’interesse altissimi,svalutavamo, rapinando i risparmiatori, recuperavamo competitività per qualche settimana, sedimentando arretratezze tecnologiche e legislative e intanto una parte dell’Italia diventava più povera,rimediando con la spesa pubblica, così facendo crescere il debito assai più della ricchezza; per fare fronte ai costi del debito facevamo crescere la pressione fiscale, che aumenta gli effetti peggiori della recessione. Abbiamo subito attacchi speculativi contro la nostra moneta, che sono costati salassi agli italiani. Demenziale pensare a diventare sovranisti abolendo l’euro. La Germania si adeguò alle regole dell’euro, visse fino in fondo la nascita della valuta comune, varando riforme coraggiose e anche dolorose,ma in Italia, si pensò fosse il Paese di bengodi: tassi d’interesse bassi e l’idea che si potesse essere più ricchi lavorando meno: le colpe sono italo-italiane. Noi abbiamo avuto governanti che reclamavano elasticità per fare regali agli elettori: soldi pubblici, senza nulla in cambio e raccontando che dando più soldi alla gente e così si riprendono i consumi,ma sono salite solo le tariffe e l’italia è ancora più povera .Abbiamo lavorato contro i nostri interessi, perdendo credibilità: sia chiaro che lo spread è cresciuto assai meno di quel che sarebbe successo, senza la provvida e ottima politica della Banca centrale europea, e non può durare, e Draghi lo ha già deciso. La nostra speranza sono i giovani che devono crescere formandosi delle loro idee e studiando la storia, responsabilizzandosi con la realtà che vivono, formando vere e proprie forze di opinione,forze politiche. E noi più o meno maestri in cattedra dobbiamo sostenerli .
Incidenti sul lavoro: basta deroghe alla pervenzione
INCIDENTI LAVORO-IL DIARIO DEL LAVORO
Aumentano i morti, ma l’adeguamento alle norme di sicurezza va avanti a colpi di proroghe
INCIDENTI LAVORO
Gli incidenti sul lavoro di questi giorni richiamano con vigore l’urgenza di adeguarsi alle norme di prevenzione salute e sicurezza. Ma studiando la legge di Bilancio n. 205 del 27 dicembre approvata per il triennio 2018/2019 troviamo le tante e continue proroghe in materia di sicurezza, che riguardano appunto i temi della tutela della sicurezza, salute e ambiente in ambito lavorativo.
Così si conferma la solita proroga relativa alla prevenzione incendi nelle attività ricettive turistico-alberghiere con oltre 25 posti letto (lettera i comma 1122), dove si precisa che “le attività ricettive turistico-alberghiere con oltre 25 posti letto, esistenti alla data di entrata in vigore del decreto del Ministro dell’interno 9 aprile 1994, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 95 del 26 aprile 1994, ed in possesso dei requisiti per l’ammissione al piano straordinario di adeguamento antincendio, approvato con decreto del Ministro dell’interno 16 marzo 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 76 del 30 marzo 2012, completano l’adeguamento alle disposizioni di prevenzione incendi entro il 30 giugno 2019, previa presentazione, al Comando provinciale dei Vigili del fuoco entro il 1º dicembre 2018 della SCIA parziale, attestante il rispetto di almeno quattro delle seguenti prescrizioni, come disciplinate dalle specifiche regole tecniche: resistenza al fuoco delle strutture; reazione al fuoco dei materiali; compartimentazioni; corridoi; scale; ascensori e montacarichi; impianti idrici antincendio; vie d’uscita ad uso esclusivo, con esclusione dei punti ove è prevista la reazione al fuoco dei materiali; vie d’uscita ad uso promiscuo, con esclusione dei punti ove è prevista la reazione al fuoco dei materiali; locali adibiti a deposito”.
Altre proroghe ricorrenti riguardano poi il SISTRI ( Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti):(commi 1134-1135) contiene un nuovo rinvio al 31 dicembre 2018 e alcune semplificazioni. In merito alla tracciabilità dei rifiuti, con i due commi si arriva a prorogare di un anno, fino al 31 dicembre 2018, il periodo in cui continueranno ad applicarsi gli adempimenti e gli obblighi relativi alla gestione dei rifiuti antecedenti alla disciplina del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti e non si applicano le sanzioni relative al sistema medesimo, nonché il termine finale di efficacia del contratto con l’attuale concessionaria del SISTRI, e a introdurre l’art. 194-bis nel cd. Codice dell’Ambiente (D.Lgs. 152/06) finalizzato all’introduzione di norme volte alla semplificazione del procedimento di tracciabilità dei rifiuti e al recupero dei contributi dovuti in materia di Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti.
E intanto i dati Inail denunciano per il 2017 che sono aumentati gli incidenti e i morti sul lavoro, rispetto al 2016 (+5,2%). Le denunce d’infortunio pervenute all’istituto rispetto al 2016 (+1,3%), per effetto di un aumento infortunistico dell’1,2% registrato per i lavoratori (2.832 casi in più) e dell’1,4% per le lavoratrici (oltre 1.900 in più).E non ci convince il calo delle denunce di malattia professionale pervenute all’Inail del 2017 e protocollate sono poiché l’enfasi con la quale si annuncia il calo delle tecnopatie denunciate e cioè le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, con quelle del sistema nervoso e dell’orecchio, perché continuano a rappresentare le tecnopatie più denunciate (75,8% del complesso dei casi), senza poi tenere conto delle patologie oncologiche ingravescenti invalidanti invece in aumento visto i dati della Commissione preposta alla certificazione Inps.
Il tema della sicurezza deve tornare in capo allo Stato, perché la sua vigilanza sarebbe gestita dal nuovo Ispettorato nazionale del lavoro, ossia da un unico organo pubblico. Invece Stato e Regioni continueranno a rimpallarsi le competenze. Attualmente, al vertice della piramide ci sono le Asl, senza limitazioni di settore. Poi troviamo le Direzioni territoriali del ministero del Lavoro, i cui ispettori sono chiamati a intervenire nei cantieri, sui cassoni e in tutte le attività che comportano rischi elevati, individuati da una commissione consultiva permanente e quando si richiede una competenza specifica si ricorre all'Inail, l'Istituto nazionale di assicurazione contro gli infortuni. Per il settore minerario il competente è il ministero dello Sviluppo economico, mentre per le industrie estrattive di seconda categoria intervengono le Regioni. A controllare infine le norme anti-incendio arrivano i Vigili del Fuoco. Abbiamo bisogno di poche e chiare linee guida che invece sono tantissime : chi ne ha contate ottantasei, alcune contraddittorie tra loro che si moltiplicano anche per gli obblighi cartacei per le aziende, grandi e piccole. Quando si comincerà a investire e mettere ordine per non solo piangere i nostri morti?
Alessandra Servidori
22 Gennaio 2018
La scuola violata
http://formiche.net/2018/01/19/la-scuola-violata/
Alessandra Servidori
La scuola violata
Conosco Valeria Fedeli da 40 anni e so che ce la sta mettendo tutta ma il sistema scolastico e formativo italiano è veramente messo malissimo ed è all’indice delle graduatorie comparate internazionali. Tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali e non per meriti : dalle assistenti che non aiutano un disabile ad andare in bagno, ai professori che molestano le alunne e gli alunni, agli asili nido lagher dove le maestre menano i piccoli ,all’alternanza scuola lavoro che viene definita –ultima nelle graduatorie- -come “ sbilanciata sulle conoscenze teoriche,trascurata sulle applicazioni pratiche,accentua la frattura tra cultura e vita e appiattita sulle logiche di mercato,dominata dalla ricerca del profitto a scapito della formazione umanistica” . Ci ritroviamo così con un abbandono scolastico che sfiora il trenta per cento e la disoccupazione giovanile che arriva al quaranta per cento. Quale sarà l’impegno del nuovo governo dopo il 4 marzo? Ecco di questa nostra scuola che va salvata dal declino nessuno parla, nessuno si impegna. Torniamo con urgenza a riscoprire il valore vero, autentico e reale della didattica, di quella didattica, cioè, che trasmette saperi, conoscenze da tradursi in abilità e non lasciamoci naufragare in quella miniera di progetti che ogni giorno vengono diramati alle scuole. I nostri alunni non sanno più coniugare i verbi, non sanno leggere, non sanno scrivere una frase semplice, non conoscono le regole elementari le la scuola di oggi che fa: continua a fare un mare di progetti che non accrescono affatto le abilità linguistiche e comunicative ma stanno solo affossando la scuola facendole perdere sempre più i suoi connotati di luogo di crescita e di conoscenze. La scuola ha bisogno di rafforzare le conoscenze che stanno diventando sempre più labili ed evanescenti. Alcune scuole sono diventate piccole aziende dove i docenti hanno perduto la loro funzione educativa e formativa soffocati da mille scartoffie e stritolati da un sistema che ha smarrito la sua bussola e soprattutto non verifica il loro merito, costretti a assolvere ai dettami dirigenziali. Cerchiamo di riportare la scuola nel suo originale alveo, torniamo ad insegnare la grammatica italiana, la matematica, le lingue straniere. Cerchiamo di preparare una generazione di alunni preparati che si approprino delle competenze importanti per la vita lavorativa e che sappiano risolvere i problemi reali che, di volta in volta, si presentano e rendiamo la scuola più formativa anche con i nuovi mezzi di informazione che sono veramente potenti. Riflettiamo.
Le morti bianche aumentano in tutta Europa
IL DIARIO DEL LAVORO
Le morti bianche aumentano in tutta Europa
Le morti bianche non si fermano. Anzi nei primi dieci mesi del 2017 è cresciuto il numero di decessi sul posto di lavoro, una delle piaghe italiane che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non scorda mai di ricordare. Tra gennaio e ottobre sono state presentate all'Inail circa 534mila denunce di infortuni (+0,7%), 864 dei quali con esito mortale (+1,6%).Un paese civile e moderno non può accettare oltre 1.000 morti e quasi 700 mila infortuni l’anno. Queste tragedie vanno combattute con maggiore determinazione, puntando sulla prevenzione e il contrasto a chi costringe moltissime attività, pensiamo al caso dei subappalti, a operare in condizioni di poca sicurezza
Secondo dati recenti Eurostat (2016), ogni anno oltre 3 milioni di lavoratori dell'UE-28 sono coinvolti in gravi incidenti sul lavoro, che li costringono a prendere almeno quattro giorni di assenza sul posto di lavoro. L'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) riferisce che il 15% dei lavoratori dell'UE deve maneggiare sostanze pericolose come parte del loro lavoro, e un altro 15% riferisce di respirare fumo, fumi, polvere o polvere durante il lavoro. Il cancro professionale è il più grande assassino al lavoro in Europa e in altre economie ad alto reddito (Classificazione OMS). Oltre ai costi umani immensurabili, questi eventi causano una perdita significativa per l'economia europea nel suo complesso. L'UE-OSHA ha recentemente stimato il costo degli incidenti sul lavoro in 476 miliardi di euro l'anno, il 3,3% del PIL dell'UE.L'UE ha un impegno di lunga data per garantire standard elevati di condizioni di lavoro, realizzare azioni per proteggere la sicurezza e la salute sul lavoro (SSL) attraverso la questione di direttive e linee guida volte ad armonizzare i livelli di protezione dei lavoratori nell'UE, nonché come attraverso il quadro strategico dell'UE in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2014-2020. Il 2017 ha segnato una nuova fase per la revisione. Nei primi giorni di gennaio la Commissione ha lanciato una nuova iniziativa per promuovere la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro e ad aprile del 2017 è stato introdotto il diritto ad ambienti di lavoro salubri e sicuri come parte del decimo principio chiave del pilastro europeo dei diritti sociali, proclamato solennemente dai leader dell'UE il 17 novembre 2017 al vertice sociale per la ricerca e la crescita. L'emergere di nuovi modelli di lavoro e nuove tecnologie ha portato alla ribalta nuove sfide per la SSL, comprese quelle associate al lavoro di piattaforma online. Questi rischi si sommano a pericoli più tradizionali, come quelli relativi alle sostanze chimiche cancerogene utilizzate nell'industria. Con una popolazione attiva sempre più anziana, le politiche relative alla SSL dovranno essere ripensate, anche in termini di guadagni puramente economici che possono portare. La SSL forte aiuta a prevenire lo spreco di risorse e promuovere la produttività, limitando le malattie prevenibili e le assenze per malattia e mantenendo i lavoratori più anziani nel mondo del lavoro, con un netto vantaggio per i sistemi pensionistici e sanitari , ed è stato stimato che il rendimento per ogni euro investito in SSL è notevole per lo sviluppo economico e i sistemi integrati di prevenzione del danno.
12 Gennaio 2018
chi aiuta le donne a mettere al mondo figli e continuare a lavorare?
Alessandra Servidori – 9 gennaio 2018
Chi aiuta le donne a mettere al mondo figli e a poter continuare a lavorare ?
Secondo l’ultimo Rapporto Istat nel 2016 in Italia sono nati 473.438 bambini, oltre 12 mila in meno rispetto al 2015. Nell’arco di 8 anni (dal 2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità e nel 2017 sono calate ulteriormente. Il calo, scrive l’istituto di statistica, è attribuibile principalmente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani. «I nati da questa tipologia di coppia scendono a 373.075 nel 2016 (oltre 107 mila in meno in questo arco temporale) - spiegano gli esperti dell’Istat -. Ciò avviene fondamentalmente per due fattori: le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e mostrano una propensione decrescente ad avere figli».E dati di ieri dell’ispettorato del lavoro nazionale sono 37.738 mila le dimissioni volontarie registrate in Italia per i genitori con figli fino a 3 anni di età.Ed è sempre stato un declino inarrestabile poiché la progressione storica del Rapporto che viene effettuato dal 2008 ,è sconfortante . Quest’anno le donne che si sono licenziate sono state 29.879 e tra le neomamme 5mila e 261 sono passate ad altre aziende mentre le restanti hanno deciso di abbandonare il lavoro e dedicarsi alla cura dei figli. Una scelta dettata dalla mancanza di nidi e dai costi troppo alti per l’iscrizione. I numeri più alti si registrano in Lombardia dove le dimissioni convalidate dalla regione sono 88 di cui 3757 sono dovute al passaggio ad altra azienda, ma tutte le altre (5.093) sono legate a motivi familiari. Seimila e 767 donne si sono licenziate per mancato accoglimento al nido, assenza di parenti disponibili a curare il neonato e elevata incidenza dei costi di assistenza. E altro dato che preoccupa riguarda le donne che guadagnano meno. Sono proprio queste con impieghi meno remunerativi costrette a lasciare il lavoro: tra operaie e impiegate, infatti, si arriva a 28.102 convalide, mentre quelle di dirigenti e quadri sono state solo 680. Non basta il premio alla nascita di 800 euro (bonus mamma domani) che viene corrisposto dall’INPS per la nascita o l’adozione di un minore, a partire dal 1° gennaio 2017, su domanda della futura madre al compimento del settimo mese di gravidanza (inizio dell’ottavo mese di gravidanza) o alla nascita, adozione o affido. L’aria che tira non è delle migliori perché la legge di bilancio nel 2018 ha previsto che ci sarà il Bonus Bebè per le famiglie in difficoltà ma a differenza degli anni scorsi, però, l’assegno di natalità sarà corrisposto per sole 12 mensilità e non fino ai tre anni del bambino. Rilanciare la natalità come investimento perché il differenziale tra il desiderio di maternità e i figli che si possono metter al mondo comporta un riconoscimento fiscale significativo a chi sceglie di “mettere su famiglia”. Per anni ci si è illusi che il contributo alla natalità da parte degli immigrati potesse compensare il calo dei figli per donna delle italiane. Ma anche loro sono scese da 2,65 figli per donna nel 2008 a 1,95 nel 2016 in cui i nuovi nati stranieri si sono fermati a 61mila. Fondamentale è l’aiuto e il sostegno alle madri che lavorano alle quali è necessario garantire di non essere costrette a scegliere tra lavoro e tempo di cura con incentivi veri e propri alle aziende che applicano organizzazioni flessibili. Così come è bene raccontare la crisi demografica sui media, sensibilizzare la popolazione e aiutare i giovani/ figli con politiche che considerano i figli come risorsa. Lavoro e demografia vanno di pari in passo e non bisogna disperdere il capitale umano permettendo a giovani formati di andare anche all’estero a lavorare e stare in Italia valorizzando il loro lavoro, sostenere l’educazione alla famiglia e il ruolo della rappresentanza che questa comunità ha nel presente e nel futuro della società italiana.
Verso le elezioni e tanta nebbia
Alessandra Servidori Verso le elezioni e tanta nebbia
Non c’è stata pausa Natalizia : continuano a raggrupparsi forze diverse, talora antagoniste e incompatibili, pur di puntare a vincere le elezioni,e a prendersi il Paese . E gli elettori? Un Paese afflitto da un debito pubblico mostruoso e malato di spesa pubblica, ha pretendenti primari che si contendono il camice, da destra a sinistra passando per i movimentati, proponendo cure a base di maggiore spesa pubblica e violazione dei parametri di stabilità. Quindi più debito. Hanno confuso il male con la cura. Così gli elettori e le elettrici perdono interesse a essere tali, quindi, non vanno più a scegliere il male minore. La verità è che vota meno della metà degli aventi diritto, in discesa rispetto al passato, ma in quel più del 53% di elettori ed elettrici che non votano c’è una parte che non voterebbe mai, una che ritiene siano tutti uguali e tutti da detestare, ma anche una che tornerebbe alle urne, se solo potesse trovarci qualche cosa di credibile e onesto un esercito di riserva, al momento disorientato e lontano dal sentire quei richiami che anche oggi Gentiloni e Mattarella sia a Roma che a Reggio Emilia ricordando il tricolore hanno cercato di risvegliare negli animi assopiti soprattutto dei giovani italiani che non sono comunque elettorato di opinione. Così assistiamo impotenti al crearsi come un caleidoscopio ad un meccanismo di persone che ritengono indispensabile per non restare fuori, di mettersi insieme nonostante tutto , mentre l’esercito dei disorientati non si mostra, non si fa vedere e per raggiungerlo ci vogliono risorse che non ha chi pensa di poter avere delle soluzioni per risollevare la nostra patria. Quindi conserviamo il diritto (dovere) di dire quel che vediamo e pensiamo, ma restando a guardare . Insomma diciamocelo le alternative esistenti non sono alternative all’esistente. Un esempio per tutti : oggi Minoli intervistando Napoletano ex direttore del Sole 24 ore-ora in amministrazione controllata- ha cercato di far venire fuori la verità sulla questione Banche,ma la risposta dell’ex rimosso è stata sorprendente : ci vorrebbe una autority per tutelare i risparmiatori rovinati. Ma i risparmiatori dovrebbero essere tutelati dalla legge, ivi compresa quella europea sulle risoluzioni bancarie (bail in); prima di distribuire soldi di altri si deve accertare se ci sono responsabilità amministrative e penali, eventualmente punendo i responsabili. Ma a due anni di distanza i procedimenti penali sono ancora aperti sul fallimento delle banche italiane.. E’ appena il caso di ricordare che, in Italia, abbiamo il triplo di crediti deteriorati, quando non direttamente inesigibili, della media europea. Ma se, come sta succedendo,va in scena lo spettacolo dell’impunità, mettendone il costo a carico delle altre banche e del contribuente, chiunque è autorizzato a concludere che l’Italia non intende cambiare e vuole tenersi stretti i propri vizi mortali della bancarotta . Ecco su questo e non solo una forza che si intende candidare a guidare il Paese deve dare delle soluzioni : il 4 marzo è fra pochissimo.
2018 : attenzione alla disabilità
Alessandra Servidori Attenzione alla disabilità
Anche nel 2017 si è registrato un aumento di pratiche relative all’invalidità civile e al riconoscimento dello stato di handicap ,situazione che dimostra la consistenza della rete dei caregivers coinvolti nell’assistenza di queste persone, che sono moltissimi. E’ urgente non occuparsi solo del cosiddetto “fine vita”, ma soprattutto di chi la propria vita la vive fra tante difficoltà legate allo stato di disabilità e alcune-ancora troppo poche -Regioni si dimostrano all’avanguardia con la legge per i caregivers, riconoscendone per prime il ruolo.Ma occorre, tuttavia, pensare alla dignità della vita, non solo a quella della morte. La disabilità compromette fortemente l’esistenza della persona interessata e della famiglia, oltre che della comunità in cui vive. Occorre sostenere maggiormente le famiglie con misure ad hoc relative ai permessi lavorativi, alla fiscalità, all’assistenza domiciliare e ai presidi concreti che sostengono la difficile quotidianità. Sono necessari coordinamenti a livello regionale degli interventi in materia di disabilità, prevedendo percorsi il più possibile personalizzati e completi, al fine di renderli più efficaci ed efficienti, tenendo conto della dignità delle persone e delle loro famiglie, ponendo l’attenzione su tutto il percorso di vita della persona con handicap, dalla nascita alla morte, non solo sulla fine. La legge finanziaria 2017 ha stanziato 60 milioni per dare un primo segnale di attenzione a coloro che assistono i famigliari non autosufficienti ma serve una normativa che consenta un coordinamento di tutti gli interventi sociali preposti che rischiano di essere frantumati sia a livello nazionale che locale con sprechi e perdita della governance sulla persona e su chi l’assiste con il rischio di non assicurare poi a chi ne ha effettiva necessità l’assistenza. Si stima siano 3,3 milioni in Italia i parenti che accudiscono bimbi e adulti con serie patologie congenite e anziani, gravemente ammalati e sempre più numerosi. Secondo l’Istat, gli ultraottantenni rappresentano già il 6,5 per cento della popolazione, il picco è atteso nel 2030 e si contano 19mila ultracentenari: tre volte in più di dieci anni fa. L’aspettativa di vita è di 84,6 anni, per le donne, e di 79,8 anni, per gli uomini. Lo squilibrio maggiore tra generazioni si registra in Liguria: 28 per cento di anziani (record nazionale) contro 11,5 per cento di bambini e teenager. Dunque, intervenire deve essere una priorità strategica. Una delle priorità del prossimo Governo è quella di far approvare il testo unico con quattro articoli già depositato. Il primo indica, appunto, le finalità delle misure, il secondo segnala un modello possibile: le Province autonome di Trento e Bolzano, con propri atti programmatici, in accordo con i Comuni e le aziende sanitarie locali, ai familiari di anziani e disabili assicurano informazioni puntuali, opportunità di formazione, sostegno psicologico e aiuto in situazioni di emergenza, anche attraverso personale qualificato e visite mediche a domicilio, scambio di esperienze e volontariato, consulenze e contributi per adattare gli spazi di casa. L’Emilia riconosce sostegno attraverso specifiche linee guida (approvate a giugno 2017 e riferite alla legge regionale 2/2014). Così la Campania e la Lombardia caldeggiano comuni tutele. Il caregiver ha una aspettativa di vita fino a 17 anni inferiore alla media. Stanchezza fisica, stress emotivo, problemi psicologici, isolamento sociale sono solo alcuni dei fattori di rischio. Non servono corsi per imparare a fare ciò che la maggioranza fa già da 20, 30, 40 anni, gestiti con le poche risorse messe a disposizione a solo vantaggio di Associazioni e Cooperative.Occorre innanzitutto disporre sgravi fiscali come in Francia e introdurre modalità di conciliazione tese a favorire la flessibilità sul lavoro . I caregiver non hanno bisogno di essere “etichettati” ma hanno necessità di una svolta sostanziale nella loro vita, faticosa e silenziosa con altre agevolazioni concrete e giorni di permesso al lavoro.
Legge di bilancio 2018.un welfare troppo leggero
ALESSANDRA SERVIDORI Legge di bilancio 2018: un welfare un po’ troppo leggero
Per non alzare l’iva nel 2018 il prezzo da pagare è salato e la copertura “una tantum” è dovuta all’aumento di ben 11 miliardi di deficit che con il nuovo rinvio va a 85 miliardi la spesa sostenuta nei ultimi anni per non aumentarne il costo che comunque si ripresenterà nel 2019. E chi ne fa le spese è la risorsa per le voci del welfare e cioè lavoro, pensioni, sanità, famiglia. Vediamo le misure introdotte. Per il lavoro , scongiurato il rischio di ridurre lo scontro contributivo del 50% per un massimo di 36 mesi per le assunzioni a tempo determinato di giovani under 30, non è però detto che aumenteranno i contratti a tempo indeterminato anche se vive l’esonero contributivo completo per questa tipologia contrattuale al Sud, ai giovani fino a 35 anni oppure di adulti privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi e un esonero contributivo triennale specifico per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali fino a 40 anni, per stimolare l’imprenditoria nel settore . L’agevolazione si applica fino a un importo massimo di 3mila euro. E’ strutturale (quindi non si applica solo per un periodo limitato di tempo) e viene potenziata per il solo 2018 alle assunzioni di giovani fino al compimento dei 35 anni. Per contemplare anche l’aumento contrattuale del rinnovo degli statali ,le soglie di reddito che danno accesso al bonus di 80 euro al mese sono di 24mila 600 euro per avere il bonus pieno, che poi si riduce fino ad azzerarsi per chi supera i 26mila 600 euro. Sul tema formazione viene introdotto, per il 2018, un credito d’imposta al 40% per la formazione specifica 4.0 dei lavoratori dipendenti, fino a un massimo di 300mila euro a impresa. E’ necessario che la formazione sia prevista da accordi sindacali territoriali o aziendali,.Misure per la stabilizzazione di 18mila insegnanti precari e norme sugli ammortizzatori sociali, fra cui l’assegno di ricollocazione esteso ai lavoratori in cassa integrazione. Diventa più stringente la norma sull’equo compenso dei professionisti inserita nel decreto fiscale (e già in vigore): il compenso deve essere conforme ai criteri ministeriali. Per le imprese sono stati prorogati al 2018 il superammortamento per acquisto beni strumentali nuovi, che però scende al 130% e l’iperammortamento per la digitalizzazione 4.0, che resta invece al 250% e inseriti nuovi software ammissibili (agevolati con la maggiorazione del 40%). Rifinanziate per le agevolazioni le PMI, con la maggiorazione del contributo ministeriale che sale al 30% (l’anno scorso era al 20%). Quindi, il contributo che copre gli interessi si calcola su un tasso pari al 2,75% per gli investimenti ordinari e al 3,5% per gli investimenti digitali. Il 30% delle risorse stanziate è destinato specificamente agli investimenti digitali 4.0.Per le PMI c’è un credito d’imposta al 50% sui costi di consulenza per l’ammissione alla quotazione in Borsa. Slitta al periodo d’imposta 2018 l’IRI (imposta reddito d’impresa) per imprenditori individuali e società in nome collettivo e in accomandita semplice in contabilità ordinaria e diverse misure per l’internazionalizzazione.
Per le pensioni l’APe volontaria è prorogata fino al 2019, anche per recuperare i ritardi attuativi che di fatto ne hanno impedito la prevista partenza nel 2017. Sono individuate 15 tipologie di lavoro gravoso esenti dallo scatto di cinque mesi di aumento età pensionabile (le 11 che già avevano diritto all’APe Social a cui si aggiungono siderurgici, marittimi, pescatori e agricoli), categorie a cui viene anche estesa la possibilità di accedere all’APe Social e alla pensione anticipata precoci. La platea degli aventi diritto a questi due istituti previdenziali si amplia anche ai disoccupati che hanno perso involontariamente il lavoro per scadenza del contratto a termine, precedentemente esclusi. Sono previsti sconti contributivi fino a due anni per le donne con figli (sempre in materia di accesso all’APe social).La Riforma della rendita integrativa RITA, non richiede più gli stessi requisiti di età e contribuzione necessari per avere il diritto all’APe volontaria, ma è utilizzabile da tutti i lavoratori iscritti ai fondi di previdenza complementare che abbiamo almeno 20 anni di contributi versati (alla previdenza primaria), e a cui manchino al massimo cinque anni all’età pensionabile. Infine, il pagamento pensioni resta al primo giorno del mese (abrogata la norma che prevedeva lo slittamento al secondo giorno bancabile del mese dal 2018). Unica eccezione, il mese di gennaio, in cui il versamento avviene il secondo giorno bancabile: l’INPS ha già comunicato che verserà le pensioni il 3 gennaio.
Per la sanità viene confermato In via sperimentale per il triennio 2018-2020, ai fini di un più efficiente utilizzo delle risorse e di una migliore organizzazione del Ssn, il Ministero della salute, di concerto con il Mef, un monitoraggio degli effetti dell’utilizzo dei farmaci innovativi e innovativi oncologici sul costo del percorso terapeutico-assistenziale complessivo. Il monitoraggio, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, sarà effettuato dal Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza su una o più aree terapeutiche e sarà svolto sulla base dei dati di real world evidence e delle informazioni ricavate dai Registri dei farmaci innovativi e innovativi oncologici sottoposti al monitoraggio dell’Agenzia italiana del farmaco. Verrà fatto un monitoraggio anche per incentivare l’efficienza e la trasparenza del sistema di approvvigionamento della pubblica amministrazione, l'emissione, la trasmissione, la conservazione e l'archiviazione dei documenti attestanti l’ordinazione e l’esecuzione degli acquisti di beni e servizi dovrà essere effettuata in forma elettronica. Per razionalizzare l'utilizzo delle risorse per l'attuazione del programma di edilizia sanitaria gli accordi di programma sottoscritti dalle Regioni, decorsi 30 mesi (in precedenza erano 18) dalla sottoscrizione, si intenderanno risolti, limitatamente alla parte relativa agli interventi per i quali la relativa richiesta di ammissione al finanziamento non risulti presentata al Ministero della salute entro tale periodo temporale, con la conseguente revoca dei corrispondenti impegni di spesa.Viene istituito il registro nazionale delle talassemie e delle emoglobinopatie che punta a migliorare la diagnosi, la prevenzione, la cura e la ricerca su questa patologia. Viene istituito un fondo strutturale da 60 milioni l'anno per agevolare l'accesso alle prestazioni sanitarie a specifiche categorie di soggetti vulnerabili. La definizione di soggetti vulnerabili comprenderà le vulnerabilità sociali, legate al reddito, e anche quelle legate a patologie o a soggetti vulnerabili come i minori. Si punta a far sì che le tariffe massime delle strutture che erogano assistenza ospedaliera per acuti, assistenza ospedaliera di riabilitazione e di lungodegenza post acuzie e di assistenza specialistica ambulatoriale, nonché le tariffe delle prestazioni relative all’assistenza protesica costituiscano riferimento per la valutazione di congruità delle risorse a carico del Ssn, quali principi di coordinamento della finanza pubblica.Inoltre l'obiettivo è quello di rimuovere, nel rispetto dell'equilibrio finanziario del sistema, eventuali provvedimenti normativi tesi a limitare il raggiungimento della piena capacità produttiva degli Irccs.Viene attribuito un contributo economico a decorrere dal 2018 per l'attività di ricerca sul genoma del pancreas alla Fondazione italiana onlus per la ricerca sulle malattie del pancreas.Le società operanti nel settore odontoiatrico versano un contributo pari allo 0,5 per cento del fatturato annuo alla gestione «Quota B» del Fondo di previdenza generale dell'Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (Enpam), entro il 30 settembre dell'anno successivo a quello della chiusura dell'esercizio.E infine per garantire una maggiore sicurezza delle trasfusioni a livello nazionale, il Centro nazionale sangue sarà incaricato di verificare e controllare i processi produttivi attinenti le attività trasfusionali .Per le attività al Centro arriveranno un milione e mezzo di euro l'anno a partire dal 2018. E’ definito un contratto a tempo determinato per ricercatori e per le figure professionali di supporto della ricerca della durata di 5 anni rinnovabili per altri 5 una sola volta e successivo possibile passaggio a tempo indeterminato nel servizio sanitario. Nel frattempo sono prorogati i contratti in essere.Per le Regioni virtuose che rispetteranno i lea, si introducono delle agevolazioni contributive.
Per la famiglia . Vengono attivati Servizi di supporto per l’istruzione degli alunni con disabilità o in situazioni di svantaggio. Autorizzata, per il 2018, la spesa di € 75 mln, per l’esercizio delle funzioni relative all'assistenza per l'autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali (art. 13, co. 3, L. 104/1992) e ai servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per i medesimi alunni o per quelli in situazione di svantaggio. Sale a 4mila euro, dagli attuali 2mila 800, il reddito che consente di essere considerati figli a carico,detraibilità al 19% degli abbonamenti ai mezzi pubblici, fino a un massimo di 250 euro, e deducibilità dei rimborsi del datore di lavoro sul tragitto casa-lavoro. Detrazione al 22% per gli studenti fuori sede in un comune ad almeno 100 chilometri km dall’università. Bonus bebè anche nel 2018, ma solo per un anno (non più per i primi tre anni di vita del bambino) .l’assegno varia da 960 a 1920 euro l’anno.Resta a 80 euro al mese, oppure a 160 euro per le famiglie più disagiate. Ma nulla viene stanziato per le famiglie delle vittime del dovere come le forze dell’ordine cadute in servizio come invece sono benefici riconosciuti alle vittime del terrorismo .Si sperava che rientrassero nella manovra di bilancio una semplificazione e contemporaneo stanziamento di ulteriori risorse per il Fondo per la conciliazione e la flessibilità legato alla contrattazione di prossimità e l’ accesso ai vaucer baby sitter e anziani per sostenere le madri lavoratrici che, dati istat di fine anno, diminuiscono sempre di più per essere costrette a scegliere tra lavoro di cura e permanenza nel mercato del lavoro.
IL NATALE DI FRANCESCO
Alessandra Servidori
Gli auguri di Natale di Francesco : vibranti e severi
La settimana che precede il Natale è ricca di parole e richiami del Santo Padre per offrirci riflessioni significative e vigorose . “Gesù al centro del Natale” nell’omelia domenicale ha riconsegnato al valore religioso, storico, la tradizione cristiana della natività del Salvatore scardinando con garbo,ma con saggia fermezza, la deriva consumistica che ha prevalso negli anni. E oggi incontrando i rappresentanti della Curia romana ha pronunciato parole impegnative che segnano indiscutibilmente la via che Francesco ha tracciato per riformare la Chiesa di Pietro. Se la Curia si chiude in sé stessa non solo tradisce l’obiettivo della sua esistenza, si condanna all’autodistruzione. Francesco chiede, come peraltro ha sempre fatto per quattro anni in occasione degli auguri natalizi, che si superino le logiche dei complotti e delle cerchie autoreferenziali che oscurano la natura della Curia «progettata ad extra, in quanto legata all’universalità del Ministero petrino, al servizio della Parola e dell’annuncio della Buona Novella».E punta il dito sui «traditori di fiducia» o gli «approfittatori della maternità della Chiesa» , cioè quelle «persone selezionate» per dare un maggior vigore al corpo e alla riforma, ma che invece «si lasciano corrompere dall’ambizione o dalla vanagloria».Ritorna Papa Francesco con insistente decisione su alcune “malattie” della Curia, e su una sorta di catalogo delle virtù necessarie a chi vi presta servizio : nella Curia il semper reformanda deve trasformarsi in una personale e strutturale conversione permanente, sul “sensus curiae”, sulla realtà della Curia ad extra, ossia il rapporto della Curia con il mondo esterno, con le Nazioni, con le chiese particolari, con le Chiese Orientali, con il dialogo ecumenico, con l’ebraismo, con l’Islam e le altre Confessioni.Il Papa sofferma l’attenzione, sottolineando che le sue riflessioni si basano certamente sui principi basilari e canonici della Curia, sulla stessa storia della Curia, ma anche sulla «visione personale che ho cercato di condividere con voi nei discorsi degli ultimi anni, nel contesto dell’attuale Riforma in corso».E il Santo padre spiega che l’universalità del servizio della Curia proviene e scaturisce dalla cattolicità del Ministero petrino ed è pensando a questa finalità ministeriale, petrina e curiale, ossia di servizio, ha fatto ricorso all’espressione di un “primato diaconale”, secondo l’immagine di San Gregorio Magno del Servus servorum Dei, espressione della ferma volontà di imitare Cristo, il quale assunse la forma di servo. Per l’operato della Curia ad extra, Francesco parla quindi degli aspetti legati al «primato diaconale», dei «sensi costituzionali» e delle «fedeli antenne emittenti e riceventi» che la Curia proiettata nella missione operando in maniera conforme alla sua natura e alla sua finalità in comunione con il Papa deve avere. «I sensi ci aiutano a cogliere il reale e ugualmente a collocarci nel reale» e afferma il Papa: «Questo è molto importante per superare quella squilibrata e degenere logica dei complotti o delle piccole cerchie che in realtà rappresentano - nonostante tutte le loro giustificazioni e buone intenzioni - un cancro che porta all’autoreferenzialità, che si infiltra anche negli organismi ecclesiastici in quanto tali, e in particolare nelle persone che vi operano». Accanto a queste persone – afferma ancora Francesco - ve ne sono poi altre che ancora vi operano, a cui si dà tutto il tempo per riprendere la giusta via, nella speranza che trovino nella pazienza della Chiesa un’opportunità per convertirsi e non per approfittarsene. Questo certamente senza dimenticare la stragrande parte di persone fedeli che vi lavorano con lodevole impegno, fedeltà, competenza, dedizione e anche tanta santità». La Curia deve funzionare come un’antenna e deve cogliere le istanze, le domande, le richieste, le grida, le gioie e le lacrime delle Chiese e del mondo in modo da trasmetterle al Vescovo di Roma. Così per gli ambiti di lavoro poichè l’unico interesse della Diplomazia Vaticana è quello di essere libera da qualsiasi interesse mondano o materiale. La Santa Sede è presente sulla scena mondiale per collaborare con tutte le persone e le Nazioni di buona volontà e per ribadire sempre l’importanza di custodire la «nostra casa comune» da ogni egoismo distruttivo; per affermare che le guerre portano solo morte e distruzione; per attingere dal passato i necessari insegnamenti che ci aiutano a vivere meglio il presente, a costruire solidamente il futuro e a salvaguardarlo per le nuove generazioni». Per il rapporto che lega la Curia romana alle diocesi il Papa ricorda che è basato «sulla collaborazione, sulla fiducia e mai sulla superiorità o sull’avversità». Si sofferma poi sui rapporti con le Chiese Orientali e insiste sul dialogo ecumenico che «è un cammino irreversibile e non in retromarcia».
Lettera aperta a Elena Boschi
Alessandra Servidori - Lettera aperta a Elena Boschi
L’evidenza è un fatto la calunnia anche. In questi giorni mi sono augurata che Boschi si dimettesse ,ma ora ormai sono convinta che l’accanimento superbo con il quale pensa di poter convincere le e gli italiani di rappresentare con dignità il Governo di fronte all’evidenza della sua colpevole ingombranza familistica nelle trame bancarie , danneggia ulteriormente il nostro paese. E se qualcuno non la convince a farlo sarà ancora irrimediabilmente un disastro. Ricordo con malinconia bruciante la vicenda della Ministra Guidi che si sottopose ad umiliazioni indescrivibile e lasciò l’incarico per una accusa che si rivelò poi infondata; e anche prima di lei la ghigliottina che tranciò di netto l’esperienza ministeriale di Nunzia De Girolamo sempre per feroci bugie collegate a frasi rubate da conversazioni private. Qui il conflitto di interessi di Boschi è lucidamente grave e gli elettori comunque vogliono sapere la verità su tutta la vicenda delle banche italiane e sanno molto bene - rassegnati ma anche molto arrabbiati- che la commissione Casini, uomo di lungo e navigato compromesso politico, non potrà svelare tutti gli atti e i comportamenti illegittimi, scandali finanziari che in maniera disinvolta e cinica sono stati compiuti sulla pelle dei nostri risparmi. Sono ben consapevole, avendo per decenni affiancato personalità di potere al governo come servitrice dello Stato che il potere può dare alla testa perché sono stata testimone di esuberanze che sfioravano il ridicolo, di presunzione di improvvisa onnipotenza ( nonostante l'ignoranza della materia affidata come dicastero )causa poi di sbagli nel gestire la cosa pubblica imperdonabili. Ma ora l’ipocrisia della vicenda del conflitto condita da comparsate televisive sfrontate , da ripetuti abusi di toni volgari su chi non condivideva una riforma della Cattedrale Costituzionale per nostra fortuna sfuggita allo scempio, rende ridicola la negazione di una verità evidenziata da condizioni oggettive nell’ambito delle istituzioni.L’occupazione dello scranno per bulimia di potere è francamente molesta , fastidiosa e oltre al declino inarrestabile del suo prepotente compagno di ventura , ci consegna un compagine di governo più che mai logora ,persino ostaggio di una frase che non è sfuggita a chi segue con attenzione anche la questione femminile : quella sua motivazione a proposito di una richiesta di Vegas di incontralo a casa sua declinata per “inusualità” che proprio è suonata come minacciosa in tempi in cui la molestia è di grande effetto e la calunnia è un’arma potentissima. Si dimetta Sottosegretaria Boschi e per il bene suo e non solo,torni a studiare il diritto di questa nostra -che fu e ha la possibilità di tornare ad essere- gloriosa Repubblica.
IL LAVORO CHE NON C'E' e LA POVERTA' CHE AVANZA
OCCUPAZIONE :IL DIARIO DEL LAVORO -14 DICEMBRE 2017
Il lavoro che non c’è e la povertà che avanza
E’ tempo di rapporti di fine anno ma i numeri non tornano. Il resoconto Istat, Inail, Inps e Anpal, finalmente “apparentemente” allineati sotto l’ombrello del Ministero del lavoro, dopo rapporti separati trimestrali molto confusi e spesso discordanti sui dati del lavoro italiano, racconta che “ il numero degli occupati è tornato a crescere”. Ma leggendo le tabelle “scopriamo” che sono diminuite le ore di lavoro e sono aumentati i lavorini con contratti di collaborazione occasionale, svolti da oltre 4 milioni di persone, con l’evidente fallimento dell’eliminazione dei vecchi voucher, abrogati e sostituiti con nuovi voucher ben poco appetibili. Non siamo sirene cattive, stiamo con i piedi per terra, anche supportati dalle considerazioni lucide del Cnel raccolte nel consueto notiziario sul mercato del lavoro che ci restituisce analisi molto concrete.
Vero è che persiste una minore occupazione rispetto alla media europea, una disoccupazione elevata ed elevatissima in alcune fasce demografiche, una ingente percentuale di soggetti inattivi, un marcato invecchiamento progressivo medio della popolazione attiva -l’età media del lavoratore italiano si attesta sui 44 anni- un persistente dualismo generazionale, territoriale e di genere, una elevata quota di occupati nell’industria manifatturiera, con una conseguente polarizzazione dell’occupazione attorno ad attività a bassa specializzazione. Dunque il Rapporto del nuovo sistema ministeriale non evidenzia per nulla alcune criticità che rischiano di rallentare il percorso di crescita del già lento nostro Paese, soprattutto nel contesto Ocse, in una fase di profonda trasformazione dei processi produttivi in cui l’Italia è ovviamente coinvolta.
Vi è una scarsa offerta di competenze accompagnata da una bassa domanda da parte delle imprese che si riflette anche nella carenza degli investimenti in termini di miglioramento dei processi produttivi. Il rapporto in ultima analisi ammette : le proiezioni per il futuro non sono incoraggianti, nei prossimi vent’anni è possibile anzi altamente probabile che l’Italia perderà sei milioni di persone in età lavorativa. Noi vorremmo capire quanto intende applicare il nostro Ministero del lavoro in un futuro molto prossimo dell’impegno assunto a fine settembre 2017 nel summit dei ministri del lavoro del G7, nel quale anche il nostro si è impegnato ad incentivare le competenze per i lavori per affrontare la trasformazione dell’industria 4.0,promuovere l’occupabilità, gli investimenti in istruzione e formazione per produrre benefici condivisi.
Ma è proprio sull’aumento delle disuguaglianze e della povertà, denunciate persino da Istat, che i conti non tornano. I dati sono proprio sconfortanti. Secondo Eurostat l'Italia è il Paese che conta, in valori assoluti, più poveri in Europa. È quanto emerge dalle analisi dall'Ufficio Statistico dell'Unione Europea sul tasso di privazione sociale. Nel 2016 i poveri erano quasi 10,5 milioni. La classifica è stata redatta basandosi su una serie di indicatori che valutano le possibilità economiche e di situazione sociale delle persone. Anche secondo dati resi noti dall'Istat sulle condizioni di vita degli italiani, nel 2016 si registra il record storico sia per le persone a rischio di povertà (20,6%) sia per quelle a rischio di povertà o esclusione sociale (30%).La stima delle famiglie a rischio povertà o esclusione sociale per il 2017 è infatti del 30% e qui ad essere registrato è un peggioramento rispetto all’anno precedente quando la percentuale era del 28,7. Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la povertà è un fenomeno complesso che dipende da vari fattori, in quanto non deriva solo dalla mancanza di reddito ma anche dalle scarse probabilità di partecipare alla vita economica e sociale del Paese. Secondo quanto riportato dall’Istat, il rischio di cadere nella condizione di povertà riguarda sia gli individui considerati singolarmente (e si passa dal 19,9% al 20,6%), sia coloro che vivono in famiglie con pochi mezzi (e qui si passa dall’11,5% al 12,1%), sia infine persone che vivono in nuclei a bassa intensità lavorativa. Le aree più esposte al fenomeno sono quelle meridionali, ma anche il Centro del Paese non se la passa bene infatti un quarto dei residenti è a rischio povertà.
Alessandra Servidori
Bambine e bambine disabili : lettera aperta a Valeria Fedeli
Alessandra Servidori
Dalla parte dei bambini disabili,delle loro famiglie e dei loro insegnanti.
Lettera aperta a Valeria Fedeli.
Ci siamo illusi che l’ attuazione della legge sulla cd buona scuola , ci avesse aperto quella porta che attendavamo almeno in uno spiraglio vero il 2020. L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità (Decreto n.378) è ancora purtroppo non attuato e ovviamente poiché il decreto sulla revisione del Testo unico sulla scuola, per il quale è previsto un disegno di legge delega specifico e successivo,langue anche la situazione dei bambini disabili ne sente le conseguenze . La prima perplessità riguarda la necessità di avanzare una moratoria perché su formazione,reclutamento, stato giuridico del personale di sostegno siamo ancora l’unico paese in cui NON si riqualificano i bidelli ma si chiede solo l’aumento numerico. E poi per gli studenti diversamente abili, cioè quelli che più degli altri hanno bisogno e diritto di aiuto,non viene definito lo stato giuridico degli insegnanti di sostegno e la scuola dell’infanzia e primaria rimane divisa dalla secondaria. La formazione di questi insegnanti rimane differente da una parte la scuola dell’infanzia e primaria dall’altra la secondaria ,rimane una professione di passaggio verso le cattedre normali, la proposta di “ferma” per 10 anni sarà spazzata via da accordi sindacali,non è garantita la continuità, che viene proposta in termini di “si può” e non di “si deve”,gli “organismi territoriali per il supporto all’inclusione”, rimangono organismi legati alla scuola, non al percorso di vita del ragazzo con disabilità. Bisogna invece rinnovare il modello dell’insegnante di sostegno riorganizzando il loro ruolo ridefinendo un nuovo tipo di professione specialistica di supporto all’inclusione dei bambini e dei giovani con disabilità. E’ indispensabile definire uno stato giuridico e contrattuale specifico e unico per tutti gli insegnanti di sostegno, che ne determini compiutamente il profilo. In questa ottica ritengo che l’orario con gli alunni debba essere uguale in ogni ordine e grado di scuola, e in particolare ammontare a 25 ore settimanali (prendendo a riferimento l’orario degli insegnanti del grado scolastico dove funziona meglio:la scuola dell’infanzia), a cui vanno aggiunte le 80 ore annuali, oppure, e sarebbe meglio, un orario onnicomprensivo di 30 ore settimanali. L’insegnante di sostegno deve garantire stabilità nella scuola e nella rete e non vivere il proprio ruolo come un transito verso la cattedra “ normale”, parimenti gli va garantita stabilità di sede anche se non ancora di ruolo, anche perché alle persone disabili serve una insegnante di riferimento il più possibile certa con la quale stabilisce un rapporto anche di fiducia e di affetto. Deve dunque essere un professionista nel campo della disabilità, per grandi aree socio-sanitarie, con formazione universitaria, di cui bisogna costituire il percorso curricolare. Un percorso che comunque non deve coincidere né con quello degli insegnanti della scuola primaria né con quello degli insegnanti disciplinaristi della secondaria. Ma è un professionista per tutti gli ordini e gradi di scuola, senza distinzione, e non è comunque relegato al solo ambito scolastico. La specializzazione universitaria deve consentirgli di operare per così dire “a mercato aperto” (dipartimenti socio-sanitari, associazionismo, collegamenti con gli ambiti lavorativi, case di cura, ecc). Deve avere un proprio profilo professionale, uno specifico codice di comportamento, un contratto professionale con orario professionale pieno. E nessuna previsione di passaggio alla carriera docente, perché non è un docente e non ha svolto carriera accademica per fare l’insegnante. Il suo compito si svolge nella scuola a sostegno degli insegnanti, ma anche fuori di essa a sostegno delle famiglie. E fondamentale saranno gli organismi territoriali per il supporto all’inclusione, gestiti dagli Enti Locali, sono assolutamente necessari, ma non devono essere esclusivamente rivolti alla scuola, come appare dal decreto. D’intesa con la Conferenza Stato regioni occorre prevedere: un servizio integrato per l’inclusione dei disabili (integrato nel senso che metta in collegamento la rete di scuole, il servizio socio sanitario, il servizio socio-assistenziale degli enti locali, le associazioni delle famiglie e il volontariato di sostegno per l’animazione e il tempo libero), che abbia responsabilità anche gestionali e di direzione, responsabilità per i rapporti con gli specialisti, con le famiglie, con la ricerca e l’università, per la programmazione delle formazione continua, ecc; un servizio con funzione anche di sportello unico per i genitori, in modo da costituire un punto di riferimento per le famiglie per il disbrigo delle pratiche burocratiche, per le certificazioni, per i permessi, per le relazioni con enti e altri servizi e per l’aiuto alla collocazione nel mondo del lavoro.